Ieri il terremoto oggi la ricostruzione, da fare bene e alla svelta
Le scosse telluriche si sono allontanate da Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, ma ora iniziano i problemi della ricostruzione. Tutta l’Italia ha abbracciato ed ha fatto sentire la vicinanza a quanti hanno provato dolore fisico e affettivo in queste ultime ore.
Il dolore fortifica e accomuna, e per l’ennesima volta l’Italia che lavora, l’Italia del silenzio, l’Italia che subisce, si è rimboccata le maniche e con pala e piccone ha scavato e salvato tutto ciò che si poteva salvare.
È un’Italia che ha riempito i magazzini di prima necessità a tal punto che i responsabili della Protezione Civile sono stati costretti ad emettere un comunicato chiedendo di bloccare le donazioni.
Abbiamo dimostrato al mondo intero, qualora ve ne fosse stato bisogno, che siamo gran lavoratori, che siamo onesti e siamo capaci.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha garantito: “Non vi lasceremo soli”.
Ancora una volta gli italiani fanno cenno di sì col capo e ripongono fiducia nel loro più alto esponente. Sino ad oggi il Presidente Mattarella ha dimostrato di non essere un parolaio e di meritare credito a differenza di alcuni suoi predecessori che avevano inteso il Quirinale come la Giovenca Carolina. Oramai gli italiani, è sufficiente osservare i dati delle consultazioni elettorali centrali e periferiche, si sono allontanati dalla politica ma soprattutto dai politici.
Il nostro è il paese più bello del mondo ma che periodicamente viene flagellato da scosse sismiche che si portano dietro vittime e abitazioni, a volte anche interi quartieri e qualche volta anche intere città.
Se analizziamo solo i terremoti degli ultimi 100 anni lo riscontriamo.
Questo il triste elenco:
28 dicembre 1908 Reggio Calabria e Messina e zone circostanti rase al suolo con quasi 100.000 vittime;
13 gennaio 1915 Avezzano e la Marsica circa 30.000 vittime;
26 aprile 1917 tra Umbria e Toscana, oltre 30 vittime;
7 settembre 1920 Garfagnana e Lunigiana in Toscana, 300 vittime;
29 luglio 1930 Irpinia in Campania, 1.425 vittime;
15 gennaio 1968 Valle del Belice in Sicilia, 231 vittime;
6 febbraio 1971 Tuscania nel Lazio, 31 vittime;
6 maggio 1976 nord di Udine nel Friuli, circa 1.000 vittime;
19 settembre 1979 la Valnerina tra Umbria e Marche, Rieti e Roma ove sono interessati il Colosseo, l’Arco di Costantino e la colonna Antonina, 5 vittime;
23 novembre 1980 Irpinia in Campania e la Basilicata, 2.914 vittime;
7 e 11 maggio 1984 tra Campania, Lazio e Molise, 7 vittime;
13 dicembre 1990 Sicilia sud-orientale, 16 vittime;
26 settembre 1997 Umbria e Marche, tra cui Assisi, Colfiorito, Foligno, Camerino e altri, 11 vittime;
31 ottobre e 2 novembre 2002 Molise e Puglia, a San Giuliano di Puglia crolla una scuola e muoiono 27 bambini, in tutto sono 30 vittime;
6 aprile 2009, L’Aquila e zone limitrofe, 309 vittime e 23 mila edifici disastrati;
20 maggio 2012 province di Modena e Ferrara, 27 vittime.
Ad ogni terremoto, fatta eccezione di rarissimi casi, sono seguite polemiche, interventi della magistratura per irregolarità e illegalità su tutto, per la ricostruzione ci sono voluti anni e a volte lustri. Politici e alti funzionari dello Stato in prima fila davanti ai flash e alle telecamere le prime due settimane poi diventano irreperibili e non rispondono al telefono.
È una prassi consolidata nella quale sono coinvolti tutti i colori partitici e gli schieramenti di sinistra, di centro e di destra, nessuno escluso.
