Tra vu’ cumprà baldanzosi e negozianti timorosi
L’ultima domenica di luglio per tre agenti della Polizia Municipale di Follonica, Grosseto, è stata una giornataccia che poteva trasformarsi in qualcosa di peggio. E purtroppo non è la prima volta che accade su quel tratto di mare.
Tre poliziotti si avvicinano ad uno delle centinaia di extracomunitari che riempiono la spiaggia e girano con le loro cianfrusaglie clandestine sul litorale maremmano, in pochi attimi sono circondati da una diecina di suoi colleghi vu’ cumprà i quali si avventano sugli uomini in divisa che fanno in tempo a chiedere rinforzi e a bloccare un energumeno.
Riempiono di botte i tre malcapitati e scompaiono nel nulla. Follonica è un’ottima piazza per questi signori del commercio illegale ed a frotte sono presenti senza che nessuno osi rispedirli a casa.
Sono diventati così numerosi che ci vorrebbe un reggimento per impedire loro di commercializzare prodotti contraffatti e cineserie però se non si comincia la diga può straripare.
Oppure si dovrebbe attendere che accada qualcosa di grave per intervenire concretamente?
Altra situazione insostenibile si era riscontrata all’ingresso del Museo dell’Accademia a Firenze per le molestie che le migliaia di turisti erano costretti a subire quotidianamente da parte di mendicanti professionisti e venditori abusivi extracomunitari.
Sino al giorno in cui, il 20 aprile, la direttrice 48enne teutonica Cecile Holberg non scrive al prefetto denunciando lo scempio che quotidianamente si perpetrava davanti al quarto museo più visitato in Italia con oltre 1,5 milioni di ingressi nel 2015.
La lettera viene letta in tutte le redazioni e scoppia un pandemonio.
Da allora vi è sempre una pattuglia che staziona durante l’orario di apertura e le numerose decine di accattoni professionisti e venditori di patacche e bagattelle sono scomparsi ed anche il David di Michelangelo guardando tutti dall’alto in basso sorride con maggiore rilassatezza.
Dietro i borsoni di cianfrusaglie ci sono decine e decine di aziende che operano in modo illegale ed in barba alle più elementari regole del vivere civile, è dalle piccole situazioni e dai particolari che possono apparire insignificanti che si comprende la capacità produttiva di un’azienda o di una società. Se non si è in grado di affrontare e risolvere problemi secondari e di periferia si può ipotizzare che si sapranno affrontare problemi e difficoltà di natura primaria e di alto spessore?
Molto più semplice e più facile effettuare controlli sulle attività commerciali a fissa dimora.
In questi giorni funzionari ispettivi della Guardia di Finanza hanno accertato in molti negozi di moda, abbigliamento, calzature, accessori, pelletterie, articoli sportivi e tessili per la casa se i prodotti in vendita sono regolarmente provvisti di etichettatura.
Qualora gli articoli tessili e calzaturieri risultano con una etichettatura non conforme e con la mancanza degli estremi dei produttori i funzionari passano all’immediato sequestro dei beni illegali e subito dopo si scrivono i verbali.
Resta ben inteso che l’etichetta non l’attacca il commerciante bensì il fabbricante.
Si sono verificati alcuni casi che definire insensati è riduttivo. Un negoziante vende due paia di calze di aziende piuttosto conosciute la cui composizione fibrosa non risulta conforme a quanto dichiarato in etichetta dal produttore/fornitore e soprattutto perché la composizione fibrosa indicata in etichetta non era stata riportata in fattura. Accertato il misfatto scatta la sanzione che decorre da un minimo di 1.032,91 euro ad un massimo di 5.167,57. Ma gli onorevoli legislatori riflettono un attimo su quelle che possono essere le conseguenze di talune iniziative e chi vanno a colpire?
Federazione Moda Italia con Massimo Torti, segretario generale, durante il work shop tenuto a Firenze in occasione della recente rassegna Maredamare ha ricordato a tutti gli operatori di prestare la massima attenzione all’etichettatura per non incappare in gravose sanzioni, che in un periodo come l’attuale di poche vacche grasse, anche un piccolo salasso diventa insopportabile.
Si è fatto sentire anche Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia, il quale da anni si batte in difesa delle centinaia di migliaia di negozianti che operano in quel settore che ci vede leader indiscussi su tutto il pianeta.
“La normativa sulle responsabilità e relative sanzioni sulla non conformità delle etichette dei prodotti tessili e delle calzature è tutta da rivedere. È inammissibile, oltre che inaccettabile, che un operatore commerciale, in quanto obbligato principale, tra l’altro molto spesso vessato da clausole che gli negano ogni diritto di regresso nei confronti dei fornitori, debba rispondere delle negligenze o omissioni di operatori terzi (produttori/importatori). È un’anomalia che chiederemo di correggere il prima possibile”.
Da settembre si riparte alla carica.
la Redazione
Commenti
Tra vu’ cumprà baldanzosi e negozianti timorosi — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>