Juve, lo stretto necessario per stare in cima
Che differenza rispetto allo scorso campionato!
Allora la Juventus arrancava in fondo alla classifica e lo avrebbe fatto ancora per qualche settimana; oggi è già in vetta con piena sicurezza, dopo aver superato due avversarie non qualunque, Fiorentina e Lazio.
Allora c’erano già le cassandre antibianconere che gufavano e godevano: finalmente, la Juve non è più quella che si è pappata quattro scudetti, gli anni si fanno sentire per tutti e, in specie la difesa, si sta sgretolando.
Allora i potenziali rivali pensavano già a fare una corsa per conto loro, alla quale, bontà del cielo, non avrebbero preso parte gli striscioni bianconeri.
Peccato per loro che nel giro di pochi mesi tutto si è ribaltato e le truppe guidate da Massimiliano Allegri hanno preso in mano e fatto proprio anche il destino di quello che sarebbe stato il quinto tricolore consecutivo.
Da quando la Juve si è riscossa, la sua è stata una marcia imperiale, degna dei più illustri squadroni della nostra storia calcistica. Da quando la difesa, che si dava per defunta, si è riassestata in pochi sono riusciti a superarla e da quando la fiducia ha ripreso ad abitare gli animi bianconeri, vittoria dopo vittoria, è arrivato il trionfo. Una serie di record che hanno proiettato la squadra degli Agnelli al vertice assoluto.
Se tutto questo è potuto accadere con una partenza ad handicap pesantissima, quale mai registrata nella storia più che centenaria del Club, viene spontaneo domandarsi che cosa potrà saltar fuori da questo nuovo torneo, oggi che l’avvio dei penta campioni è non solo sicuro, ma anche brillante sul fronte del gioco.
Pensare a un Campionato più monotono del solito è la prima narrazione che viene alla mente. Un monologo, dove soltanto qualche comparsa riesca in qualche momento, ma solo in modo estemporaneo, dire la sua.
Pensare a un Campionato soggiogato dallo strapotere bianconero è tentazione dalla quale viene difficile sottrarsi.
Pensare a un Campionato dove si debba lottare per la conquista delle piazze d’onore parrebbe avvilente dopo due sole giornate, ma a chi sa intendere la giornata da come si presenta la mattina è, ahinoi, un quadro più che plausibile.
Le alternative al potere sono infatti scarse e, soprattutto, poco consistenti. Scarse di numero (Roma e Napoli), inconsistenti, perché – e già lo sappiamo – nelle partite che contano e negli scontri diretti è sempre lo zampino bianconero quello che sa graffiare più di tutti.
Il Napoli di Sarri si è ben ripreso dal mezzo passo falso contro il Pescara e ha rifilato a un imbelle Milan una quaterna di reti, con Milik, il neo acquisto, alla sua prima doppietta italiana. Orbato del super cannoniere Higuain, il Napoli ha però avuto la forza di non frantumare un impianto di gioco e di squadra che pare riesca a mantenere una sua corposità d’insieme.
Ci son tutti gli elementi per fare bene: solidità, brillantezza e voglia di esserci. Certo, forse mancano i guizzi di alta classe, ma a quelli dovrebbero pensarci, quando in giornata, uomini come Hamsik e Insigne, oltre al già citato Milik.
La Roma di Spalletti è ancora un’incompiuta e chissà per quanto resterà tale. Una campagna acquisti emblematica e misteriosa non ha offerto al tecnico quello che desiderava e adesso cerca di inventarsi quello che può. Nelle interviste, poi, lo stesso Spalletti pare come spaesato, disorientato, quasi spaventato, come se si rendesse conto che l’impresa è doppiamente ardua: correre dietro a una Juventus che si presenta siderale (per raggiungere la quale serve viaggiare alla velocità della luce che non pare consentita alla sua squadra) e mettere insieme un quadrato di gioco e di squadra che abbia credibilità e che non viva soltanto di imprese, di sprazzi, di improvvisazioni, ma garantisca una valida continuità.
Non oso immaginare la delusione, l’avvilimento della piazza milanese, doppiamente appiattita su due squadre senza anima, nelle quali confusione e imbarazzo sono all’ordine del giorno, meglio, di partita. Montella e De Boer, i due mister, hanno gatte da pelare che nessuno vorrebbe avere, anche se, nella modestia delle situazioni, i rossoneri paiono, per lo meno, meno alla deriva, meno allo sbando.
Di tutt’altro registro le note che si alzano dalle orchestre di Genoa, Sampdoria e Sassuolo a punteggio pieno, con merito. Squadre in qualche modo organizzate, fameliche, che fanno della brillantezza di questo inizio stagione la loro arma imprevista, con l’evidente intento di mettere più punti in cascina possibile.
Lo stesso atteggiamento condiviso da un Torino spavaldo e gagliardo che allo stadio Grande Torino asfalta letteralmente un Bologna di poco conto, distratto, aperto e persino mal disposto in campo, cosa singolare considerato che in panchina ci sta Roberto Donandoni, solitamente accorto. Ma la furia del centravanti granata Andrea Belotti è stata a dir poco devastante, riportando alla mente dei tifosi granata il Graziani dei tempi migliori: grinta, lotta su ogni palla e tanta, tanta concretezza.
In fondo alla classifica oltre alle neo promosse che stentano assai, Empoli e Palermo sembrano dar loro la mano, ma su questo fronte le valutazioni paiono decisamente più articolate e occorrerà di certo più tempo per disporre di idee più chiare.
Franco Ossola
Commenti
Juve, lo stretto necessario per stare in cima — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>