Da gennaio 2017 tutti i cellulari avranno un tasto anti-violenza da usare in caso di pericolo
Come da manuale dei processi evolutivi, ciascun essere vivente si evolve e si adatta con il tempo all’ambiente che lo circonda, reagisce agli stimoli esterni maturando corazze e meccanismi difensivi per sopravvivere.
Lo smartphone, prolungamento della nostra mano, appendice del nostro braccio (McLuhan docet), ha plasmato il nostro modo di vivere, ha cambiato le forme della nostra comunicazione e con esse i contenuti e le abitudini. Al contempo (come è capitato con Twitter) gli usi degli utenti sono in grado di creare consuetudini, modalità inedite di fruizione e funzioni per i new media. Ecco che i telefoni, ormai esseri viventi a tutti gli effetti, tenuti in vita da chi li usa, assorbono e rispondono alle esigenze dei luoghi nei quali vengono usati.
Il caso dell’India è un esempio lampante. La piaga degli stupri nel Paese ha indotto il governo ad imporre a tutti i fabbricanti di telefonini di installare un tasto anti-stupro su tutti i modelli in vendita dal primo gennaio 2017, dal 2018 sarà obbligatoria, oltre che gratuita, l’attivazione dei sistemi Gps su tutti i cellulari.
Sui telefoni tradizionali bisognerà premere il tasto 5 e 9 per lanciare l’allarme mentre gli smartphone dovranno avere un panic-button apposito o essere dotati di un sistema per chiedere aiuto. La vera novità è il Gps, che permetterà la localizzazione delle donne aggredite.
Il ministro delle Telecomunicazioni Ravi Shankar Prasad, ha giustamente sottolineato che se “la tecnologia deve essere usata per migliorare la qualità della vita”, la “sicurezza delle donne”, visto il problema indiano in materia, è una emergenza.
L’India, infatti, non è solo il Paese dei grandi numeri in tema di stupri (uno ogni 22 minuti), ma vanta il primato di diffusione degli smartphone con circa un miliardo di utilizzatori. Quella del tasto anti-violenza, dunque, potrebbe essere una idea vantaggiosa, anche se certamente serve ben altro per cambiare lo status quo.
Il caso della studentessa di Delhi, vittima nel 2012, di un atroce stupro di gruppo su un autobus e morta dopo due settimane, aveva mosso gli animi della popolazione locale che sull’onda dello sdegno ha dato il via a numerose proteste.
La speranza è che il tasto anti-stupro non sia solo un pulsante con tanto di localizzazione utile a farsi soccorrere più in fretta, solo dopo aver vissuto l’inferno.
Sarah Scorpati
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