Pino Capasso e Tonino Scorpati 80 candeline e ancora pedalano
Sino ad alcune primavere orsono spesso si ascoltava una frase che lasciava perplessi specie le nuove leve: “Il lavoro nobilita l’uomo”. Con il trascorrere delle lune piene è andata in disuso.
È stato il Sessantotto a porre in naftalina quella frase perché ne sono affiorate delle altre tipo “il lavoro è il rifugio di coloro che non hanno nulla di meglio da fare”, così pare che abbia sentenziato Oscar Wilde.
Ed evidentemente Pino Capasso e Tonino Scorpati nella loro vita non hanno avuto nulla di meglio da fare se ancora oggi a distanza di numerosi decenni ogni mattina sanno che devono darsi una mossa e recarsi in bottega.
Certo la loro bottega di oggi non è quella della fine anni Quaranta del secolo scorso quando in pantaloncini corti e rattoppati ogni mattina si presentavano dal “maestro” in punta di piedi e con i capelli brillantinati. Le botteghe dei parrucchieri d’oggi sono gioiellini d’arte e d’architettura.
Seppure piccoli balilla nelle orecchie il sibilo degli spari l’hanno ascoltato entrambi, l’odore della fame non gliel’hanno raccontato perché l’hanno vista esposto nelle vetrine sconquassate dalle truppe alleate e da quelle naziste. A raccontarlo oggi c’è il rischio di ottenere in cambio peti sonori e prolungati.
Ma i ragazzi del ‘33 e del ‘34 sono cresciuti con una maleodorante fotocopia della mortadella felsinea. Se poi il luogo di nascita è ubicato al di sotto della Linea Gotica l’appetito oltre che a torchiare le budella annebbia la vista e procura allucinazioni.
Per sfuggire ad un presente tenebroso e a un futuro a tinte fosche una parte di quella meglio gioventù ha comprato valigie cartonate per pochi spiccioli ed ha varcato il Rubicone o valicato le Alpi. A centinaia di migliaia sono saliti e si sono stipati in carrozze di legno e maleodoranti per sfuggire ad un futuro nebuloso e ad un presente affamato. Per molti la ruota della fortuna ha girato in senso orario ma per qualcuno le lancette si sono bloccate. In comune hanno la famosa valigia non griffata ma con tanto spago attorno.
Due di quel battaglione di ragazzi partiti da un sud a brandelli insieme alle cianfrusaglie alla rinfusa ci infilano all’interno sogni colorati e rosee speranze.
Il primo si avvia dal Golfo di Napoli ed è già famoso perché Vittorio De Sica ha tratto spunto da lui e da altre migliaia di “guaglioni” come lui per realizzare quella pellicola che è diventata una pietra miliare nella cinematografia mondiale: Sciuscià. Con una leggera modifica: sciuscià sta per shoe-shine, lustrascarpe, mentre lui pulisce il viso a marines e a militari alleati ma invasori.
È talmente piccolo che i marinai a stelle e strisce se lo accomodano sulle ginocchia per farsi insaponare il viso.
Pino Capasso viene alla luce nella capitale dello scomparso Regno delle Due Sicilie nel 1933 ed immediatamente capisce che deve fatigare per buscarsi la pagnotta e che difficilmente, molto difficilmente, lungo il cammino della vita si incontrano generosi benefattori col portafoglio gonfio. Se vuole qualcosa se la deve sudare e guadagnare.
Ha uno zio paterno, Mario, che ha fatto il militare a Firenze ove si è innamorato ed ha messo casa a Poggio a Caiano, distante pochi chilometri dalla città gigliata. Con zio Mario ha un ottimo rapporto e va a trovarlo, rimane entusiasta della zona e decide di stabilirsi.
Ha messo da parte pochi risparmi e con quelli prende in affitto una camera ammobiliata a Montemurlo, Prato, poi apre una barberia.
Si è posto un unico obiettivo: lavorare.
Il mestiere lo conosce, come pure conosce il sistema per incrementare la clientela perché è sveglio e gentile. La ruota gira per il verso giusto e racconta al padre la favola che sta vivendo, il genitore lo raggiunge ed apre una seconda barberia a Montale, Pistoia.
Il lunedì, giorno di chiusura, si reca a Firenze in treno dove frequenta una scuola di perfezionamento. Su quello stesso treno viaggia Vanna che da Firenze si sposta a Montemurlo per insegnare.
Pino Capasso la prima volta la guarda senza farsi notare, però lei non passa inosservata; la seconda volta, invece, la osserva bene; la terza volta con un pretesto le si avvicina e attacca bottone, uno di quelli inamovibili.
È l’anno 1957. Vanna le piace e lui piace a Vanna.
Nel 1962 si ritrovano sull’altare per un sì che non si è mai interrotto.
Pino è un vulcano di idee e di obiettivi. Consegna i due locali al padre ed apre a Firenze nel 1958 in Via della Scala, in questa strada rimarrà per oltre 40 anni.
È un gran lavoratore ma sa che deve migliorare continuamente ed allora collabora con i “maestri” fiorentini, il suo punto di riferimento diventa Mario Gattai il parrucchiere della Firenze bene.
Conosce Beppino Nobile il quale tecnicamente è uno dei migliori a livello nazionale, diventano amici e per un trentennio i loro destini si incroceranno spesso.
