Il Made in Italy è una certezza
Si avvicinano le settimane della moda e le pagine di quotidiani e rotocalchi cominciano ad essere occupate dai brand nazionali che dettano legge sull’intero pianeta.
Ha iniziato Gucci con una storica sfilata nell’Abbazia di Westminster a presentare la sua collezione a 350 superselezionati invitati.
È la prima volta che la secolare Abbazia ospita una manifestazione dedicata alla moda, è un segnale molto chiaro per indicare l’importanza del settore sia dal punto di vista economico che sociale, ed è un altrettanto importante riconoscimento degli inglesi nei confronti del Made in Italy.
Quanto i londinesi tengano al loro stile e alle loro aziende è risaputo, l’aver concesso il privilegio ad una delle più prestigiose firme del superlusso mondiale non può che riempirci di orgoglio.
100 modelle e 26 gagliardi giovanotti hanno sfilato indossando capi ideati dal romano Michele Alessandro, alla guida dei designer della maison fiorentina, inneggianti al mondo degli animali con ghepardi, cani, lepri, tigri, serpenti e gatti ricamati sui fiori degli abiti da sera.
Così ha commentato l’evento Michele Alessandro:
“Questa collezione Cruise si caratterizza per me come un lavoro archeologico, partendo dall’idea che la moda nasce dalla strada, e qui a Londra le ispirazioni non mancano mai”.
Il brand della doppia G nell’Abbazia è stato applaudito e ammirato anche da Charlotte Casiraghi, Valeria Golino, dalla conduttrice televisiva Alexa Chung.
“Molti mi chiedono se mi sento un rivoluzionario, ma per me rivoluzionario è stato anche San Francesco. Mi sono ispirato agli animali perché per un creativo gli animali rappresentano qualcosa di magnificente”.
A conferma dell’indiscussa egemonia italiana nel lusso e nel superlusso vi è una recentissima ricerca effettuata e pubblicata dalla Deloitte, azienda prestigiosa mondiale di servizi di consulenza, secondo la quale nella graduatoria delle prime 100 aziende del lusso mondiale, ben 29 appartengono al Made in Italy.
In pratica quasi una società su tre si cinge del tricolore.
Purtroppo a questa forza dirompente ed incontrastata della creatività e del marketing non corrisponde una’altrettanta capacità di fatturati. Freno rappresentato dalla struttura media o medio piccola delle aziende per cui ci fermiamo al 17%.
Tra le 20 società che crescono con maggiore celerità ve ne sono ben otto della penisola, in sostanza il 40% lo rappresentiamo noi. Tra queste ultime chi si distingue maggiormente è la Marcolin, produttrice di occhiali con sede a Longarone, Belluno, licenziataria di prestigiose griffe nazionali ed estere.
I primi tre gruppi che figurano nella classifica generale sono Luxottica, Prada e Giorgio Armani.
Ben sei brand registrano una crescita di fatturato a doppia cifra: Armani, Moncler, Liu Jo, Euroitalia (settore profumeria), Stefano Ricci e Vicini (Gruppo Zanotti, calzature e accessori).
Gli esperti prevedono delle flessioni sui mercati esteri a causa delle crisi che hanno investito Russia e Cina anche se fa ben sperare lo sviluppo dell’India.
Oramai le vie principali delle capitali del mondo e delle città più famose sono invase da insegne di prodotti italiani, i negozi e le boutique del lusso non possono fare a meno di esporre e commercializzare oggetti lavorati da mani talentuose nella nostra penisola.
È la strada da seguire quella del lusso e delle eccellenze, la nostra storia, la nostra cultura, le nostre tradizioni, non temono raffronti e paragoni. La cultura genera creatività, buon gusto, bellezza, tutte doti che noi italiani possediamo.
Se decine di migliaia di ragazzi si trasferiscono in Italia per studiare arte, storia, bellezza, è solo perché da noi ogni pietra, ogni strada, ogni panorama, è incomparabile.
Riuscissimo a farci governare da una classe politica dirigente che badasse meno alle ripicche personali e di bandiera, che fosse magiormente a contatto con la realtà quotidiana e ci fosse maggiore integrazione e collaborazione tra il mondo della scuola con il mondo del lavoro, allora sì che il tricolore salirebbe sempre sul podio.
La Redazione
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