Iannone e Dovizioso su Ducati si impongono in Austria
Andrea Iannone mette tutti in fila, compagni e avversari. Bravo Andrea. Dal Gran Premio d’Australia del 2010 vinto da Casey Stoner al Gran Premio d’Austria 2016 sono trascorsi ben sei anni e tanti ce ne sono voluti alla Ducati per salire sul podio più alto nel circuito MotoGP.
Con una leggera differenza: all’epoca in sella si trovava un australiano oggi è un giovanotto di Vasto, Chieti, classe 1989.
Per giunta Andrea è anche al primo super podio importante della sua carriera. È un super affezionato della Ducati con la quale ha iniziato la sua avventura in MotoGP.
Avremmo desiderato fotografare sul podio anche un certo Rossi Valentino da Tavullia ma nella vita bisogna accontentarsi anche solo del primo e secondo posto, perché a far compagnia ad Andrea è salito un altro Andrea, che di cognome fa Dovizioso, però pure lui con una Ducati. Terzo posto per Jorge Lorenzo.
Ed allora se non è trionfo italiano questo sulle due ruote che contano quale potrebbe essere?
Ma per essere la vigilia di Ferragosto e per essere nel pieno delle vacanze peninsulari chiediamo pochissimo altro, ammirate anche le ottime perfomance del battaglione azzurro a Rio de Janeiro. Ma torniamo con le gomme all’asfalto austriaco di Zeltweg.
Sulla griglia di partenza sfreccia il tricolore: primo Andrea Iannone, secondo Valentino Rossi e terzo Andrea Dovizioso. Tutto il resto è alle spalle, compreso Marc Marquez, Jorge Lorenzo, Dani Pedrosa, e via via gli altri piloti.
Quella di Andrea è stata una gara tattica e d’assalto senza nemmeno guardare in faccia il compagno di scuderia e gli avversari spagnoli.
Ma oltre alla vittoria di Andrea è la vittoria e la rivincita della Ducati sulla Yamaha che per anni ha ingoiato rospi e gas nocivi ed una doppietta, come quella austriaca, serve per rafforzare l’animo e consolidare le ambizioni e le aspettative dei ragazzi di Borgo Panigale.
Siamo poco più che al giro di boa e mancano ancora otto gare per l’assegnazione del titolo iridato, certo il distacco di Marquez, 181 punti, non è facilmente colmabile neppure per Lorenzo che si trova a 138 e Valentino a 124 ma sono sufficienti due o tre en plein per rimettere tutto in discussione.
Anche se occorre considerare che per ben due volte gli spagnoli giocheranno in casa: il 25 settembre con il Gran Premio d’Aragona e l’ultimo circuito a Valencia il 13 novembre.
È una delle tante stranezze del Gran Premio, la Spagna con zero case costruttrici gioca in casa quattro volte, perché oltre ai due menzionati vi sono quelli di Jerez e quelli di Barcellona e per fortuna che in Spagna di autodromi non ne esistono degli altri.
Al patron della Dorna, la società che gestisce il motomondiale e la superbike, l’ing. Carmelo Ezpeleta evidentemente garba giocare in casa nonostante non vi sia nemmeno l’ombra di una casa costruttrice iberica visto che i motori li fabbricano gli italiani e i giapponesi con le case Aprilia, Ducati, Yamaha, Honda e Suzuki mentre i pneumatici li forniscono i francesi con la Michelin.
Ma evidentemente le capacità finanziarie, e non solo, della Dorna valicano frontiere e costellazioni.
La Ducati si è imposta nelle prove e in gara, e questo la dice lunga sulle potenzialità della casa bolognese. Non vi è stata storia sin dai primi giri con Iannone e Dovizioso sempre al comando e le Yamaha ad inseguire, nemmeno per un attimo Rossi e Jorge Lorenzo hanno preoccupato la coppia italiana.
La mente ora è proiettata a Brno per l’undicesimo Gran Premio che potrebbe segnare una svolta qualora dovesse proseguire l’astinenza spagnola.
la Redazione
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