Pitti Bimbo e Pitti Filati speranze e voglia di ripartire
Sotto un sole cocente il Pitti Bimbo 83, dal 23 al 25 giugno, ci ha dato appuntamento a gennaio prossimo. Tre giorni di presentazione intensi durante i quali oltre 500 espositori hanno incontrato i circa 10 mila visitatori tra cui 5.600 buyer.
I dati ufficiali finali non sono stati comunicati da Pitti Immagine, la società che gestisce le manifestazioni della moda alla Fortezza da Basso di Firenze e quelle citate sono cifre reperite dal profilo facebook di Pitti Immagine, da prendere, quindi con debita cautela.
Ed è alquanto anomalo che alla fine di una manifestazione non vengano diffusi i numeri dei partecipanti e degli espositori.
Negli stand ci si muoveva in maniera altalenante, in alcuni un cauto ottimismo in altri un ottimismo speranzoso specie perché erano le ore del Brexit. Il comune denominatore era ed è la voglia di ripartire a testa bassa e con tanta voglia di pedalare per recuperare il perduto.
Non sarà impresa facile ed in discesa, però oramai ci abbiamo fatta l’abitudine, se non il callo, alle crisi, agli imprevisti, alle emergenze. Noi italiani sono decenni che al traguardo ci arriviamo con la maglietta inzuppata di sudore e di sacrificio.
Nel 2015 qualcosa come 10.000 negozi legati al segmento moda hanno consegnato le licenze negli uffici comunali a fronte di meno di 5.000 nuove aperture, una emorragia che prosegue da alcuni anni.
Se i commenti degli espositori sul mercato interno propendono per un tenue sorriso non altrettanto è per quello estero visto che la Russia continua nella sua politica dell’embargo nei confronti dei prodotti europei, embargo che colpisce maggiormente noi italiani.
Assenti i francesi per via degli scioperi che hanno bloccato gli aeroporti e delle tensioni interne dovute al jobs act.
Dubbiosi ed incerti gli inglesi, e non poteva essere diversamente, per l’esito referendario di uscire dall’Unione Europea e ciò complicherà i rapporti commerciali per la ovvia svalutazione della sterlina che da un lato faciliterà l’export ma dall’altro penalizzerà fortemente l’import e tra i maggiormente penalizzati vi è l’industria italiana.
Firenze continua ad essere sede privilegiata delle manifestazioni di moda uomo, bambino e tessile ma rimane un tantino svantaggiosa per la logistica, alberghi e ristoranti rilasciano fatture che a volte fanno roteare le pupille, specie per le aziende di piccola e media dimensione rappresentano un’uscita che grava sul bilancio annuale.
Se da un lato è vero che il numero degli espositori, nella globalità, non diminuisce è altrettanto vero che all’interno dei padiglioni si notano molti spazi vuoti. Il che, tradotto, significa che gli imprenditori preferiscono spazi espositivi di superficie inferiore per tagliare tutto il tagliabile.
Dovrebbe essere compito degli organizzatori trovare soluzioni vantaggiose e convenienti per quanti decidono di presenziare alla Fortezza da Basso. È una esternazione che abbiamo ascoltato in diversi stand quella del costo eccessivo della trasferta a Firenze.
Un altro segnale è da prendere in considerazione, quasi azzerata la partecipazione dei testimonial maschili e femminili. In passato era un continuo correre da uno stand all’altro per fotografare ed intervistare personaggi, più o meno famosi, dello sport e dello spettacolo che presenziavano per un paio di ore tra i capi d’abbigliamento e gli immancabili selfie con i curiosi. Nei giorni scorsi si è visto quasi nessuno.
Naturalmente il Bimbo va a ruota dell’Uomo per cui se non si avviano le maison storiche anche l’under 14 viaggia lento. Segnali di ripresa alla 90ª edizione maschile si sono registrati, ora si tratta di pazientare e verificare sul campo e negli atelier se i sogni si traducono in fatturati.
Mercoledì 29 giugno inaugurata Pitti Filati 79 per la presentazione dei tessuti che indosseremo l’autunno-inverno 2017/18. Circa 130 aziende nel Padiglione Centrale della Fortezza distribuite tra il Piano Terra ed il Piano Interrato. È un incontro tra produttori e produttori del comparto moda con larghissima presenza di aziende nazionali.
