Amsterdam tra canali, sogni e ricordi
Candele, lampade ad olio nei ristoranti; canali silenziosissimi, quasi immobili; alti alberi sulle sponde e geometrie fantasiosamente austere di case!
L’arrivo di una nave dalla grande vela marrone scuro sul canale di Amsterdam, vicino al singolare edificio della Centraal Station doveva segnare l’inizio di una giornata non qualunque The Day Emmen, una volta nella vita, la prima volta ad Amsterdam.
Un folto gruppo di ufficiali della marina, accanto uomini vestiti color nero: giacca, pantaloni, cravatta, berretto, ornamenti dorati sul panciotto anch’esso nero.
Donne dalla cuffietta traforatissima fermata da monili dorati, anch’essi finemente traforati, ampie gonne, lunghe fino ai piedi e fermata alla vita, una borsetta nera dalle forme arrotondate; fanno gli onori di casa, o meglio della nave, offrendo caffè nero caldissimo.
Dopo tutti verranno verso Piazza Dam e anch’io e Isabella naturalmente!
Trascinati da una fantastica fisarmonica seguendo il cerchio di Dam, stanno danzando coppie in tipico costume; quasi tutti uguali, ma con dettagli che li differenziano.
Una donna, resa ancor più maestosa dalla larga, lunga gonna fino ai piedi presenta la sfilata, ecco il dottore tuba e borsetta, la deliziosissima nonnetta tutta vestita di nero, anche il copricapo a scialle e gli occhialini rotondi dalla montatura nera; il campagnolo dai pantaloni a righine al polpaccio con in mano forcone e rastrello di legno.
Mi stropiccio più volte gli occhi, è proprio tutto vero ed ancora più insolito ora in Olanda dove ero stata abituata per i dieci giorni precedenti a vedere ben altri aspetti quelli consumistici dalle insegne ripetitive, ai capelli coloratissimi stravaganti.
Sulla porta, le donne e gli uomini a conversare, tutti con quei grandi zoccoloni di legno: “le barche ai piedi li chiamavo”, tanto mi davano l’idea del grande, del galleggiamento.
Sull’autobus il museo delle farfalle variopinte, delicatissime e alla discesa, quasi per caso la campanella di Alfonso, il gelatiere abruzzese che ci offre la sua simpatia mentre serve celermente gelato italiano, ci tiene a precisarlo, tra due cialde croccanti e anche noi ci sentiamo più allegre, un poco olandesi un poco italiane in Piazza Dam diventata teatro: si rappresenta The day Emmen.
Le regole del traffico in Olanda: 1° le barche, 2° le biciclette, 3° le automobili, 3000 barche, 40mila ciclisti
Il grande salone del Royal Palace, il mondo inciso sul pavimento e le rotte percorse dal popolo di Netherland; le colonne, i bianchi, le pareti ricamate di soggetti i più belli della natura: i fiori, i frutti, il mare col suo palpitare di pesci, il rumore delle conchiglie, la musica che sembra lì per lì per scaturire da quegli strumenti, ora come per incanto, fermati in sculture bianchissime.
La sala della giustizia, le quattro Cariatidi, due dal volto coperto, le altre con le braccia legate dietro; il pianto dei Puttini accanto al teschio della morte; il bassorilievo dell’uccisione dell’imperatore Cesare, le scalinate di marmo austere, le griglie vicino a cui la folla premeva per partecipare alle sentenze.
Il rilassamento sulle panchine e ancora con gli occhi sul bassorilievo del portone di Royal Palace, appena percorso nei suoi interni come in un’immersione bellissima ed ardita nella solitudine di secoli.
La vita sì-no, sì-no, sì-no, sì-no, sì-no, che ritmo strano di battute alternate ove alla rabbia subentrava la calma, allo scatto la tranquillità imprevedibile come questo tempo ad Amsterdam che col sole alterna improvvisamente la pioggia … poi vento.
Le nuvole in alto che scambiano la posizione ed il colore da nero a chiaro, quasi bianco, le insegne che ripetono all’infinito il loro desiderio di attrarre; gli inviti nei ristoranti scritti con gesso bianco su lavagnette; colazione in tutte le lingue, broodyeis, cene favolose consumate a luci basse di lampade o di candele.
Il traffico ordinato, i tram gialli che passano con il loro rumore caratteristico, la gente di ogni colore, baci di coppie biondissime, occhi azzurri profondissimi, baffetti neri di arabi, capelli i più arditi dal viola all’arancione.
Carmelina Rotundo
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