Il Bel Paese delle stragi culturali
Hanno cominciato a chiudere prima nei piccoli paesi di provincia (e questo ci può anche stare, in un momento storico economico come quello che stiamo vivendo), ma quando leggiamo che anche nei grandi centri come Milano, crocevia della cultura da sempre, iniziano a chiudere librerie indipendenti storiche, luoghi di cultura di grande spessore, allora dobbiamo pensare che la situazione sia davvero grave e pericolosa.
La Regione Lombardia ha stanziato un milione di euro per le librerie indipendenti, quindi apparentemente non si spiegherebbe quello che sta accadendo.
Librerie indipendenti ove sono stati presentati scrittori quali Dacia Maraini, Romana Petri, Michela Murgia e oltre 150 autori emergenti, si vedono costretti ad abbassare la saracinesca definitivamente. Una fra queste la libreria Eleutera di Turi, Bari , la cui titolare ha inviato, come ultimo atto estremo, una lettera al Presidente della Repubblica, per chiedere un aiuto in un momento critico della sua attività-passione. Perché è con passione che la titolare, Alina Laruccia, ha sempre portato avanti la sua attività di libraia. Tutto inutile.
E pensare che nelle librerie indipendenti non si trovano quei libri, già best seller, dei vari scrittori che si prestano a questa sorta di corruzione che dilaga nell’editoria, autori docili, ai quali fa un po’ difetto la necessaria “dignità” e libertà, che contribuiscono a creare quella credenza che molti lettori hanno (o forse sarebbe meglio scrivere “rari”, visto che in Italia molti scrivono e pochi leggono), che se comprano un libro da Feltrinelli o Mondadori avranno la sicurezza di ritrovarsi tra le mani un prodotto di qualità.
Ma è nelle librerie indipendenti che si possono scoprire dei “gioielli”, bravi autori pressoché sconosciuti alle grandi case editrici, scrittori che difficilmente approderanno ai primi posti nei vari concorsi e premi indetti dalle stesse e dove sempre più spesso circolano voci che si conoscerebbe già in anticipo chi vincerà.
Studi che si propagano negli ambienti editoriali prevedono la sparizione di metà delle librerie indipendenti entro due anni, strangolate dal colossale conflitto di interessi che le vede invogliate a rifornirsi da distributori di quegli stessi grandi gruppi editoriali che hanno invece interesse a favorire le proprie catene.
Questa non la si può definire libera concorrenza, ma sarebbe meglio etichettarla come abuso di posizione dominante, quella dei grandi gruppi che controllano tutta la filiera del mercato.
Certo è che in questo scenario aprire una libreria significa andare controcorrente, perché la libreria non è solo un negozio che vende libri. È molto di più. È una locanda accogliente, dove entrare per trovare conforto e protezione, luogo di incontri e di scambi, in una società dove, proprio perché le comunicazioni interpersonali sono diventate ultravelocissime, le parole hanno perso la loro forza e sono scese nella banalità più assoluta. Non assecondiamo chi sollecita la chiusura delle librerie indipendenti, non soffochiamo quella cultura che può aiutarci a conservare la libertà di pensiero.
Caterina Silvia Fiore
Complimenti Caterina Silvia Fiore.
Da lettore assiduo posso dire che frequento spesso sia le librerie indipendenti, sia le catene Feltrinelli, Mondadori, ecc ed ho trovato letture sorprendentemente interessanti sugli scaffali di alcune librerie indipendenti.
Grazie a Caterina Silvia Fiore per questa sua inchiesta sul mondo delle librerie indipendenti, è fondamentale che se ne continui a parlare, e se ne parli con serietà e passione come lei ha fatto.