Miracolo a Milano
Quello che non ti aspetti.
Una Juventus stranamente messa in campo dal suo condottiero Massimiliano Allegri si lascia battere, per di più in rimonta, da un’Inter che ogni pronostico dava irrimediabilmente spacciata, considerate anche le prime deludenti prove di questo torneo.
Ai bianconeri è dunque bastata l’opaca prova di Champions contro il Siviglia, per la quale si immaginavano una franca vittoria per partire col piede giusto nel girone, per calare così vistosamente di tono e di temperamento?
Di certo, questa volta, nel passo falso milanese c’è lo zampino del trainer che rinuncia al bomber emerito Higuain per motivi che restano per molti del tutto oscuri. Viene da chiedersi come sia possibile stoppare un talento, costato alla Società 90 milioni di euro e capace appena mette piede in campo di fare gol, constatato che oltre tutto sta in salute.
Allegri, ovviamente, dirà le sue ragioni, tuttavia la cosa non è piaciuta non solo al diretto interessato, ma alla dirigenza bianconera tutta nonché alla tifoseria. E poi ci si chiede anche come mai sperimentare una Juve diversa dal solito proprio a San Siro nel cosiddetto derby d’Italia.
Un’Inter in partenza dimessa ha così potuto tirare fuori gli artigli e finalmente, dopo tanto, dare una bella soddisfazione alla propria tifoseria.
Ancora una volta Maurito Icardi è stato decisivo e per il gol (la Juve gli porta bene, la infila sempre) e per l’assist a Peresic per il colpo di testa vincente. Una franca vittoria che riassesta non solo la classifica, ma pure il morale dei neroazzurri di De Boer. Il tecnico olandese sorride, lieto di averne alla fine azzeccata una, al momento la gara più importante di questo scorcio di stagione.
Un’Inter rigenerata dalla vittoria e a soli tre punti dalla vetta è un ritorno ai vertici più che gradito per tutto il nostro calcio.
Ai neroazzurri che gonfiano il petto battendo i campioni uscenti, fa da contraltare l’opaca prestazione della Roma a Firenze, anche se per l’intero match c’è stata, eccome, battaglia. La viola ha però fatto sua la gara con un atteggiamento più spavaldo, giocando in casa, e anche se il gol è arrivato in modo un po’ sospetto (offside dell’autore) e per qualcuno il pareggio sarebbe stato l’esito migliore, va ascritto comunque ai padroni di casa la capacità di tenere la partita meglio, sia sul piano organizzativo che dell’impeto. Insomma, una voglia di farcela, di vincere, che è sembrata più marcata. E così Totti e compagni perdono il tram per arrivare alla testa della classifica in compagnia del Napoli.
I partenopei, da parte loro, lanciano segnali forti al campionato. Liberatisi della sudditanza imposta da Higuain, i calciatori del Napoli sembrano tutti più leggeri e più bravi. In assoluto in queste prime gare spicca l’autorità del polacco Milik, acquisto senza dubbio azzeccato, capace di andare in gol con naturalezza e continuità.
L’ottima condizione di Callejon fa il resto, con alle spalle il gruppo dei compagni che lavorano con intelligenza. Vero è che strada facendo, almeno nella scorsa stagione così capitava, il Napoli sa concedersi qualche distrazione superflua di troppo anche con avversarie di caratura inferiore, e quindi se a questo difetto verrà posto rimedio è certo che la squadra saprà lottare fino all’ultimo per un posto di rilievo, se non di spicco assoluto.
Prima di passare ad altre considerazioni, vale celebrare con gioia il primo punto in Serie A del neo promosso Crotone. Ci sono volute quattro gare agli uomini di Nicola per riuscire, ma ieri ce l’hanno fatta al cospetto di un Palermo, ancora una volta rinnovato, che ha strappato un pari meritato soltanto per ciò che ha fatto nella ripresa. Per i calabresi sarà lungo e tormentato questo campionato, ma la gioia che hanno consegnato ai propri tifosi appartiene comunque alla storia del nostra calcio, comunque vadano le cose.
Chi non finisce di stupire è il Chievo che non solo gioca quasi a memoria, ma si è anche fatto baldanzoso, al punto da giocarsela con tutte senza timori andando a violare, tanto per gradire, il campo di un’Udinese che di anno in anno si rimette in gioco completamente rivoluzionata dalle strategie, prettamente commerciali, della sua dirigenza.
Un gioco rischioso che, prima o poi, potrebbe costare caro, come già quasi accaduto la scorsa stagione.
Nella non facile trasferta di Genova il Milan con una rete del solito Bacca ha superato una Sampdoria sempre brillante e che forse avrebbe meritato qualcosa di più di una sconfitta sebbene di misura. Montella non ha ancora trovato la quadra per i suoi, ma sembra stia facendo qualche progresso per lo meno sul piano dell’unità del gruppo in campo.
Cosa che non manca di certo al Sassuolo che, se non fosse stato privato dei tre tanto discussi punti col Pescara, sarebbe alla pari con la Juventus sul secondo gradino del podio. Viaggiano sicuri e spediti gli emiliani, forti di un gioco che scivola via leggero e ficcante. Che già la squadra si assesti fra le grandi del nostro campionato?
Se lo chiedono in tanti, per quanto forse le manchi ancora e per esperienza e per qualità assoluta della rosa, qualcosa per insediarsi nell’olimpo.
Per chiudere, un mesto Torino, sebbene molto rimaneggiato, si lascia imbrigliare da un Empoli tonico che con i granata ha sempre fatto risultato. Gli uomini di Mihajolovic, in tribuna per la squalifica rimediata la domenica precedente a Bergamo, hanno davvero giocato sotto tono con il solo Boyé capace di farsi notare nel grigiore di un match anonimo e sonnacchioso.
Franco Ossola
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