Nuovo giornalismo. Questione di superpoteri
Essere giornalisti nel 2016 non significa solo possedere le competenze e le capacità tradizionali del buon cronista. Quelle, certo, sono essenziali, indiscutibili, imprescindibili. Non parleremmo di giornalista senza cura delle fonti, contatti, abilità investigative, precisione, scrupolosità nella verifica e fiuto per la notizia.
Tutto ciò, però, rischia di essere sprecato, di non avere la possibilità di arrivare al lettore o allo spettatore. Insomma, di non assolvere a quella funzione di servizio e utilità che si concretizza, non nel momento in cui si scrive un pezzo o si produce un contenuto, ma solo quando questo viene letto o visto dallo spettatore.
È solo quando l’articolo arriva al lettore che esso esiste davvero. The content is the King, direbbe qualcuno. Certo, ma è il mezzo che ne permette la diffusione. Allora the Medium is the Queen.
Una ricerca del Tow Center for Entrepreneurial Journalism della City University di New York, ha stilato una lista di skills che il giornalista del futuro, o meglio del presente, dovrebbe avere.
Il tutto spiegato nella formula dei Superpoteri. Ovvero:
Competenze fondamentali + competenze trasformazionali = superpoteri
In pratica, competenze giornalistiche tradizionali insieme a quelle basilarmente richieste per il giornalismo digitale, alle quali si sommano nuove moderne abilità dettate dalla trasformazione in corso:
–Il Coding: la capacità di scrivere programmi ed app;
–L’Audience development/user data and metrics: saper ampliare/analizzare e misurare il pubblico di riferimento;
–Visual storytelling: utilizzare strumenti di narrazione visiva come video ed immagini;
–Digital design: strutturazione e adattamento della storia/articolo sul media digitale;
–Social media distribution: la capacità di comunicare attraverso i social media, diventando dei veri e propri distributori di prodotto.
Lo studio ha osservato, nello specifico, le competenze che le aziende statunitensi richiedono ai candidati giornalisti che vorrebbero essere assunti.
Esso non è basato su criteri di metodo statistico-scientifici, ma offre comunque uno spunto di riflessione importante.
39 giornalisti, di 31 testate, sono stati sottoposti ad un questionario online con domande aperte e a risposta multipla, dopo di ciò, sono state fatte 24 interviste telefoniche e/o via email ed i risultati successivamente comparati con le competenze richieste in un centinaio di annunci di lavoro per giornalisti.
Le cinque skills appena lette, occupano solo la testa della classifica dei Superpoteri. Seguono in ordine sparso: mentalità di creare e supervisionare progetti editoriali, data reporting, storytelling cross-mediale, produzione ed editing audio/video/foto, grafica e animazione.
Qualcuno spalancherà le braccia, quasi a dire: solo? Si, solo questo. Poco di più di quello che un nativo digitale sa già fare, senza che nessuno glielo abbia mai spiegato.
“Riusciamo a trovare persone con la scrittura solida e capacità di reporting tradizionali, e altre in grado di utilizzare Twitter e i social – ha detto Mandy Jenkins, editor di notizie per i social media e il servizio di verifica Storyful – ma la combinazione di tali competenze, il pensiero critico e la ricerca investigativa sui social, è molto più difficile da trovare”.
Il profilo professionale del giornalista si arricchisce e questo è un bene. Sopravvive chi reagisce meglio al cambiamento e il giornalismo di qualità ha il dovere di sopravvivere, deve rimanere fedele e uguale a se stesso in termini di approccio e onestà, ma deve cambiare nei modi e nelle forme.
Per fortuna lo sta già facendo, anche se il passo, da queste parti, è un po’ lento.
Sarah Scorpati
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