Cento città contro il dolore: al via l’iniziativa Fondazione Isal
Cento Città contro il Dolore: accadrà il 1° di ottobre, quando si celebrerà l’ottava edizione dell’omonima iniziativa promossa da Fondazione ISAL, uno degli appuntamenti nazionali (e non solo) più importanti per quanto riguarda la sensibilizzazione e l’informazione nei confronti dei cittadini sul tema del dolore cronico.
Nel corso della giornata, volontari e medici saranno a disposizione dei cittadini e dei pazienti nelle piazze delle principali città italiane ed europee per svolgere consulenze mediche gratuite, dare informazioni sul dolore cronico, sulle possibilità di trattamento e di cura, e far conoscere l’esistenza dei tanti centri di terapia del dolore sparsi sul nostro territorio nazionale.
Non solo: Cento Città contro il Dolore coinvolge strutture sanitarie nazionali ed estere all’interno delle quali viene svolta una campagna informativa con la presenza di banchetti, stand e attraverso l’organizzazione di eventi, convegni, incontri aperti con l’utenza, open-day e visite gratuite presso gli ambulatori di terapia del dolore.
Quello del dolore cronico è un problema che, secondo gli ultimi dati del Rapporto del Consiglio dell’UE sulle malattie croniche e sul ruolo del dolore, riguarda una media del 24% dei cittadini europei: circa 80 milioni di europei sono affetti da dolore cronico moderato-grave.
In Italia questa prevalenza raggiunge il 26% della popolazione: 13 milioni di persone soffrono di dolore, e di queste il 40% non è a conoscenza di centri specialistici ai quali rivolgersi per il trattamento del problema presentato seppur un 90% delle sindromi dolorose preveda una cura da cui trarre giovamento. In media, le persone colpite da dolore cronico vivono in uno stato di sofferenza continua per più di 7 anni e per un quinto di loro questo periodo si estende ad oltre 20 anni.
Eppure, come dibattuto lungamente nel corso dell’edizione 2016 del Workshop IMPACT proactive, dedicato alle tante “disparities” presenti sul territorio nazionale, a sei anni dall’approvazione della Legge 38 la situazione – per usare un eufemismo- non appare perfetta. Chi soffre di dolore cronico si trova spesso abbandonato nel suo vagare alla ricerca di una possibile cura: il primo punto di riferimento, ossia medico di famiglia, solo nel 31% dei casi sa indirizzare il paziente verso i centri di terapia per il dolore. La conoscenza dei centri specializzati per la cura del dolore resta ancor oggi troppo scarsa: il 22% delle persone colpite da dolore, o vicine ad una persona che ne soffre, afferma di non aver mai ricevuto alcun orientamento verso una cura adeguata (dati osservatorio ISAL 2015).
Nonostante l’incremento nell’uso dei farmaci oppiacei dal 2009 (anno della sua detabellazione) ancora oggi si osservano seri pregiudizi, sia da parte dei medici che degli utenti adulti, nell’utilizzo quotidiano di tali medicinali in malattie che non siano oncologiche; solo il 26% delle persone che soffrono di dolore cronico ha sperimentato infatti trattamenti con medicinali della categoria degli oppiacei, mentre i farmaci antiinfiammatori e antidolorifici generici restano in cima alla lista delle terapie, nonostante i rilevanti effetti collaterali riscontrati nel 25% dei casi (dati osservatorio ISAL 2015).
I numeri parlano chiaro: serve una spinta ulteriore per un una maggiore sensibilizzazione sulla tematica del dolore e per promuovere l’appropriatezza delle cure per i cittadini. Perché non soffrire è un diritto.
Daniel C. Meyer
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