Idem per le sventure di questi giorni. Dichiarazioni che lasciano l’amaro in bocca.
Ascoltare alcune frasi del ministro Alfano sul sistema soccorsi coinvolti nell’emergenza sismica del Lazio e delle Marche lascia sconcertati: “Ha funzionato alla perfezione e ha compiuto un miracolo laico”. Non pago di ciò ha aggiunto: “Ha salvato 215 persone, un risultato incredibile che rappresenta un momento di luce in questo buio immenso di parole”.
Il silenzio ed il buon senso valgono oro, specie in certi momenti e in certe situazioni. Ma non per tutti.
I timori e gli interrogativi sorgono spontanei: tra 40 o 50 giorni chi si ricorderà di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto?
Il passato suggerisce che allo scadere del primo mese si spengono i riflettori e si depongono i blocnotes, per cui gli amanti delle copertine patinate e delle prime pagine si eclissano e quanti sono sommersi dai problemi e dai guai rimangono soli e in cantuccio. Se poi si scopre che i tre comuni non raggiungono le 5.000 anime, e quindi in termini di voti sono un fruscio silenziosissimo, gli interrogativi lievitano. Se è vero che il passato insegna.
Il premier Matteo Renzi ha ripetuto: “Io vi aiuterò, ditemi che cosa è meglio per voi, non possiamo decidere tutto da Roma”.
Se si ha tempo e la possibilità di andarsi a rileggere le dichiarazioni dei presidenti del Consiglio, dei ministri e dei vari personaggi pubblici che hanno rilasciato all’indomani di tutte le catastrofi naturali, che periodicamente flagellano la penisola, ci si accorge che sembrano fotocopiate. Politici con il fazzolettino in mano pronti ad asciugare le lacrime ed il dolore al cospetto delle bare, a pochi centimetri si trova chi piange con le pupille e col cuore colpito nel corpo e nell’anima e che simili momenti rimarranno impressi in maniera indelebile per tutta la vita.
Gli italiani avrebbero desiderato maggiore silenzio e meno dichiarazioni e proclami. Ci avremmo guadagnato tutti.
Vogliamo comprendere se anche agli italiani che hanno bisogno e che sono stati colpiti dal trauma sismico spetteranno 35 euro al giorno come percepiscono gli sventurati palestrati che sbarcano dai gommoni con due o tre cellulari e non si sa dove provengono.
Sono già partite le indagini per capire per quali motivi la scuola elementare “Romolo Capranica” di Amatrice è crollata seppure i lavori siano stati ultimati solo nel 2012, con una spesa di 700.000 euro per metterla in sicurezza, e si scopre che l’impresa esecutrice dell’appalto potrebbe avere dei legami con Cosa Nostra.
Ci si dovrà pur chiedere come mai palazzine nuove in cemento armato si siano accartocciate su se stesse, edifici storici non adeguati alle normative, eppure tutti sappiamo che quelle sono zone ad alto rischio sismico. Abitazioni venute giù come quelle costruzioni di sabbia che i ragazzetti tirano su sulla battigia, perché pare che nessuna di queste fosse dotata di “catene”, sono delle giunzioni d’acciaio per tenere insieme i muri.
I signori sindaci e responsabili degli Uffici Tecnici queste regole le conoscono bene, o forse benissimo. Come al solito le leggi ci sono ma non vengono applicate ed allora il politico risolve il problema inventando nuove leggi e nuovi decreti.
Forse che bisogna attendere le calamità per intervenire? Dobbiamo vivere sempre in emergenza?
Dato che le mappe delle zone ad alto rischio sono sulle scrivanie, e si auspica non nei cassetti, degli amministratori e dei tecnici municipali, provinciali e regionali come mai nessuno ha effettuato controlli? Oppure c’è bisogno che intervengano, a posteriori, i tecnici del corso di Ingegneria sismica del dipartimento di Ingegneria civile del Politecnico di Torino per accertare le cause?
