Lagnarsi di 94 milioni? Non è il caso
Anche il campionato di agosto è in vista del traguardo. Tra tre domeniche riprende quello che un tempo era il più bel torneo del pianeta. Poche le novità, nel senso che gli avversari dei pentascudettati si sono mossi pochissimo, cioè non si sono svenati dal punto di vista degli acquisti, ed allora riesce difficile immaginare che possano contrastare efficacemente la marcia di avvicinamento alla Nona di Corso Galileo Ferraris.
Troppo distante il modus pensandi et modus operandi tra il gruppo che fa riferimento ad Andrea Agnelli e le altre formazioni a capitale misto italo-extracomunitario.
Unico club d’alta quota rimasto a conduzione italica è quello partenopeo, oltre a quello zebrato si intende, il cui presidente negli ultimi giorni è salito in prima pagina per i lagni prolungati. È il segno dei tempi.
Stabilire la cifra più alta di sempre per un trasferimento e gonfiarsi le gote di lagrime (volutamente con la”g”) amare, come il noto “amaretto”, è offensivo per milioni di italiani.
Però una novella simile non era mai capitata di leggerla o di ascoltarla.
Probabilmente nell’ambiente calcistico è un record ed un primato da guinness.
Al di là del fatto che il giovanottone argentino, dicasi Higuain ma iscritto all’anagrafe nella bretone Brest sin dal 10 dicembre 1987, ha stabilito il record delle campagne acquisti di Serie A, ad oggi di trofei importanti verso il cielo ne ha innalzati quasi zero e per un calciatore 29enne è una sorta di neo.
È vero che a Madrid con i merengue del Real ha cucito tre scudetti però tutto il globo sa che nella penisola iberica i campionati si vincono solo con i blancos o con i blugrana della Catalunia.
Nella capitale spagnola ha indossato la maglia per 190 giornate e marcando solo in 107 occasioni. Numeri che a CR7 fanno sorridere. Il portoghese in 236 gare ha bucato la rete per ben 260 volte.
Ma tornando ai nostri giorni peninsulari. La campagna acquisti nazionale è passata in silenzio quasi assoluto se non fosse stata per una telenovela fotocopiata del Gonzalo. Quasi che tutti i presidenti siano passati dalla cassa di risparmio.
Ma passando dalla cassa di risparmio si riesce a vincere qualcosa in Europa? Difficile, quasi impossibile.
Ed allora ecco che il gap tra le “terribili tre”, Real-Barca-United, ed il resto delle disarmate inseguitrici si allunga.
Secondo la tabella pubblicata da Forbes i tre mega club a maggio scorso valgono 7,28 miliardi di euro. La prima delle italiane è la Juventus con 900 milioni, al nono posto.
In pratica tutto il calcio nazionale non raggiunge quella cifra, o quasi. Ci arrabattiamo nelle graduatorie dei clochard.
Dato che i gallici ci hanno insegnato che l’argent fait la guerre, noi di battaglie europee ne potremo vincere poche, molto poche. A meno che.
A meno che non si inizi a ragionare in grande e mettendo mano ai capitali superiori ai sette zeri.
Ma il punto di partenza sono gli stadi. Sino al giorno in cui le società di calcio non diverranno proprietarie dei rettangoli di gioco i sogni rimarranno nei cassetti. Non si potrà mai competere con il trio anglo ispano, ci si dovrà accontentare delle briciole o delle illusioni o dei miracoli che non arrivano.
Nessun grande investitore al mondo punterà mai centinaia di milioni sui garretti di attaccanti e difensori, succede che inizialmente si fanno abbagliare dai riflettori dei media e si leccano leggermente i baffetti ma non appena leggono i bilanci fanno retromarcia. Vedi cinesi, coreani, arabi. Mesi e mesi di discussioni abominevoli per giungere a capo di nulla.
Oramai le grandi famiglie industriali e finanziarie italiane hanno compreso che con il pallone i margini di guadagno sono ridottissimi, che il rischio di rimettere capitali e faccia è molto concreto ed allora le partite se le godono comodamente in mega schermi tv con 50 euro al mese.
Gli unici condottieri sono rimasti Diego Della Valle, Aurelio De Laurentis, Claudio Lotito e Maurizio Zamparini. Per quanto ancora?
Si diceva dell’argentino Gonzalo Gerardo Higuain. La società della famiglia Agnelli dovrebbe, il condizionale è d’obbligo visto che nessuna delle due parti,
l’acquirente e la venditrice, ha voluto comunicare la cifra sottoscritta, aver deciso di stanziare la somma di 94 milioni 736mila euro per la clausola rescissoria.
In Corso Galileo Ferraris sono convinti della bontà dell’investimento dal punto di vista finanziario e calcistico, tant’è che il business delle maglie con il numero 9 è già decollato.
Diverso è l’aspetto tecnico visto che quel risultato lo sancisce solo il campo. Non dovrebbe essere un compito arduo per il tecnico Massimiliano Allegri inserirlo negli schemi collaudati da due tornei, però.
Meglio attendere le 22,30 di sabato 20 agosto.
Di questi tempi Maurizio Zamparini l’anno passato gongolava dopo aver girato ai bianconeri Paulo Bruno Exequiel Dybala, 15 novembre 1993, per 40 milioni.
Di questi giorni Aurelio De Laurentis è incavolato supernero, quantomeno così si presenta in pubblico, dopo che il Pipita si è trasferito sotto la Mole Antonelliana per una cifra parecchio più del doppio. Serve rammentare che l’argentino nasce il 10 dicembre 1987 e che aveva un contratto in scadenza a giugno 2018. Da quella data è a parametro zero. La stragrande maggioranza dei presidenti avrebbe fatto salti di gioia per un incasso del genere. ADL davanti a microfoni e telecamere si rabbuia e diventa un tantino scurrile.
Ad oggi neppure una mezza frase per come intende reinvestire la mega cifra.
Portogallo docet. Si è aggiudicato il Campionato Europeo privo del suo supercampione, ma supercampione per davvero.
Da che calcio è calcio i trasferimenti ci sono sempre stati, a volte anche le “bandiere” hanno indossato casacche di diverso colore. Non sono e non possono essere considerati traditori o mercenari, sono professionisti super pagati che lavorano con le società alle quali sono vincolati.
Se un big manager passa dal Santander al Paribas si scandalizza qualcuno?
Se Benigni, De Niro, Al Pacino, Sabrina Ferilli, oggi sono scritturati dalla Filmauro e domani da Medusa o Warner Bross chi è che si strappa i capelli?
Di tanto in tanto la sobrietà non guasta.
la Redazione
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