Open door. E intanto …
In un risucchio di curiosità ho incollato il reportage “À Calais” di Emmanuel Carrère che con “Il Regno” si è imposto ai lettori assicurandosi il successo a suo tempo arriso al conterraneo Michel Houellebecq con “Sottomissione”.
Calais è il primo porto di Francia e il secondo d’Europa dietro Dover. La produzione di merletti è la principale occupazione. Ma l’Eurotunnel poco distante e la massiccia presenza di migranti calamitati dall’Inghilterra inceppano le ambizioni della città.
Il “Lumpenproletariat” giuntovi dopo un viaggio periglioso è incapsulato nella cosiddetta “Giungla”, un panorama di miseria e insalubrità, tuttavia acceso di vitalità e sogni.
Carrère si muove tra Calaisiani arrabbiati e solidali, sicuri che un giorno o l’altro una catastrofe farà saltare l’equilibrio precario. Nelle due settimane a disposizione, osserva, gironzola, incontra persone di ogni genere, le ascolta, talora ne trascrive il dialogo.
Per posta interloquisce con una donna pungente e disillusa. Sembra proprio una lunga lettera a lei, giornalista del posto, senza requie, questo reportage che si conclude “con un barlume di speranza” solo perché le persiane sospettate chiuse di una casa in realtà sono aperte senza paura.
Oggi un cronista del maggior quotidiano apulo-lucano mi ha intervistato a proposito dell’appello del Santo Padre ad aprire le parrocchie a chi bussa fuori orario.
Ho già risposto sull’argomento all’iniziativa social di www.agensir.it: da quarant’anni sono responsabile di una parrocchia a Matera che è “open door” persino di notte. Mi rammarico di non poter tenere aperta la chiesa nottetempo, come Paul Claudel auspicava nel suo “Journal” molti decenni fa.
L’invito di Papa Bergoglio è netto.
I vescovi di nuova generazione, sempre meno sorpassati nel carisma profetico da qualche figura del presbiterio, lo rilanciano e in molti casi l’hanno anticipato. Messaggero fedele porta salute.
“Essere uomini significa essere responsabili dell’esistenza, essere chiamati al bene”.
Come sono vere e limpide queste parole di Romano Guardini. Non posso condividere con il Montale della “Lettera a Malvolio” che “la scienza del cuore non è ancora nata, ciascuno la inventa come vuole.”
Il discorso scivola sui migranti.
Informo il giornalista che ho udito i giovani sacerdoti della Fascia Ionica lamentare che non gli riesce di tener testa ai bisogni di una decente ospitalità. Hanno parrocchie faticose, piccole chiese lise, canoniche arrugginite, fazzoletti di giardino con l’erba smangiata dalla siccità. Che cosa potranno fare poveri nani, così derelitti e così volenterosi?
Ciononostante il Papa pretende che i preti non indulgano a districare il nodo gordiano di una grande questione ma che siano prossimi alle passate di umanità in fuga. Basta il gioco veloce degli occhi per appurare che bussano creature ontologicamente della nostra stessa sostanza, nonostante i misteri culturali che ci separano.
Dipende proprio da noi che vivano o muoiano.
A sera, dopo il rosario e la Messa, con i membri del “rencontre de lundi”, si ritorna sull’odissea dei migranti.
“La Civiltà Cattolica”, 3.982, dedica l’editoriale alla tragedia dei bimbi migranti. Di quegli inermi morti per acqua abbiamo collezionato alcune immagini assurte a simboli, ma già altri esserini fra le braccia nerborute di salvatori impotenti le spodestano.
Nel 2015, secondo “Save the Children” più di 700 bambini sono stati ricoperti dalla mobile pietra tombale del Mediterraneo. I minori fra i 15 e i 17 anni rappresentano il 27% delle persone registrate. Sono soli, senza genitori o parenti ad accompagnarli.
“Qui si apre il baratro…” scrive l’editorialista.
Almeno diecimila minori emigranti in Europa sono spariti nel nulla: 5.000 in Italia e un migliaio in Svezia. Molti sarebbero vittime di una “infrastruttura criminale” collegata ai mercanti della morte che organizzano i viaggi della speranza. Avviati al lavoro nero più spietato o irretiti nella prostituzione o sacrificati al traffico di organi umani.È l’allarme lanciato da Brian Donald preposto allo staff di Europol a Londra. Numeri eccessivi?
Ma il baratro è confermato anche da quelli controllati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e ripresi da “Save the Children” nel 2015: irreperibili 1.200 minori egiziani e 535 minori afghani entrati nel territorio italiano.
Ci si sofferma ad analizzare il fenomeno di questi acerbi fantasmi: da dove giungono? quali paure e quali illusioni li hanno strappati alle loro case? perché i genitori li hanno mandati allo sbaraglio? dove si intanano dopo la prima accoglienza?
Nella discussione emergono il problema e la sfida della immigrazione. Il “che cosa fare”, i numeri in crescita, la complessità politica, gli aspetti culturali, il sentimento dell’impotenza, la prospettiva di giorni insicuri, le significative e varie esperienze in campo di alcuni, intrecciano i fili in una discussione imparagonabile, per attenzione all’insieme, profondità e proprietà, a quelle ideologizzate in tv.
Una sicura idea di uomo desta sempre pietà e fraternità complete. Niente romanticismo. Molto più della persiana aperta costatata dall’ottimo Carrère per sperare.
E intanto …
Basilio Gavazzeni
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