Signora di maggio e Sorella del Magnificat
“Nostra Signora di maggio”. Il bel titolo non può essere sfuggito agli assidui lettori del “domenicale” del Sole 24 Ore appunto del 1° maggio. Consacrato alla Madre di Gesù, potrebbe aggiungersi ai cori delle litanie che negli ultimi decenni si alternano a quelle “classiche” lauretane, sperticandosi giustamente nell’invocarla.
Corona un articolo di Gianfranco Ravasi che, frammezzato dalla raffigurazione della Madonna della Candeletta di Carlo Crivelli, informa con rigore su una pratica devota, gloriosa un tempo e ancora cara ai fedeli più tenaci del mondo cattolico.
Ravasi scrive che è “una devozione tipicamente italiana, iniziata nel Settecento e poi diffusa in altre nazioni, soprattutto in connessione con il mondo agrario e la stagione primaverile.”
Ho tra le mani proprio il celebre “Mese di Maggio” del gesuita Alfonso Muzzarelli che, a detta di Ravasi, fu pubblicato a Ferrara nel 1785 ed ebbe in pochi anni più di 150 edizioni.
La mia è una ristampa del 1958, chiaramente aggiornata negli esempi attinti dall’Ottocento e dal primo Novecento. Nel librino, “ante litteram” tascabile, l’autore dal primo giorno al “trentesimoprimo” propone puntualmente una riflessione seguita da esempio, fioretto, doppia giaculatoria e preghiera di S. Bernardo da ripetersi ogni giorno.
Le “istruzioni” anteposte esordiscono: “Siccome i devoti di Maria sogliono ogni giorno avere tre tempi per venerarla: la mattina, il mezzogiorno e la sera; ogni settimana un giorno, cioè il Sabato; così parve loro ragionevole, consacrarle ogni anno un intero mese. E poiché nelle offerte si deve prendere il meglio, perciò tra i mesi scelsero di darle quello che è il più bello di tutto l’anno, cioè il maggio, che nella fiorita sua amenità invita a coronare di begli atti di virtù la gran Regina del cielo.” “Sancta simplicitas”, e soave!
Ravasi, invitato l’8 maggio a presiedere la “Supplica” davanti al Santuario di Pompei coglie l’occasione per ricordarne il grande apostolo, l’avvocato Bartolo Longo (1841-1926) che consacrò la vita al soccorso dei malati e dei poveri.
È lui l’autore della “Supplica” che i devoti del Rosario innalzano a mezzogiorno anche della prima domenica di ottobre, rapiti da un afflato che conquide le labbra e i cuori più tiepidi con una retorica e un ritmo avvincenti, su, su, in ascesa per il “climax” verso un proposito irrevocabile: “Non ci staccheremo da te finché non ci avrai benedetto.”
Mutuando da un celebre verso di François Villon, peraltro devotissimo alla Vergine nonostante la propensione al capestro, verrebbe da chiedersi: “Dove sono i mesi di maggio di una volta?” Nei quali, in maniera struggente udivo elevarsi a quattro voci: “Non dimittam te nisi benedixeris mihi”. Un canto di fiduciosa ostinazione accestito da una celebre pagina biblica.
Erano giorni in cui strabordava il Rosario recitato per intero. La predicazione specifica a sera ardeva di quegli eccessi che dopo il Concilio Vaticano II qualche teologo non si peritò di bollare come mariolatrici. Tuttavia incantava concludendosi di prammatica con aneddoti spigolati dalle vite di santi e personaggi illustri e da fatti di cronaca degni degli ex-voto per grazia ricevuta.
Nella sua esposizione Ravasi non tralascia di segnalare che la Madre di Gesù è venerata anche dall’Islam, ma ritornando sulla riflessione teologica dedicatole dal Cristianesimo, la cosiddetta Mariologia, si sofferma sulla figura del santo sacerdote francese Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716) che impresse una svolta alla spiritualità mariana non solo popolare con il “Trattato della vera Devozione a Maria Vergine” composto nel 1713, ritrovato solo nel 1842 e divenuto un long seller del genere.
Ravasi afferma: “La sua era un’impostazione ben lontana da un certo devozionismo esasperato e persino degenerato che si registra anche ai nostri giorni e che è più da rubricare come un fenomeno psico-sociologico, ben evidente in molte attestazioni pubbliche e personali eccessive”. E precisa: “Il suo, infatti, era un attento dosaggio tra dottrina e sentimento, come la stella polare della cristologia destinata a guidare il “vero” percorso devozionale”. Un autorevole riconoscimento.
Ma perché il Grignion de Montfort non viene ancora proclamato Dottore della Chiesa?
Oggi il mese mariano, dimentico dei trionfalistici “prischi allori”, si invera in una pratica sobria, quasi disadorna a paragone col passato. Resta ben lucido il perno del Rosario.
Regale è sempre il dominio orante dell’Ave Maria. Si recupera la Salve Regina alla Madre della misericordia, cui ci si rivolge “in questa valle di lacrime” perché ci consideri nella nostra miseria e ci riservi la perfetta visione escatologica di Gesù.
Nostra Signora di maggio è divenuta soprattutto Nostra Sorella del Magnificat.
Il teologo Pierangelo Sequeri suggerisce: “Facciamoci dare una lezione dalla ragazza di Nazareth, che ha ricevuto l’annuncio dell’angelo che le ha cambiato la vita e canta il Magnificat della misericordia di Dio come l’inno alla gioia. […] Chi ha orecchi per intendere la musica del Magnificat canti e cammini”.
Camminare è anche lottare perché la misericordia di Dio, riammessa nella storia, si franga nelle nostre opere di compassione e fraternità, costi quel che costi.
Alla fine Ravasi ci invita a non dimenticare che esiste “un’importante e mirabile letteratura mariana ″alta″. […] Si potrebbe in questo senso comporre un grandioso ″canzoniere″ mariano”.
Ed elenca i poeti laureati Iacopone da Todi, Dante, Petrarca, Boccaccio, Tasso, Parini, Manzoni, Pascoli, Rilke, Ungaretti e persino Pasolini. Se cita anche un testo sorprendente di Jean-Paul Sartre, tuttavia preferisce concludere con una commovente poesiola di Trilussa.
Io, invece, oso riportarvi quella non meno semplice e delicata di Diego Valeri:
“La campana ha suonato / e l’Angelo è venuto. / Lieve lieve ha sfiorato / con l’ala di velluto / il povero paese; / v’ha sparso un tenue lume / di perla e di turchese / e un palpito di piume; / ha posato i dolci occhi / sulle più oscure soglie … / poi, con gli ultimi tocchi / cullàti come foglie / dal vento della sera, / se n’è volato via: / a portar la preghiera degli umili a Maria”.
Ha messo tanti strati di cielo nel mio cuore fanciullo che persistono, nonostante tutto.
Basilio Gavazzeni
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