Disastro ferroviario 23 morti e 50 feriti per negligenza e burocrazia
23 morti e 50 feriti, dati non definitivi. Questo il drammatico bilancio di una delle più gravi tragedie ferroviarie italiane. Si è continuato a scavare per tutta la notte sulla tratta Andria-Corato, dove martedì 12 intorno alle 11,30 si è consumato lo scontro frontale tra i due treni delle Ferrotramviaria a nord del capoluogo pugliese sulla linea Bari-Barletta. Ormai si affievolisce la speranza di trovare persone ancora vive sotto le macerie.
Il riconoscimento delle vittime è stato effettuato nel Policlinico di Bari.
Sulle ipotesi della tragedia spunta ora l’errore umano. Come se qualcuno intendesse scaricare colpe e responsabilità sui macchinisti o sul personale che ha autorizzato la partenza dalla stazione.
Il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha annunciato l’apertura di una commissione di inchiesta.
Appare impossibile che nel 2016 ci siano ancora tratti di strada ferrata a binario unico, questo penalizza soprattutto la rete viaria del Sud.
Alla base dell’accaduto, secondo le prime ricostruzioni ci sarebbe un sistema obsoleto di segnalamento basato, non su visualizzazioni computerizzate, ma su una segnalazione di via libera effettuata per via telefonica.
Uno dei due treni non doveva essere lì, ha dichiarato a caldo l’Amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Renato Mazzoncini.
Chi si è recato sul luogo della tragedia ha trovato davanti a sé uno scenario apocalittico: lamiere contorte e corpi dilaniati. Sul treno dei pendolari, quello proveniente da Andria, viaggiavano soprattutto operai e studenti. Non bastano a placare la rabbia e il dolore quei veri e propri miracoli che la natura ci consegna in questi casi come quello del bambino di soli 2 anni estratto vivo da sotto le lamiere.
Da fonti delle Ferrovie dello Stato si apprende che già prima del 2006 si stava progettando il raddoppio della tratta ferroviaria incriminata che aveva già ottenuto il finanziamento, appare incredibile che vi siano fondi europei appositamente stanziati per le infrastrutture e che la burocrazia e la negligenza blocchino tutto e lascino ammuffire documenti e quattrini.
Le tratte a binario unico sul territorio nazionale non sono affatto mosche bianche.
Coprono il 95% delle strade ferrate in Basilicata, il 91% delle ferrovie in Molise e 88% di collegamenti ferroviari in Sardegna. La mappa del degrado dei Trasporti non si ferma qui. Questa è solo la punta dell’iceberg.
Trentacinque sono i feriti attualmente ricoverati ad Andria, cinque dei quali in prognosi riservata ed è in prognosi riservata anche una sesta persona ricoverata a Barletta. A causa di gravi fratture vertebrali, per questo paziente si è reso necessario un intervento chirurgico. Almeno dieci persone si trovano nell’ospedale di Bisceglie.
Come sempre succede in simili circostanze uno dei primi problemi da affrontare è quello delle sacche di sangue. Già dai primi appelli, rilanciati dai social e dai circuiti radiofonici e televisivi, la risposta è stata massiccia. Molti cittadini si sono presentati per donare. Al centro trasfusionale del Policlinico di Bari si è creata una lunga fila per effettuare il prelievo destinato alle decine di feriti. L’organizzazione dei donatori pugliesi già in altre occasioni ha dimostrato di essere valida ed efficiente.
L’impatto tra i treni, che viaggiavano ad una velocità di 100-110 km all’ora, è stato violentissimo. I vagoni sono stati letteralmente sbriciolati, pezzi di lamiere sono volate per decine di metri tra gli ulivi della campagna circostante.
Uno dei treni ha soltanto due vagoni rimasti pressoché intatti; l’altro solo l’ultimo, quello di coda. Dall’esame della scatola nera si capirà meglio la dinamica della disgrazia, gli inquirenti devono appurare se è entrato in funzione il sistema frenante, se nessuno si è accorto dell’avvicinarsi dell’altro convoglio anche perché l’impatto è avvenuto su un rettilineo e la velocità non era proibitiva.
Per Ferrotramviaria vi è stata una dichiarazione del direttore generale Massimo Nitti: “Uno dei due treni non doveva essere lì. Quale non so dirlo. È presto per fare valutazioni, ma è evidente che qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto. È una tragedia incommensurabile.
Ora ci dobbiamo occupare delle persone a bordo, poi avremo il tempo di capire cosa è successo”.
Si è mossa la magistratura e la Procura di Trani indaga per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario a carico di ignoti.
Ovviamente in questa fase non è possibile azzardare ipotesi. La più accreditata è quella dell’errore umano ma stando alle prime ricostruzioni, è improbabile che possa essersi trattato solo di errore umano. Al momento il fascicolo è stato aperto a carico di ignoti.
La Procura dovrà accertare non solo chi ha sbagliato, ma se chi ha sbagliato è caduto in errore da solo o se è stato indotto in errore da altri. Dovrà poi verificare l’adeguatezza del sistema di controllo rispetto alle norme in vigore, e quali sono state le cause che hanno rallentato e bloccato l’inizio lavoro del raddoppio della tratta e di ammodernamento del sistema di controllo del traffico.
La magistratura accerterà se sulla tratta Bari-Barletta gestita dalla Ferrotramviaria esistano i sistemi automatici o se le segnalazioni avvengono ancora telefonicamente, perché si procede con sistemi obsoleti ed insicuri.
Sulla quasi totalità delle linee gestite dalle Ferrovie dello Stato vige il controllo automatico, su quelle gestite da privati mancano dati di riferimento aggiornati ed in alcuni casi vi è carenza totale.
Dovranno accertare se gli standard imposti dall’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie su quella tratta esistono e vengono rispettati, perché in diversi sostengono che alla società del nord barese anni fa sia stata concessa una deroga per effettuare i dovuti lavori di ammodernamento tecnologico, lavori che ancora non sono iniziati. Ad ogni scadenza la deroga veniva rifirmata.
Nell’era del dominio totale degli automatismi e dell’informatica, su quei binari mortali il metodo di comunicazione e di controllo avviene ancora manualmente.
La beffa ulteriore è che ad alcuni chilometri dal disastro, a Monopoli, 40 chilometri a sud di Bari, sorge la Mer Mec azienda leader a livello mondiale per quel che riguarda il monitoraggio e la diagnostica delle infrastrutture ferroviarie ed i sistemi di segnalamento, società che annovera tra i clienti le Ferrovie di Spagna, Svizzera, Belgio, Italia e altri. Forse se avessero telefonato a Monopoli ed avessero chiesto in prestito qualche strumento sarebbero riusciti ad attenerlo ed evitare tanti lutti.
Il progetto del raddoppio della Bari-Barletta doveva essere ultimato entro il 2008.
Ma oramai abbiamo fatto il callo, in tante regioni gli interventi si effettuano solo dopo che si sono verificate tragedie e morti incolpevoli.
Tragedia pugliese non dovuta al caso.
Michele Pacciano
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