Au revoir, cinque rigori fatali
La Germania campione del mondo questa volta ce la fa a battere l’Italia.
Ma solo ai calci di rigore, dopo una partita qualitativamente bruttina, ma agonisticamente alquanto intensa.
Che i tedeschi fossero più forti e accreditati non solo sulla carta, ma anche sul prato era palese, lo sapevano tutti e Antonio Conte per primo ne era ben consapevole.
Tuttavia, tradizione e scaramanzia stavano dalla nostra parte e si sperava davvero di poter procedere spediti in questo europeo.
Non è stato così.
La Germania, forte di impianto di squadra ben strutturato e di un gioco valido seppure, al momento, non trascendentale, ha pressato a lungo i nostri, costringendoli per intensi tratti del match alla difensiva.
Le nostre risposte, e si vedeva nitidamente, erano lampi, schegge di attacco il più delle volte un po’ improvvisati, squarci di azioni che per qualche momento toglievano di dosso alla squadra l’oppressione a volte molto pesante.
Non un assedio, sia chiaro, ché l’Italia ha fatto la sua bella partita, ma un continuo, costante permanere nella nostra metà del campo.
Solo dopo il pareggio ottenuto con un rigore perfetto calciato da quel super campione che è
Leonardo Bonucci, i tedeschi hanno esitato, ondeggiato, si sono sentiti sul collo il fiato di un’Italia che si era fatta spavalda, lanciata, ottimista.
È stato solo un momento, ma vivido, ricco di emozione.
L’Italia tutta, in quel momento, ha pensato all’ennesimo miracolo, all’ennesima prova di volontà e carattere.
Sul piano tecnico e individuale, infatti, i tedeschi ci staccano di alcune lunghezze e spuntarla sarebbe davvero stata l’impresa delle imprese.
Avrebbe consegnato il c.t. Conte alla storia aumentando il rimpianto per il suo distacco dal club azzurro.
Il paradosso è che comunque gli azzurri ce l’avrebbero potuta anche fare se solo la tremarella non avesse paralizzato le gambe di alcuni dei nostri, in specie Simone Zaza che, entrato in campo a un solo minuto dalla fine del secondo supplementare, si sarebbe invece immaginato fresco, lucido e pronto a centrare il bersaglio e invece se qualcosa ha centrato è stata la curva dei tifosi, accalcati dietro la porta.
Un errore gravissimo che ha ribaltato il destino, il corso degli eventi.
Alla fine, fra un turbinio di emozioni, di sventolio di bandiere, di alti e bassi, di paure ricacciate e un attimo dopo di nuovo minacciose, l’esito ha dato ragione ai grandi rivali in casacca bianca.
A essere onesti e sinceri, un passaggio meritato per il volume di gioco espresso in campo, anche se la prova di orgoglio degli azzurri – alcuni arrivati a fine gara letteralmente stremati, come il generoso Florenzi – merita non pochi elogi.
Delle grandi favorite solo la Germania ha risposto presente.
Si attende la Francia, ma prima dovrà spolpare l’osso duro
di un’Islanda che non alcuna intenzione di mollare.
Un Europeo un po’ anomalo, dunque, con la sola, solita conferma, così come ben sintetizzata dal motto, ormai storico, dell’attaccante britannico Gary Lineker quando ebbe a dire:
“Il calcio è un gioco semplice, si gioca undici contro undici, ma alla fine vince sempre la Germania!”.
Franco Ossola
Grazie mille!