I commenti ascoltati nei vari stand sull’andamento dei tre giorni di Filati sono stati generalmente ottimistici ed è un buon segnale visto l’esito del Brexit e della decisione di Putin di prorogare ulteriormente l’embargo. Quanto l’export globale nazionale sia stato penalizzato da questo inutile ed inefficace embargo è avallato dai dati diffusi dall’Istat, nel 2013 la Russia era l’ottavo paese per destinazione delle nostre esportazioni, nel 2015 è scivolata al tredicesimo. La perdita complessiva stimata ammonta a qualcosa come 3,6 miliardi di euro.
Uno dei punti di riferimento dell’eccellenza tessile nazionale è Zegna Baruffa Lane Borgosesia, società che nasce a Borgosesia, Vercelli, il 30 gennaio 1850 avente come scopo “filatura della lana a pettine”. Ieri come oggi.
Tra una filatura e l’altra trovano il tempo di scrivere alcune pagine dell’Unità d’Italia. Con una cambiale di Lire 510.000 garantiscono alla compagnia Rubattino di Genova l’utilizzo di due piroscafi, il Piemonte ed il Lombardo, che verranno capitanati da Giuseppe Garibaldi per trasportare i Mille, per l’esattezza storica sono 1084, da Quarto e farli sbarcare a Marsala.
Gli iniziali 20 operai in breve diventano 150 e, nonostante alcune vicissitudini, da azienda a carattere familiare si trasforma in società di capitali.
Nel 1924 i fratelli Albino e Alfredo Zegna impiantano due piccole filature dalle quali escono filati di alta gamma. Nel 1974 la Zegna Baruffa, nuova denominazione della società, visto il notevole incremento della produzione e delle commesse che pervengono da ogni dove, rileva la manifattura Lane Borgosesia e costituisce la Zegna Baruffa Lane Borgosesia.
In quegli anni scoprono il mercato giapponese che diventa trainante per tutto l’export aziendale.
Oggi esporta in 57 paesi ed ha propri uffici commerciali a Parigi, New York, Hong Kong, Tokyo e Shangai. Un colosso planetario con 840 dipendenti.
Presente a Pitti Filati sin dalle prime edizioni, nei suoi stand si entra solo se si è avuta l’accortezza di fissare un appuntamento altrimenti ci si deve mettere in coda.
Una chiacchierata veloce con Paola Rossi, marketing e fashion coordinator, su queste ore del Pitti e sul futuro immediato.
“Il Filati è una manifestazione alla quale siamo affezionati e nella quale crediamo, ci offre la possibilità di incontrare numerosi clienti in tempi ristretti e poi venire a Firenze è sempre una grande gioia. Nascondere che ci sia una flessione significherebbe vivere fuori dalla realtà, però noi i programmi e le previsioni le abbiamo rispettate. Da sempre abbiamo privilegiato l’eccellenza e l’altissima qualità, ciò, in parte, ha attutito la crisi degli ultimi anni, però siamo fiduciosi e cautamente ottimisti”.
Tempo fa mi trovavo da quelle parti e sentii raccontare dei particolari ai quali inizialmente davo scarso credito, ma poi spinto dalla curiositas faccio delle ricerche e scopro notizie interessanti.
“Dal punto di vista aziendale stiamo molto attenti alla sostenibilità, al rispetto della natura, del territorio. Sì, in effetti l’acqua del fiume che utilizziamo per finalità industriali poi la immettiamo nel fiume ancora più pulita di quando l’abbiamo prelevata ed è perfettamente bevibile”.
Del tipo: basta volerlo e l’inquinamento lo si riduce drasticamente o, addirittura, lo si elimina del tutto.
“Abbiamo la fortuna ed il vantaggio di essere italiani e di vivere in un territorio ricco di cultura, di storia, di arte, di bellezza, che nessun’altra parte del pianeta possiede. Per un italiano il gusto, la bellezza, l’eleganza, la sobrietà, fa parte del proprio dna. Vi sono ancora parecchi angoli da smussare però abbiamo sempre dimostrato di saper venir fuori anche dalle situazioni fortemente squilibrate”.
Magari potendo contare su una classe politica più attenta alle realtà produttive quotidiane e alle loro esigenze nel momento in cui devono affrontare concorrenti che usufruiscono di vantaggi governativi importanti.
Anche per Pitti Filati 79 non è stato emesso alcun comunicato ufficiale sui dati della manifestazione.
Bruno Galante
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