Ma per Schwazer è doping o avvertimento?
L’altro pomeriggio ero dalle parti di Corso Giovanni Agnelli a Torino e discorrendo con il caro amico Franco gli avevo bisbigliato “Franco, mi pare che diversi tasselli non trovino adeguata posizione nello Schwazergate”.
Ho frequentato le piste di atletica solo in adolescenza studentesca raccattando alcune medaglie provincialotte e stabilendo record ancor più provinciali.
Il mio affetto e la mia stima nei confronti di Franco mi suggerisce di bussare in punta di piedi.
Egli è colui che insieme alla leggenda barlettana nell’estate del 1972, il 21 luglio, suggella il record mondiale in una specialità che lascia tutti col fiato sospeso, la 4×200, che seppur non riconosciuto nel medagliere olimpico è di una suggestione unica.
I quattro cavalieri azzurri all’anagrafe sono registrati come Luigi Benedetti, il professore di Massa classe 51, vincitore di titoli nazionali e continentali che in alcune gare si concede persino il capriccio di tagliare il traguardo con anticipo rispetto al barlettano;
il secondo cavaliere, Pasqualino Abeti, classe 48, proviene da Correggio, nella bassa reggiana, che ha dato i natali ad illustri personaggi quali il pittore Antonio Allegri, per l’appunto il Correggio, Luciano Ligabue e altri;
il terzo cavaliere, partorito a Barletta il 28 giugno 1952, lo definiscono La freccia del Sud, il quale seppur da tempo riposa in pace, tuttora conserva record nazionali ed europei, di lui si è scritto tanto ed appartiene alla leggenda dello sport, il suo nome è Pietro Mennea;
il quarto cavaliere è Franco Ossola, classe 50, granata puro sangue, gentiluomo in pista e in borghese.
Era il periodo in cui la nostra atletica mieteva successi e medaglie di ogni genere e in ogni dove.
Tornando allo Schwazergate, non si vuole assolvere o bollare alcuno, si desidera solo evidenziare delle perplessità che appaiono logiche e scontate.
Chi è Alex Schwazer?
La sua scheda ci precisa che è nato a Vipiteno il 26 dicembre 1984, il padre è Josef la madre Maria Luisa Brunner, il fratello Oliver. Nell’estate 2005 è campione italiano della 50 km e poco dopo ai mondiali di Helsinki è medaglia di bronzo; nel 2007 ai mondiali di Osaka conferma il bronzo; l’anno successivo alle Olimpiadi di Pechino finalmente è oro con 3h 37’ 9’’ stabilendo il record olimpico.
Euforico per la vittoria compie il giro degli applausi avvolto dal tricolore, gesto sgradito agli Schuetzen, i miliziani pacifici tirolesi.
Il 6 agosto 2012, pochissime ore prima della gara olimpica di Londra, dagli esami risulta positivo all’eritropoietina, una sostanza dopante che lo esclude dalla gara dell’11 agosto.
Gli cade addosso mezzo mondo: consegna tesserino e pistola all’Arma, appartiene al gruppo militare dei Carabinieri; è fidanzato con Carolina Kostner ed i due si separano; la Ferrero non rinnova il contratto di sponsorizzazione con l’atleta. Per mesi gironzola tra le sue valli dell’Alto Adige.
Il 23 aprile 2013 il Tna, Tribunale Nazionale Antidoping, lo squalifica per tre anni e sei mesi.
Il 12 febbraio 2015 il Tna aggiunge altri tre mesi per avere eluso il prelievo dei campioni biologici in occasione di un controllo a sorpresa.
A marzo 2015 annuncia di voler rientrare a gareggiare con l’ausilio di Sandro Donati, allenatore e professore che ha fatto della battaglia al doping una delle sue bandiere. Le dichiarazioni esplicite dello spartano allenatore di lotta al doping procurano non pochi nemici, all’interno e all’esterno delle federazioni.
L’obiettivo sono le Olimpiadi di Rio 2016.
I primi di maggio 2016 le agenzie internazionali battono una notizia secondo la quale, a parere della WADA (World Anti Doping Agency), in Italia vi sono troppi casi di doping.
Pronta la risposta di Giovanni Malagò, presidente del Coni: “Sino ad oggi siamo il secondo Paese con il maggior numero di positività a livello olimpico. È un dato che può essere letto in due modi: siamo un Paese che fa largo uso di sostanze dopanti oppure siamo un Paese che controlla in maniera certosina, dove esiste un setaccio e una maglia difficilmente aggirabile. Ma anche qui possiamo crescere e migliorare”.
In Italia i controlli sono massicci e meticolosi in fatto di doping in tutte le discipline sportive.
Schwazer riprende gli allenamenti e si attiene ad una dieta rigida e meticolosa ed a una vita conventuale, non gli è consentita neppure l’ombra di una svista. Gli controllano persino quante volte sbadiglia nella notte.
