Aboliamo i semafori… e la privacy!
A volte mi sembra che Orwell, autore del libro “1984” dove immaginava una società senza libertà controllata dal “Grande Fratello”, fosse in realtà uno scrittore praticamente privo di fantasia, se pensiamo al possibile prossimo futuro a cui andiamo incontro. E tutto grazie al progresso tecnologico. Io vivo di tecnologia… lunga vita al progresso tecnologico! Ma ogni tanto escono delle notizie che mi fanno riflettere.
Ebbene, gli ultimi studi di alcuni ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology), teorizzano città senza semafori, dove le automobili circolano grazie al coordinamento del computer di bordo con i computer dell’infrastruttura stradale. È senza dubbio un’idea geniale: niente code, velocità controllata, incroci attraversati al momento giusto senza bisogno di soste inutili, risparmio di carburante.
Niente di particolarmente complesso per la tecnologia odierna: GPS su ogni veicolo, Google car senza conducente, software che ottimizzano percorsi e velocità grazie a opportuni algoritmi matematici.
Tutto bene, tranne che i nostri movimenti saranno in ogni momento tracciati e registrati da qualche computer centrale che effettua il coordinamento cittadino, regionale o nazionale. Non che ora non siamo controllati, il cellulare lo abbiamo sempre in tasca e comunica continuamente la nostra posizione alle centrali di telefonia mobile. Ma questa gestione del traffico sarebbe un passo avanti di non poco conto verso il controllo totale: non solo la nostra posizione sarà conosciuta, ma un computer centrale potrà decidere se farci andare più lentamente, più velocemente, se farci cambiare corsia, se farci fare un percorso alternativo, se farci accostare per far passare avanti altri o per farci fermare a un posto di blocco.
Nessuno accusa Enrico Fermi, creatore del primo reattore nucleare, di aver sterminato centinaia di migliaia di Giapponesi. Ma la bomba progettata da Oppenheimer e compagni divenne un’arma di sterminio di massa e un mezzo per “tener a bada” il mondo grazie al terrore nei successivi 70 anni. Così ora non dobbiamo condannare gli ottimi ricercatori del MIT, sicuramente spinti da buone intenzioni nei confronti della società e dell’ambiente. In un mondo ideale sarei il primo a sostenere tutto questo. Ma dato che questo mondo è lontano dall’essere ideale, dobbiamo anche pensare a cosa potrebbe diventare un simile sistema di controllo in mano ad un governo autoritario.
Insomma, Orwell immaginava un mondo di oppressione dominato dal Grande Fratello, dove il controllo fosse esplicito e tenesse a freno qualsiasi possibilità di ribellione. La genialità dei Grandi Fratelli di oggi è quella di aver creato dei modelli di controllo che invece di essere temuti, sono desiderati dalla popolazione: l’individuo viene dotato di strumenti talmente utili e attraenti che il timore del controllo sociale e dell’assenza di privacy passa del tutto in secondo piano. Controllati e contenti! Un tale suddito, paradossalmente, si ribellerebbe se la tecnologia cessasse di controllarlo, e non se minacciasse di farlo ancora di più a fronte di nuovi vantaggi e comodità.
Il futuro a cui andiamo incontro potrebbe essere diverso da quello temuto da Orwell: nessuna oppressione esplicita, ma un subdolo e strisciante metodo per tenere al guinzaglio sudditi felici di esserlo.
Viva il progresso, ma teniamo gli occhi ben aperti!
Giovanni Trambusti