O miseri internauti, apriamo gli occhi!
Il web è un grande mezzo. Non si può più fare a meno della rete.
Nella prima rivoluzione industriale, ci fu un movimento, il Luddismo, che dal nome del suo fondatore, John Ludd, mirava alla distruzione delle macchine tessili primo esempio di lavoro meccanizzato, perché le riteneva le principali responsabili dello sfruttamento e dell’alienazione dell’uomo.
Ma si capì subito che non si poteva tornare indietro e che i rischi e le responsabilità della nuova era andavano assunti e controllati per intero. Poi forse ci sono sfuggiti interamente di mano.
Lo stesso problema si pone oggi con la rivoluzione post digitale.
Facendo parte dell’ultima generazione di carta, non vi nascondo di essere stato più volte tentato da una sorta di luddismo informatico. Avrei voluto volentieri tornare alla mia cara vecchia macchina da scrivere Lettera 32 che fin dai tempi della scuola mi ha accompagnato senza mai abbandonarmi e tradirmi, ma al di là dell’afflato nostalgico e romantico, mi rendo conto che sarebbe stata una solenne cretinata.
Così come non credo che la decrescita felice sia la risoluzione del problema ambientale ed economico, mi sforzo di pensare che ci possa sempre essere un uso razionale e meno invasivo di Internet.
La tecnologia tende sempre a farci evitare la fatica, a renderci la vita più comoda e facile. A volte ci riesce anche.
Per esempio sto scrivendo questo articolo con il riconoscimento vocale e sto risparmiando un mucchio di tempo, ma se non trovo la forza e la pazienza di correggerlo e rivederlo manualmente, potrei essere facilmente scambiato per un analfabeta di ritorno.
È vero, i file arrivano in tempo reale ai quattro angoli del globo e presto anche le persone viaggeranno col teletrasporto come abbiamo visto fare soltanto a Star Trek nella nostra infanzia.
Poi è chiaro a tutti come il web e soprattutto i Social Network sibillino la parte più infantile di tutti noi e parlino alla pancia più che alla ragione.
Che pena le cinquantenni che si arrabattano su facebook scrivendo stupidaggini e soprattutto usando gli emoticon come fossero giuggiole.
Sulla rete non esiste più il congiuntivo, tutto appare sincopato e precotto. Ma è anche vero che senza il web non esisterebbe neanche questo giornale e gli spazi di libertà che ci siamo guadagnati.
Ma dobbiamo imparare ancora ad interpretare e decriptare la rete per evitare il pensiero unico. Sul web un rigo equivale a una pagina di carta scritta, il linguaggio è molto più diretto.
L’internauta medio non riesce a leggere più di 10 righe sulla rete. La soglia di attenzione è molto più bassa che sul cartaceo.
Internet rischia di diventare una nicchia autoreferenziale, dove ognuno si cerca le informazioni che vuole, costruendole su misura e tarpando le ali ad ogni confronto che vada al di là dello schermo.
Le bufale sono sempre in agguato e gli approfondimenti risultano sempre più difficili. Ogni esaltato, o frustrato, è oggi capace di aprire un blog o di allestire un sito. Internet non ci apre nuovi orizzonti, ma rischia invece di isolarci in una bolla solipsistica che va dalle scie chimiche all’apocalisse, all’invasione degli alieni.
Le ricerche degli studenti sembrano fatte col fotocopiatore, vengono tutti dalla stessa fonte Wikipedia che può indurti in errori marchiani. Per non parlare del deep web, la rete nascosta e profonda, dove si consumano ogni sorta di nefandezze e di reati, fortuna che c’è la polizia postale.
L’antidoto, se esiste, è solo soltanto la vecchia e vituperata verifica che sta nella coscienza di ognuno. Anche linguaggi politici stanno cambiando e il fenomeno 5 Stelle è figlio del web. I pentastellati sembrano i nuovi giacobini, ma adesso dovranno confrontarsi con una vera esperienza di governo e lì si misurerà il loro valore di uomini e di politici.
In questo marasma digitale, mi sento un po’ il Barone di Mirabeau, che alla vigilia della rivoluzione francese, intratteneva la corte della regina Maria Antonietta, ma conosceva i giacobini e ne capiva le ragioni senza riuscire ad apprezzarli e ad appoggiarli completamente
È inutile tentare di arginare il mare, si può solo provare a deviare il corso del fiume. Ammiro Bruto, ma non posso frenare l’avanzata di Augusto.
Sarà anche snobistico, ma chi può usi la cultura del patrimonio classico per migliorare il web. Mozart si può ascoltare anche su YouTube, per quanto sia più metallico che su vinile Shakespeare si può apprezzare anche su HTML.
Scusatemi, sono nato nel 1968, quando una gran confusione fu scambiata per rivoluzione. E poi si intorpidì negli anni di piombo. Mi sembra il passato che ritorna.
Mi viene spontaneo, con un pizzico di irriverenza, citare Leonardo da Vinci, quando disse ai fiorentini:
“Oh, miseri mortali, aprite gli occhi!”.
Oh, miseri internauti, torniamo a parlarci, ripopoliamo le piazze. Andiamo a teatro e al cinema. Leggiamo. Apriamo gli occhi. E le orecchie.
Michele Pacciano e Cesare Pace
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