Oramai nell’ambiente è divenuto un personaggio molto noto e nel 1974 fa parte della formazione italiana che a Parigi vince l’ambito Festival Mondial de la Coiffure.
Il Padreterno gli ha donato una velocità impressionante nel muovere indice e medio, durante la gara cambia 5 acconciature in 15 minuti, roba da Guinness.
È un riconoscimento che lo consacra a livello internazionale. Diventa un trampolino di lancio dal punto di vista professionale anche perché si convince che non è solo un ottimo coiffeur ma anche imprenditore. Istituisce la Scuola Parrucchieri (ha rilasciato circa 5000 diplomi sinora), apre diversi saloni, entra nel campo della moda.
Non riesce a rimanere seduto su una poltrona per più di quattro minuti. Però non si monta il capo e non va in Piazza della Signoria a sbandierare coppe e medaglie. Rimane al suo posto e prosegue a pedalare. Facciamo un passettino indietro, anno 1963.
Una mattina gli si presenta un distinto newyorkese e gli propone di trasferirsi nella capitale del business planetario con un compenso mensile di 2.800.000 di vecchie lire, all’epoca lo stipendio medio italiano è al di sotto dei 100 mila al mese. Vanna è in cinta di Stefania, la primogenita, e non può lasciarla sola per rimanerle accanto rifiuta un presente stratosferico ed un futuro super luminoso.
Noi italiani siamo così, spesso le questioni di cuore hanno il sopravvento sul resto.
Dunque, Pino Capasso diventa internazionale e apre scuole e succursali a Mosca, a Pechino, a Shangai. Addirittura a Mosca il salone aveva una superficie di 3.800 metri quadri, roba da matti.
Una mattina uggiosa il postino gli consegna una cartolina inneggiante al ponte di Brooklyn con su scritto: Pino Capasso, Firenze, Italia e basta. Ha raggiunto la notorietà.
Oramai è da 73 anni sulla breccia ma puntualmente ogni mattina si presenta in bottega e di tanto in tanto per qualche amico riprende ancora forbici e pettine.
Questa è l’Italia di chi ama l’Italia.
La storia di Tonino Scorpati ha viaggiato su un altro binario.
Classe 1934, a sei anni a Ginosa, Taranto, si trova in bottega con spazzola e granata, gli piace l’odore dei capelli e del sapone e quando non è più un bimbetto principia ad esercitarsi a tagliare le chiome delle coetanee. Si rende conto che sarà la professione della sua vita. Appartiene alla ristretta cerchia di coloro che vengono definiti “primi della classe”.
È bravo e gli piace lavorare, ma le difficoltà della vita sono altre e a volte ti mettono di fronte ad un bivio.
Ad un certo punto si rende conto che non si può mangiare tutti i giorni e per tutta la vita pane e cipolla, così abbandona il Golfo di Taranto e sale sull’Espresso del Levante con destinazione Svizzera.
Sono gli anni in cui i treni che partono dal Sud con destinazione Nord sono sempre stracolmi quasi tutti i giorni, è al ritorno che si trovano posti a sedere.
Di là delle Alpi affina le qualità professionali e comprende di essere dotato di enormi potenzialità. A Basilea comunque non rimane a lungo, giusto il tempo di mettere da parte il gruzzolo indispensabile a far decollare il suo sogno.
Rientra a Ginosa apre il salone ed i risultati non si fanno attendere.
Immediatamente si forma la coda per quante desiderano una chioma da applausi.
Non si stanca mai di apprendere e migliorare. La sua clientela valica i confini provinciali e regionali.
Il passa parola giunge sino a Roma e dopo aver superato le selezioni viene incluso nella squadra nazionale, del gruppo fa parte anche Pino Capasso.
Caratterialmente si assomigliano ed entrano subito in sintonia, stabiliscono un buon feeling. Parigi, Bruxelles, Milano, ovunque sono titoli e riconoscimenti da porre bene in mostra e conservare nitidi e luccicanti.
Gli piovono offerte di lavoro e collaborazione dal nord al sud. Lui, però, è un romanticone legato alla sua terra e ai suoi affetti. D’altronde quando ti senti gratificato professionalmente, vivi in un ambiente che ti piace e ti soddisfa, trovi una donna che riempie l’altra metà della tua vita, perché spostarsi alla ricerca delle incognite e delle insidie?
Sfrutta l’onda del successo e nei giorni chiusura, domenica e lunedì, con il titolo di campione del mondo in tasca è in giro per l’Italia ad insegnare e ad evidenziare il metodo che consente di elevarsi e di scalare la notorietà.
Oggi che di candeline ne ha spente diverse poco o nulla è mutato rispetto al passato remoto, è il primo ad entrare nel salone ed è l’ultimo ad uscire, entra con un sorriso incoraggiante ed esce con un sorriso che non appare stanco.
Ma allora qual è la motivazione che sorregge questa voglia di rimanere nella trincea lavorativa con l’identico entusiasmo di 60, 70 anni orsono?
Entrambi hanno replicato come se avessero concordato la risposta:
“Amore e passione, ogni giorno bisogna applicarsi come se fosse il primo giorno ed il traguardo fosse ben in vista, quotidianamente lo si deve superare con slancio, euforia e sempre sorridente”.
Chi di compleanni ne ha festeggiati oltre 80 ed ha deciso di festeggiarne ancora tanti merita credito e fiducia. E bisogna accordaglieli. Cincin.
Bruno Galante
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