La farina, la Crusca e il petaloso
Sul finire del Cinquecento la nostra amata Italia è un insieme di stati e staterelli che hanno poco in comune a partire dalla lingua. Il nostro suolo è saccheggiato dalla Francia e dalla Spagna, la lingua ufficiale in tutto il meridione è lo spagnolo come pure a Milano, in gran parte del Piemonte si parla francese ed anche in alcune province dell’Italia centrale e settentrionale.
A Firenze, invece, si continua a parlare e scrivere seguendo le orme di Dante e delle sue opere. Intorno al 1570 un gruppo di colti e studiosi guidati dal letterato Lionardo Salviati, detto “l’Infarinato”, manifestano il desiderio di separare la farina dalla crusca ossia la farina della lingua buona, facente riferimento al Trecento di Dante, Petrarca e Boccaccio, dalla crusca del linguaggio sgradevole di alcuni contemporanei.
Da qui la necessità di mettere nero su bianco e redazionare un volume che mettesse ordine e stabilisse delle regole linguistiche, nel 1612 in Venezia nella stamperia di Giovanni Alberti viene pubblicato il Vocabolario degli Accademici della Crusca. Riscuote enormi consensi in Europa e diviene un punto di riferimento dei vocabolari delle altre lingue nazionali.
L’Accademia decide di assumere come simbolo il frullone, è l’attrezzo che serve a separare la farina dalla crusca, e come motto “il più bel fior ne coglie”, un verso estratto dal Canzoniere di Francesco Petrarca.
A distanza di oltre quattro secoli l’Accademia della Crusca è più viva e vegeta che mai seppur quotidianamente deve superare ostacoli e paletti.
A presiedere l’ente che vigila sulle ricerche della lingua italiana vi è il torinese Claudio Marazzini, classe 1949 professore ordinario di Storia della lingua italiana e Linguistica nella facoltà di Lingue e Filosofia dell’Università del Piemonte Orientale. È stato eletto il 23 maggio 2014 subentrando a Nicoletta Maraschio (eletta il 16 maggio 2008), gli altri presidenti dal 1949 sono stati Bruno Migliorini (dal 1949 al 1963), Giacomo Devoto (dal 1964 al 1972), Giovanni Nencioni (dal 1972 al 2000) e Francesco Sabatini (dal 2000 al 2008).
Almeno un giorno alla settimana lo trascorre nella Villa Reale, situata nella zona settentrionale di Firenze, ove ha sede l’Accademia. La villa fu acquistata da Lorenzo de Medici, cugino di Lorenzo il Magnifico, e dal fratello Giovanni nel 1480, l’ebbe in eredità il figlio di quest’ultimo Giovanni dalle Bande Nere, grande capitano di ventura e padre del Granduca Cosimo I de Medici.
Alle spalle della Villa sorge il giardino progettato da Niccolò Tribolo e definito da Giorgio Vasari “uno dei più ricchi giardini d’Europa” e capostipite, insieme al Giardino di Boboli, dei giardini all’italiana.
Dai primi dell’Ottocento ha subito un degrado e un abbandono con conseguente deterioramento del patrimonio artistico e culturale di enorme valore. Dagli anni Settanta del secolo scorso è divenuta sede dell’Accademia della Crusca e lentamente si è incamminata verso l’antico splendore.
Di recente la Regione Toscana ha tagliato 200mila euro di fondi all’Accademia procurando problemi e grattacapi non di poco conto.
“Siamo stati colti da un improvviso ed imprevisto contraccolpo che ci ha creato serie difficoltà che abbiamo dovuto superare tagliando e riducendo servizi anche di un certo interesse ed importanza. Per nostra fortuna si è sviluppata una campagna di stampa favorevole ed è intervenuto prontamente il ministro Dario Franceschini il quale mi ha telefonato personalmente assicurandomi gli stanziamenti, subito dopo l’approvazione e la firma del decreto. Purtroppo la burocrazia italiana non consente rapide soluzioni e necessitano mesi prima che i fondi giungano a destinazione. Però è doveroso evidenziare il pronto interessamento del ministro”.
Claudio Marazzini ha il dono della concretezza ed ama utilizzare gli appropriati vocaboli per descrivere la realtà.
“A seguito dello scalpore suscitato dalla infelice notizia si è mossa la Coop e ci ha stanziato 100mila euro che per noi è stata manna dal cielo, ovviamente la somma della Coop ci è pervenuta in tempi brevi. Noi siamo sinceramente grati al gruppo dirigente della società per esserci venuti in soccorso in un momento di difficoltà. Auspichiamo, comunque, che il finanziamento ministeriale ci venga accreditato prima dell’estate. In questo caso specifico non possiamo parlare di insensibilità da parte delle autorità centrali”.
Forse che il lamento aiuta a reperire soluzioni?
“Di fronte alle difficoltà serve lamentarsi e a volte è persino utile. Lo abbiamo constatato direttamente e nel caso in cui fossimo rimasti nel silenzio forse non avremmo ottenuto niente”.
Ove non arriva il pubblico ci pensa il privato, una strada che comincia ad essere utilizzata anche da noi.