Bisogna per forza versare lacrime amare e dolorosissime ad ogni scossa tellurica?
Ora il governo dovrebbe nominare un commissario per la ricostruzione e circola il nome di Vasco Errani, ex presidente della Regione Emilia e Romagna, il quale ha maturato una pluriennale esperienza per il dopo terremoto emiliano del 2012 ed i cui risultati sono apprezzabili.
L’auspicio è che il governo non si intrufoli nelle nebbie delle correnti e delle fazioni di partito.
Quello che gli italiani chiedono è trasparenza e competenza. Per la trasparenza basta pochissimo, pochi euro: aprire un sito sul quale devono essere registrate tutte le operazioni in entrata e in uscita, al centesimo. Per la competenza è sufficiente affidarsi ad enti e strutture tecniche di provata capacità nazionale e internazionale che nel recente passato hanno operato con successo in Italia e all’estero, ma soprattutto che non abbiano alcun vincolo né di primo, né di secondo, né di terzo o quarto grado con la criminalità organizzata. Dato che con i sistemi informatici le notizie si reperiscono in pochissimi secondi se non lo si fa è solo perché non si ha intenzione alcuna di farlo.
È tanto difficile? È impossibile?
Per la ricostruzione e le ristrutturazioni lo Stato dovrà stanziare decine e decine di milioni, ma non è preferibile stanziarne un decimo e mettere a norma, quantomeno le strutture pubbliche per evitare il ripetersi di disastri simili a quello del 2002 alla scuola elementare di San Giuliano di Puglia allorquando persero la vita 27 bambini e la loro maestra.
Anche in quel caso la forte scossa provocò il crollo del solaio di copertura dell’edificio scolastico “Francesco Jovine”. Con sentenza di Cassazione a maggio del 2012 furono condannati a cinque anni Giuseppe La Serra, progettista della sopraelevazione, Mario Marinaro, capo ufficio tecnico comunale, ed i costruttori Carmine Abiuso e Giovanni Martino. Ad Amatrice di solai ne sono caduti parecchi.
Tutta la penisola si è mossa e ha dimostrato, nel concreto, di essere al fianco dei sofferenti di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, i commercianti, gli artigiani, gli artigiani, gli industriali, gli armatori, liberi professionisti, il mondo dello sport (lodevole la maglia indossata dalla Lazio nella gara di campionato contro la Juventus con la scritta “Noi siamo con Voi”) ed i signori della politica?
Da nessun parte si è letto che devolvono una mensilità o due per quelle famiglie colpite dal dolore.
A Montecitorio hanno costituito il club pro Juventus, pro Roma, pro Milan, pro Inter, e pro terremotati e pro sofferenti?
Se i politici, da Roma al più sperduto villaggio periferico, avessero una voglia sfrenata di imitare quello che hanno fatto i volontari, i Vigili del Fuoco, il Soccorso Alpino, l’Esercito, in questi giorni su quel territorio tutti i problemi dell’Italia sarebbero superati in meno di due mesi,
è un commento riportato sul web che si incontra spesso.
Dopo cinque giorni pare che lo sciame sismico si sia esaurito e che nella zona del dolore si principi lentamente a tornare alla normalità, per ciò che può essere definita normalità.
Il numero delle vittime definitive è di 295, di cui 234 ad Amatrice, 11 ad Accumoli e 50 ad Arquata, una diecina sono i dispersi, quasi 400 i feriti, le persone estratte vive da sotto le macerie sono 238, delle quali 215 dai Vigili del Fuoco e 23 dal Soccorso Alpino.
Papa Francesco all’Angelus in Piazza San Pietro di domenica 28 agosto rivolgendosi alle popolazioni colpite dal disastro ha fatto sentire la sua vicinanza e quella della Chiesa intera: “Cari fratelli e sorelle, appena possibile anch’io spero di venire a trovarvi, per portarvi di persona il conforto della fede, l’abbraccio di padre e fratello, e il sostegno della speranza cristiana”.
la Redazione
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