Maredamare prosegue a generare fiducia e coraggio
Se da un lato i segnali economici e industriali lasciano spazio ad un cauto ottimismo nel vecchio continente, dall’altro sul versante sociale le notizie di cronaca nera destano preoccupazioni e non poco. Troppo sangue in nome di una religione che non esiste, nessuna fede al mondo può incitare all’odio e alla morte. Chi non rispetta la propria vita è scontato che non possa rispettare quella del prossimo. Nelle ultime settimane il suolo francese è stato inondato da troppo sangue.
Segnali economici e industriali incoraggianti che provengono anche dalla Fortezza da Basso di Firenze ove si è svolta la rassegna di moda estiva Maredamare da sabato 23 a lunedì 25 luglio.
250 brand, tra i quali 65 si sono affacciati per la prima volta, hanno esposto nel Padiglione Centrale della Fortezza la loro collezione mare estate 2017 in quella che è la rassegna italiana più importante del settore beach wear. La conferma la si deduce raffrontando i dati ufficiali degli altri saloni di riferimento i quali sono costretti a registrare defaillance da parte di numerosi espositori e compratori.
Altrettanto incoraggianti sono i numeri delle presenze di visitatori e buyer, circa 9000 ingressi, tra i quali il 5% sono provenienti dall’estero.
Questa nona edizione ha indicato che anche nell’abbigliamento mare Firenze è la capitale, visto che i brand più importanti del settore oramai da anni garantiscono la loro presenza.
Oramai anche nel comparto mare il capoluogo toscano punta a divenire leader continentale e mondiale come lo è già da anni nell’Uomo e nel Bimbo. Servirebbe una maggiore partecipazione di buyer per rafforzare la posizione acquisita e far compiere quel salto di qualità al quale aspirano gli organizzatori.
Servirebbe anche una maggiore riflessione da parte di parecchi organizzatori di manifestazioni simili, in Europa ce ne sono troppe e spesso una a ridosso delle altre, in questa maniera i produttori non hanno neppure la possibilità di organizzarsi: se presenziare all’una oppure all’altra.
Alessandro Legnaioli è l’amministratore delegato di Toscana d’Amare, la società promotrice dell’evento, ed anche il direttore di Maredamare. Diventa un’impresa poterlo trattenere mezz’ora per ascoltare il suo parere sulla rassegna, tra cellulare e collaboratori che lo chiamano di continuo.
“Non si può che rimanere soddisfatti di questa nona edizione, un ottimo bilancio che premia il lavoro svolto nei mesi passati. Ed in un momento di lenta ripresa poter affermare di non aver chiuso in rosso è un gran bel risultato, se poi si ascoltano i responsi delle altre manifestazioni la contentezza raddoppia. Abbiamo notato una lenta partenza sabato mattina, però lo si poteva mettere tranquillamente a preventivo visto che per gli esercizi commerciali l’ultimo giorno della settimana è anche il più importante dal punto di vista lavorativo, gli incassi del sabato sono una percentuale sempre a doppia cifra. Il pomeriggio si è recuperato abbastanza e poi la domenica c’è stato, come spesso accade, il boom. Discreto anche il lunedì. Quindi l’esame lo abbiamo superato a pieni voti, merito, ovviamente di tutti coloro che sono stati impegnati in questi giorni e durante la fase preparatoria”.
L’abbigliamento mare nel 2015 ha sfiorato i 460 milioni di euro di fatturato, con un incremento del 2,2%. I costumi da bagno prodotti da società italiane hanno fatto registrare una crescita del 2,6% raggiungendo i 133 milioni di fatturato. Bilancio nettamente in positivo che lascia prevedere per il 2016 un consolidamento del fatturato con ulteriore sviluppo. Insomma un accenno di sorriso ce lo possiamo concedere. Il Made in Italy prosegue ad esportare le sue eccellenze su tutto il pianeta.
“Abbiamo ricevuto apprezzamenti anche per le numerose iniziative collaterali tenutesi nei tre giorni, un calendario denso di sfilate con i posti a sedere sempre al completo e con tante gente in piedi. Diversi workshop su argomenti utili e professionali, ai quali hanno partecipato esperti a livello nazionale. Eventi all’interno ed all’esterno della Fortezza. Insomma, possiamo ritenerci gratificati”.
Troppo sbilanciata la presenza di connazionali a sfavore dei buyer esteri, bisognerebbe arrivare almeno al 25% di compratori e visitatori stranieri.
“Lo scoglio non è facile da superare, spesso gli espositori ci confermano la presenza con un leggero ritardo per cui abbiamo tempi molto ristretti per organizzarci e contattare i big buyer perché anche loro devono esaminare bene la loro agenda di impegni. I risultati si potranno apprezzare nel medio e lungo periodo. Serve pazienza e costanza. La rassegna di moda deve divenire anche momento di incontro, scambio di pareri e di esperienze, allargare le proprie conoscenze in fatto di tendenze e fashion. Il trascorrere una o due giornate in fiera significa arricchimento professionale e investimento aziendale”.
Alcuni produttori snobbano le manifestazioni convinti che con la propria rete vendita soddisfano le esigenze dei commercianti, mentre dovrebbero predisporsi ad incontri diretti con l’acquirente perché questi vuole conoscere anche il titolare o i responsabili aziendali, non può rimanere solo un contatto lavorativo e commerciale.
“È cambiata la mentalità del commerciante, oggi sempre un numero crescente di loro organizza appuntamenti in fiera ed in un giorno o due visita diverse aziende e commissiona, in questa maniera organizza e programma meglio il lavoro in sede”.
Si sono visti poco mediorientali ed inglesi.
“Non è un mercato facile il Medioriente. Ad inizio autunno con una diecina di aziende dovremmo recarci a Dubai per testare le esigenze e i gusti, l’Iran, invece, sta divenendo un’area interessante. La Gran Bretagna non è mai stato un export importante, ora poi che sono usciti dalla zona euro meno che mai”.
Per ora godiamoci questo successo, domani riprendiamo a pedalare.
Bruno Galante
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