Turismo accessibile? Il Sud arranca
Diciamo sempre di poter vivere di turismo, di dover sfruttare e incentivare tutto quanto fa cultura. Ma per disabili e anziani le vacanze rimangono spesso una chimera, i lidi accessibili sono concentrati soprattutto al Centro Nord. Il Meridione arranca.
Qualche passo è stato fatto. Ma i clienti speciali vengono ancora vissuti come un problema, quasi mai come una risorsa. I passaggi a mare spesso non sono a norma, molti lidi hanno pedane troppo ripide, praticamente pericolose e impraticabili.
Su alcune spiagge non ci sono neanche i bagni per disabili. Quando li troviamo spesso vengono usati come depositi, tanto c’è il mare.
Ma che vogliono questi disabili? Non ci sono strutture attrezzate? Gli alberghi sono in mezzo al guado.
Si riesce a soddisfare solo il 3% delle richieste.
Le squadre di basket in carrozzina faticano a trovare hotel per i ritiri. Anche un solo disabile è difficile da sistemare. Sembra impossibile, ma in piena notte, previa prenotazione, mi è capitato di trovare stanze molto confortevoli in albergo al centro di Roma, peccato che fossero al quarto piano. E la carrozzina non entrava nell’ascensore.
Ma nelle grandi città, facendo una caccia al tesoro nelle agenzie di viaggio, una sistemazione le trovi. Spesso il problema è solo economico.
La situazione degli ostelli è a macchia di leopardo. Il più delle volte sono ubicati in strutture antiche e vecchie. Il problema si ripresenta immancabilmente nelle località di mare, un po’ meglio in montagna. Ennesima occasione mancata per il Sud?
Diamo qualche numero.
Le stime delle Nazioni Unite segnalano la presenza, in tutto il globo, di circa 650 milioni di persone disabili. Circa l’80% di loro vive nei paesi in via di sviluppo, dove un terzo dei bambini in età scolare è affetto da disabilità. Con l’invecchiamento della popolazione a livello mondiale, il numero delle persone disabili è destinato ad aumentare.
Nell’Unione europea la percentuale delle persone disabili è valutata dal Forum europeo della disabilità fra il 10 e il 15%, per un totale di almeno 50 milioni di persone.
Quanto all’Italia, e alle possibili ricadute sul turismo accessibile interno, uno studio della Commissione europea con dati raccolti principalmente tramite l’Istat riferisce che la popolazione disabile in Italia è di circa 2,6 milioni di persone, ovvero circa il 4,8% del totale della popolazione di sei anni e più che vive in famiglia. Una cifra che si basa su una definizione “stretta” di disabilità (ovvero mancanza totale di autonomia in uno o più aspetti della vita quotidiana). Allargando il filtro, la percentuale arriva al 13% circa, ovvero in linea con quella degli altri paesi industrializzati, con un picco del 18,7% per gli over-65.
Di questi, 178mila vivono in residenze comunitarie (304 ogni 100mila abitanti), mentre circa 153mila (262 su 100mila) sono gli istituzionalizzati (secondo altre stime sono 182mila).
I disabili titolari di una rendita Inail sono poco meno di 800mila (795.831), di cui 683.915 maschi e 111.916 femmine. Considerando le quattro tipologie di disabilità risultano 363.152 persone con disabilità motoria; 156.873 con disabilità psico-sensoriale; 59.584 con disabilità cardio-respiratoria e 216.222 con altre disabilità.
Nei Paesi europei già da molto tempo la politica dei servizi sociali si è sviluppata attraverso la legislazione e i vari interventi nel campo urbanistico, dei trasporti, dell’edilizia pubblica e privata, adeguando strutture e servizi alle esigenze delle persone “diversamente abili” presenti nel tessuto sociale. Questo processo ha permesso un’alta fruibilità dei servizi turistici e un conseguente sviluppo di flussi di queste categorie – sia in forma individuale che collettiva – anche attraverso specifiche iniziative a loro riservate, con un significativo vantaggio per l’economia di settore.
L’Italia rappresenta una meta privilegiata e molto richiesta all’estero, ma l’insufficiente informazione sulla fruibilità esistente, e non solo in relazione al problema della disabilità motoria e sensoriale, impedisce l’afflusso di un notevole numero di turisti, rappresentato dagli stessi interessati e dai loro amici, familiari, accompagnatori.
Attualmente il flusso in questo settore è caratterizzato da:persone con “disabilità” e bisogni “speciali” di vario genere, che viaggiano da soli o con accompagnatore, familiari ecc., gruppi organizzati, sia con iniziative spontanee che, più frequentemente, attraverso i programmi sociali di Enti pubblici o privati – italiani e stranieri.
Limitatamente all’Europa, il fenomeno del “turismo per tutti” è stato stimato in 50 milioni di cittadini con disabilità e problematiche di vario genere. Di questi, ben il 72%, ossia circa 36 milioni, sono propensi a viaggiare, ma solo 6 milioni lo fanno realmente.
In sostanza 30 milioni di persone con bisogni ‘speciali’ possono essere interessate a viaggiare, ma per diverse ragioni vengono ancora escluse dai circuiti ufficiali del turismo. Se a questo si aggiunge il fatto che insieme a ogni disabile vi possono essere una o più persone (accompagnatori o altro), si arriva alla cifra di 60/70 milioni di persone che potenzialmente possono diventare utenti turistici in Europa.
In pratica, la popolazione con particolari esigenze di ospitalità disponibile al turismo può essere stimata in Italia a circa 6 milioni e in Europa a circa 36 milioni di persone.
Oggi possiamo trovare diffuse informazioni su strutture ricettive e servizi turistici correlati, che siano accessibili e fruibili da cittadini con bisogni “speciali”. Queste informazioni sono disponibili in innumerevoli siti internet, in pubblicazioni e periodici di categoria che però, data la loro frammentarietà, rendono complessa una ricerca agile e sicura da parte dei consumatori e degli stessi operatori turistici. Raramente, infatti, le varie opportunità trovano visibilità nei circuiti turistici commerciali, né vengono aggiornate in modo tale da garantire sul mercato proposte sempre più ricche e qualificate.
È vero anche che i vari bisogni “speciali” di particolari categorie di viaggiatori italiani e stranieri, vengono generalmente ignorati dalle proposte turistiche tradizionali, non essendo sempre facilmente individuabili e conosciuti.
Un mercato con enormi possibilità dunque, a tratti una foresta vergine tutta da esplorare e conquistare. Ma perché un disabile, italiano, o straniero dovrebbe mettersi in viaggio, e magari andare al Sud?
Le coste basse e sabbiose, gli scogli ammorbiditi a picco sul mare, sarebbero l’ideale per accogliere i turisti con esigenze particolari.
Attualmente non è possibile una stima attendibile dei turisti disabili su una media annua del flusso turistico, suddiviso tra italiani e stranieri, si tratta ancora di cifre irrisorie. Come incentivare questo flusso? Qualcosa si muove, perlomeno nelle coscienze.
Chi ha trascorso un periodo di vacanza nel Meridione si pone un unico obiettivo: ritornarci.
Michele Pacciano
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