“Penso sia una via percorribile seppure non troppo facile. Le università oramai da anni sono a caccia di privati per loro progetti ed iniziative con risultati incoraggianti, ovvio che è indispensabile presentare proposte valide e che producano benefici anche per lo sponsor. Faccio l’esempio dell’Accademia delle Scienze di Torino che da tempo ha instaurato con l’Istituto San Paolo una proficua collaborazione, numerosi traguardi sono stati raggiunti per la bontà dei disegni e per la partecipazione dell’Istituto sempre attento alla crescita del territorio. Noi abbiamo iniziato con la Coop ed auspico che il legame possa rafforzarsi e nel contempo possa allargarsi ad altre realtà imprenditoriali”.
Si tratta anche di visibilità, di marketing e di ritorno commerciale.
“La lingua italiana è la quarta più studiata al mondo, la nostra biblioteca è ricca di oltre 120mila volumi, intratteniamo proficui rapporti con tutte le altre accademie del mondo, la nostra storia e la nostra arte ci consentono di mettere a disposizione di tutti un patrimonio culturale unico. Abbiamo delle idee in gestazione e dei progetti in corso che lentamente procedono, ma bisogna sempre tener presente che il nostro è un ente statale e deve seguire i tempi imposti dalla burocrazia, però sono fiducioso ed ottimista. All’interno delle villa medicea vi è una foresteria che potrebbe essere utilizzata e sfruttata maggiormente e ci stiamo impegnando in tale direzione. Vi sono ottimi rapporti con le scuole medie superiori e con gli istituti universitari, abbiamo istituito un premio per quanti preparano la tesi di laurea sulla lingua italiana ed ospitiamo spesso gite di studenti in visita a Villa Reale”.
L’Accademia della Crusca è un’istituzione che è nel cuore dei fiorentini ed è nel contempo un orgoglio della città.
“Questo ci fa piacere e ci inorgoglisce e noi stiamo studiando delle forme di aperture nei confronti di Firenze per rafforzare questo fenomeno affettivo”.
Fenomeno che, magari, genera sentimenti opposti in altre città.
“Sì, vi è un fondo di verità. I milanesi ancora non hanno perdonato ad Alessandro Manzoni la sua volontà di spostarsi sulle sponde dell’Arno per una risciacquatura de I promessi sposi nell’estate del 1827, ma questa è storia del passato”.
L’anno scorso la tradizionale Piazza delle lingue si è svolta a Milano in concomitanza con l’Expo, tra pochi mesi si terrà a Firenze.
“Un progetto che stiamo portando avanti con la Coop e che auspichiamo trovi consenso di pubblico come nel 2015”.
Con Claudio Marazzini non potevamo non parlare di “petaloso”, il termine divenuto famoso dopo che Matteo il bambino della terza elementare Marchesi di Copparo, Ferrara, aveva svolto un compito sugli aggettivi proposto dalla maestra Margherita Aurora.
Alla maestra quel termine è sconosciuto e ritiene si tratti di errore per cui lo sottolinea con la matita rossa, ma non convinta decide di chiedere un parere all’Accademia della Crusca visto che il vocabolo le sembra armonioso e musicale. Ne parla in classe e preparano la letterina, Matteo, 8 anni, la scrive e la spedisce il primo febbraio. La lettera viene protocollata il 12 e diventa richiesta ufficiale. Trascorre una settimana ed il 16 con il protocollo n. 407, risponde Maria Cristina Torchia, facente parte della Redazione della Consulenza linguistica.
“Caro Matteo, la parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano … La tua parola è bella e chiara, ma sai come fa una parola ad entrare nel vocabolario? … Perché entri in un vocabolario, infatti, bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e tante persone la capiscano. Se riuscirai a diffondere la tua parola tra tante persone e tante persone in Italia cominceranno a dire e a scrivere “Come è petaloso questo fiore!” o, come suggerisci tu, “le margherite sono fiori petalosi, mentre i papaveri non sono molto petalosi”, ecco, allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano … È così che funziona: non sono gli studiosi, quelli che fanno i vocabolari, a decidere quali parole nuove sono belle o brutte, utili o inutili. Quando una parola nuova è sulla bocca di tutti (o di tanti), allora lo studioso capisce che quella parola è diventata come le altre e la mette nel vocabolario …”.
Martedì 23 febbraio la lettera viene recapitata a Matteo che la fa leggere alla maestra e scoppia l’applauso. Alle 10,53 del giorno dopo Matteo Renzi commenta l’accaduto su Twitter “Grazie al piccolo Matteo, Grazie Accademia Crusca, una storia bella una parola nuova”.
In poche ore “petaloso” diventa la parola del giorno e viene menzionata da tutti i media nazionali.
Storia a lieto fine.
I dirigenti dell’Accademia invitano Matteo, la maestra Margherita Aurora e l’intera classe a visitare la villa medicea, poche settimane dopo si presentano in Via di Castello 46 e vengono accolti con sorrisi e incoraggiamenti.
L’Accademia della Crusca è anche questo.
Bruno Galante
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