La grande bellezza
Un titolo perfetto, da oscar, che si attaglia a meraviglia a quanto ha fatto vedere la Juventus nella prima mezz’ora di gioco contro il Sassuolo.
Un terzo di gara a dir poco devastante, nel quale l’avversario è stato a guardare come frastornato, ipnotizzato. Una goduria autentica per i tifosi bianconeri. Normale che dopo tanto splendore, la squadra si sia permessa qualche momento di pausa, brevi rilassamenti, qualche distrazione.
Ma tanto già era bastato. Sembra che i bianconeri, tanto si trovano a memoria, non abbiano neppure più bisogno dell’allenatore, che fa finta di arrabbiarsi nel dopo partita per qualche distrazione di troppo. Chissà in cuor suo come si gode questo magico inizio di campionato.
L’aggiunta di Higuain all’undici ha arricchito di bombe atomiche un arsenale che già di suo era potentissimo, Dybala in testa. Vedere i due argentini giocare riconcilia col calcio. Il più maturo implacabile, il più giovane così fantasioso, pronto.
Come già intuito sin dal primo turno, immaginare un torneo dannatamente segnato da una sorta di monotonia non è pericolo grande, ma enorme.
La strada che la Juventus ha imboccato, diversamente dall’anno passato, è quella della tabula rasa immediata, senza se e senza ma. Un piano che ad oggi ha già funzionato alla perfezione, in parte disarmando sul piano sottile gli avversari.
Rivali che, Napoli a parte, sembrano modesti.
Gli uomini di Sarri possono a volte stentare, partire col freno a mano, tuttavia appena il motore si scalda danno segno di essere una buona compagine.
Paradossalmente, la partenza del goleador massimo ha come rotto una specie di singolare incantesimo, liberando la truppa. Con il “pipita” in campo una sorta di malia psicologia sembrava obbligare tutti a giocare per lui, in sua funzione. Privato del bomber l’undici azzurro ha sbrigliato al meglio i suoi campioni. Mertens, Insigne, Hamsik, Gabbiadini, Callejon e il neo acquisto Milik, alleggeriti, sapranno di certo esprimersi al top delle loro possibilità, con grande vantaggio reciproco e dell’insieme.
Un complesso che sa far bene, con una panchina significativa, sebbene ancora lontana da quella della capoclassifica.
Stop. Il resto è noia cantava Califano. Inter e Milan in prima linea.
I nerazzurri inceppati quanto mai, devono ringraziare san Icardi che sta diventando un autentico salvatore di patria con i suoi gol.
Ma il gioco non c’è, l’insieme non gira. L’Inter è l’esempio lampante e vivo che per fare una squadra di tal nome non sempre è necessario spendere e spandere o inventarsi chissà quali acquisti, ma servono armonia e collaborazione reciproca, intesa e buona volontà.
Ingredienti che, al momento, di certo le mancano.
Sulla sponda rossonera il trainer Montella, dietro a quel suo sorrisino gentile di ragazzino ben educato, nasconde un rovello grande: quello di uscire prima possibile dalle sabbie mobili di una partenza problematica e bruttina. Perché se si considera che i punti in classifica sono frutto della vittoria contro il Torino avvenuta in modo rocambolesco è tutto detto.
In aggiunta, dovendo domenica prossima il Milan recarsi a Marassi per fronteggiare una Sampdoria decisamente in palla, i problemi si accrescono.
Forse un discorso a parte merita la Roma di Spalletti. Un organico ottimo, ma forse ancora deficitario nella parte difensiva. La sua gran buona sorte sta nell’inossidabile ottavo re della città, quel Francesco Totti, che fra un sorriso e un aggrottar di ciglia, quando la squadra ha l’acqua alla gola
(e non è un modo di dire, visto il diluvio abbattutosi sull’Olimpico domenica) la sa tirare fuori dai guai con la sua prontezza di giovane quarantenne. In caso di quadratura del cerchio, i giallorossi potrebbero tendere trappole pericolose a chiunque anche ai bianconeri, ma solo se in stato di grazia e in giornata buona. Una squadra, la Roma, un gradino, se non due, al di sotto dei campioni uscenti, tuttavia in grado di ben figurare.
Fra i rincalzi immediati ottima la prova del Bologna, che dopo la disastrosa gara di domenica scorsa a Torino, batte un Cagliari ancora ingessato grazie alla linea verde del suo simpatico e allegro attacco di giovani (Destro, Di Francesco, Verdi). Donadoni se li coccola e aspetta conferme.
I sardi, al contrario, devono ancora carburare e stentano a ritrovare quella brillantezza che li ha portati in serie A in carrozza.
Bene l’Udinese che rapacemente beffa il Milan e l’Empoli che fa sua la gara delle ultime battendo un Crotone ancora in attesa del primo punto o della prima vittoria nella massima serie.
Sarà dura per i calabresi, ma questo ben già si sapeva, ed allora grinta e slancio dovranno essere le loro armi per stare a galla. Auguri al simpatico Nicola, trainer coraggioso.
Buona anche la prova dell’Atalanta che strappa la vittoria in casa a un Torino che mostra le sue solite, eterne pecche che stanno nella mancanza di continuità. A una bella prova segue un flop, a un flop un’altra gara positiva e così via. Chissà se la cura Mihajlovic potrà avere qualche effetto su questa debolezza.
La mancata disputa del match di Marassi fra Genoa e Fiorentina impedisce di valutare quale fra le due avrebbe potuto fare un bel balzo avanti
(il Genoa, vincendo, posizionandosi addirittura in testa a punteggio pieno!); tuttavia l’impressione scaturita dalle due precedenti prove parla di squadre già impostate con qualche nota di merito in più per i rossoblu, per carattere e determinazione.
Franco Ossola
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