Alda Merini e quel vestito
Più il tempo passa e più Alda Merini viene recepita, da tutte le generazioni, come un fenomeno umano e culturale che affascina e appartiene a tutti.
Gli studi attorno alla sua poesia, una poesia frutto di una vita di sofferenze, il continuo entrare e uscire dai manicomi per quattordici anni, 48 elettroshok, il rapporto sofferto con le figlie, sono un fenomeno in crescita continua.
Eppure le sue sofferenze non sono riuscite a cancellare, in Alda Merini, quella gioia genuina tipica dei bimbi, in contrapposizione alla sua voglia di sentirsi donna e quindi competitiva, vedi foto della poetessa a seno nudo, una foto da lei fortemente desiderata proprio per confermare, più che altro a se stessa, la sua femminilità
(Quelle come me quando amano, amano per sempre…
e quando smettono d’amare è solo perché
piccoli frammenti di essere giacciono
inermi nelle mani della vita…
Quelle come me inseguono un sogno…
quello di essere amate per ciò che sono
e non per ciò che si vorrebbe fossero)
Appena dopo la notizia della candidatura della poetessa al premio Nobel, Papa Benedetto XVI aveva invitato centinaia di artisti ad un incontro con lui, nella Cappella Sistina. Ovviamente anche la Merini era stata invitata.
Per l’occasione qualche mese prima la poetessa aveva ricevuto da monsignor Gianfranco Ravasi un bellissimo abito.
Nella sua casa sui Navigli la Merini amava vivere nella confusione e nel disordine più totale, ospite generosa di coloro che andavano a trovarla, ed erano in molti.
Sedeva quasi sempre di traverso sul letto e lì riceveva i suoi amici, alle spalle il muro degli angeli e di fronte un armadio e ad ogni amico, giornalista, artista che entrava nella sua casa la poetessa faceva vedere con orgoglio, e con quell’entusiasmo tipico dei bambini quando vogliono far vedere un regalo appena ricevuto, il suo abito, che ormai non era più dentro l’armadio, ma esposto in bella vista fuori, come una reliquia e quello stesso vestito l’avrebbe, di lì a poco, accompagnata nel suo ultimo volo, perché “i poeti non si redimono, vanno lasciati volare tra gli alberi come usigniuoli pronti a morire”.
Caterina Silvia Fiore
Cenni biografici
Alda Giuseppina Angela Merini nasce in Via Mangone a Porta Genova in quel di Milano, è il 21 marzo del 1931. Il padre Nemo è dipendente di una società assicurativa, la madre Emilia Painelli casalinga.
Cresce con la primogenita Anna ed Ezio che arriverà nel 1943. Si distingue per le sue capacità alle elementari e all’avviamento, gradirebbe iscriversi al Liceo Manzoni ma viene respinta in quanto non supera la prova di italiano.
Studia pianoforte e conosce il tarantino Giacinto Spagnoletti, poeta, scrittore e critico, questi intravede nella giovanissima Alda un potenziale enorme artistico.
A 18 anni incontra Ettore Carniti si frequentano e si sposano nel ‘53, Ettore fa il sindacalista come il nipote Pierre che diventerà segretario generale della Cisl.
Dalla loro unione nascono Emanuela, Flavia, Barbara e Simona. Ettore non condivide appieno l’interesse che Alda evidenzia nei confronti dell’arte.
Nell’anno in cui convola a nozze pubblica il primo volume di poesie La presenza di Orfeo su suggerimento di Spagnoletti, frequenta gli ambienti letterari e conosce Salvatore Quasimodo. Scrive e annota di continuo, la sua verve poetica subisce un rallentamento nei primi anni Sessanta.
Ettore ama le allegre compagnie, una notte dopo aver consumato tutto il portafoglio rientra ed in casa trova Alda che gli scaraventa una sedia spedendolo diritto all’ospedale.
Alda è gelosa e detesta condividere il tempo libero con quelle amicizie che imbarbariscono Ettore il quale sovente svuota il bicchiere e al ritorno tra le mura domestiche si scaglia contro Alda. A tavola di tanto in tanto i piatti restano vuoti.
Principia l’allontanamento delle figlie le quali girano tra istituti e parenti senza mai smarrire l’amore e l’affetto verso mamma e papà.
Internata al Paolo Pini di Milano, sino al 1972 entra ed esce dall’ospedale psichiatrico.
È un periodo altalenante sino al 1979 anno in cui pubblica Terra Santa e sulle cui pagine riporta gli orrori vissuti sulla sua pelle in quelle orrende stanze del nosocomio.
A luglio dell’83 scompare Ettore.
Conosce il poeta tarantino Michele Pierri, ex primario di cardiologia al SS. Annunziata del capoluogo jonico, e ad ottobre si sposano e lei si trasferisce a Taranto.
La sua miniera poetica sembra inesauribile, pubblica L’altra verità. Diario di una diversa.
30 anni di differenza d’età separano Alda da Michele, i figli del medico non gradiscono il matrimonio e lo stato di salute della poetessa ne soffre a tal punto che la ricoverano a Taranto nell’ospedale psichiatrico.
Nell’86 rientra a Milano e riallaccia le vecchie amicizie, i Navigli diventano fonte d’ispirazione e finalmente trova quella serenità smarrita e a lungo cercata. La notorietà le procura soddisfazioni economiche delle quali non ne vuole godere in esclusivo, la sua casa sui navigli si trasforma in ambiente di accoglienza per artisti e clochard, sono tutti ben accolti e rifocillati.
Ripa di Porta Ticinese 47 diviene la dimora e l’oasi dell’arte e della fame.
La poetessa ha spiccato il volo della celebrità, è corteggiata dai salotti e dalle case editrici, miete successi e premi letterari. I suoi versi vengono prestati al teatro e alla musica.
È oramai una diva riconosciuta e amata. È generosa sino all’inverosimile e regala fogli e versi a quanti la circondano, la sofferenza le ha insegnato che la gioia dell’anima non ha prezzo e che la vera ricchezza è quando si dona.
Comprende appieno il significato della vita dopo il girovagare ospedaliero.
Ritorna in cielo il 1° novembre 2009, le esequie vengono celebrate in Duomo tre giorni dopo.
Nel 2010 viene pubblicato postumo l’album Una piccola ape furibonda, un’ape regina che gironzola allegra e spensierata tra le stelle.
La Redazione
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