La squalifica scade il 29 aprile 2016.
Il 1° gennaio 2016, giorno in cui tutto il mondo stappa bottiglie di spumante, gli agenti della IAAF, International Association of Athletics Federations, effettuano dei prelievi di urine al marciatore medagliato.
Scontata la squalifica l’8 maggio 2016 Schwazer partecipa alla gara di Coppa del Mondo della 50 km che si disputa nella Città Eterna e se l’aggiudica. In tanti la rabbia e l’invidia monta.
Il 21 giugno 2016 viene divulgata la notizia secondo la quale dall’esame risulta la presenza di testosterone esogeno, trascorrono pochi minuti e lo staff di Schwazer rimanda al mittente le accuse e precisa che si tratta di annunci “falsi e mostruosi” riservandosi la facoltà di querela contro ignoti.
Dalla 50 km alle carte bollate. Seguono altri proclami e grida megafonate di battaglie giudiziarie.
Non siamo tecnici e neppure abbiamo esaminato carte e documenti della tormentata vicenda. Però possiamo stabilire alcune certezze.
Le Olimpiadi sono un avvenimento planetario in grado di movimentare milioni e milioni di euro, all’interno di queste manifestazioni vi sono discipline che attraggono e accendono tv e media come pochissimi altri spettacoli sportivi, un giro ciclopico di pecunia. Pubblicità, diritti di immagine, dirette intercontinentali, interviste.
L’atletica è la disciplina regina e le gare di fondo (la marcia 20 km, la marcia 50 km e la maratona) riescono a tenere incollati tutti davanti al piccolo schermo, dalla partenza al traguardo.
Schwazer ha pubblicamente ammesso di avere sbagliato nel 2012 e di avere pagato sino all’ultima goccia senza chiedere sconti o elemosine, nel momento in cui ha deciso di rientrare nelle gare ufficiali si è avvalso della collaborazione di un allenatore capace, esperto e nemico acerrimo di qualsiasi specie di sostanza dopante.
Sandro Donati per dieci anni è stato allenatore della Nazionale di Atletica Leggera, ha denunciato scandali legati al doping nel calcio, nel ciclismo, nell’atletica. È classe 1947 per cui difficilmente può essere accusato di ambire a carriere dirigenziali. Ha scritto numerosi libri sul doping ed è stato a capo del settore Ricerca e Sperimentazione del Coni per tre lustri.
Sappiamo che a settembre 2017 sarà presa la decisione della sede delle Olimpiadi 2024 e Roma si ritrova la concorrenza di Budapest, Los Angeles e Parigi, a volte è sufficiente un fruscio di piuma per modificare decisioni di primaria importanza sociale, economica e finanziaria.
Qualora Schwazer fosse stato un atleta come tanti nessuno si sarebbe preso la briga di indagare e approfondire, però è un marciatore da podio e nel medagliere finale può incidere per un gradino in più o in meno, per di più si fa allenare dal rompiscatole Sandro Donati.
L’8 luglio la IAAF ha sospeso in via cautelare l’altoatesino, il suo legale ha dichiarato che si tratta di manomissione del test.
Il termine ultimo per l’iscrizione alle Olimpiadi scade il 18 luglio.
L’apertura a Rio de Janeiro è fissata per venerdì 5 agosto e la chiusura domenica 21.
E qualora il 6 agosto si scoprisse che le accuse sono di argilla?
Non è che con l’intenzione di bastonare Schwazer vogliono colpire Sandro Donati che ha sempre lottato a viso aperto contro persone, istituzioni e clan che utilizzano e lucrano sul doping? Oppure vogliono lanciare un messaggio cifrato, ma non troppo, nei confronti di chi denuncia e spiattella?
A Ginevra l’8 novembre 2015 la WADA ha sollevato un caso di portata planetaria che ha fatto sobbalzare non poche federazioni nazionali di atletica, ha presentato un dossier di 323 pagine ove vi è abbondanza di nomi, di date, di particolari, di circostanze, in maniera esaustiva. Nel voluminoso dossier si denuncia il sistema occulto della federazione russa, una vera e propria centrale criminogena costruita per modificare o azzerare migliaia di test antidoping, con l’avallo e la copertura dei più alti livelli politici. Sulla base di lunghe indagini e accertamenti la Wada chiede la squalifica a vita per 5 atleti, 4 tecnici e un dirigente mentre per la federazione russa chiede 2 anni di squalifica.
D’altronde anche all’asilo conoscono il vortice monetario che ruota attorno al doping sportivo che hanno procurato non poche scomparse premature, leggi Marco Pantani ancora avvolto nei dubbi e nei misteri.
In quasi tutti gli ambienti borderline vige la regola tassativa del silenzio e chi osa trasgredire non la passa liscia, men che meno negli ambienti del drug & co.
la Redazione
Commenti
Ma per Schwazer è doping o avvertimento? — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>