Un’Europa che scricchiola grazie a buonisti e ingordi
Difficilmente ci occupiamo di politica in queste pagine, è una scelta editoriale quella di non affrontare temi di cui gran parte delle altre testate scrivono e discutono sin quasi alla noia. In nessun altro paese al mondo, molto probabilmente, la politica ed i padroni della politica trovano tanto spazio come nella nostra penisola.
Il cittadino medio si è talmente disaffezionato ai partiti che preferisce notizie di gossip o pettegolezzi di quartiere piuttosto che vedere volti e immagini di parlamentari con lacchè al seguito.
Se a ciò si aggiunge l’inflazione di scandali che ogni giorno spuntano come funghi nella capitale, nei capoluoghi e nei comuni, e nei quali sono coinvolti i signori superprivilegiati ed esenti dalle problematiche comuni, allora è facile dedurre che è preferibile ignorarli ed occuparsi di altro.
Oggi facciamo un’eccezione solo perché quanto sta accadendo in Germania merita un’ampia riflessione. La cancelliera Angela Merkel nelle ultime tre tornate regionali ha collezionato scoppole e sconfitte nelle quattro direzioni. La più eclatante è quella di Berlino di domenica scorsa.
Il suo partito, la Cdu, era posizionato al 23,3% ed è sceso al 17,6%, perdendo il 22,02%, ovvero quasi un elettore su quattro.
La sberla era stata ancora più fragorosa la prima domenica di settembre nel Mecklenburg dove addirittura era stata sorpassata dall’Afd, Alternative Fur Deutschland (Alternativa per la Germania), di Frauke Petry. Non meno indolore lo schiaffo di marzo nel Baden-Wurttemberg, nella Renania-Palatinato e in Sassonia-Anhalt. Una discesa continua e inarrestabile.
La sua politica di apertura ad ampio raggio delle frontiere agli extracomunitari sta consentendo ai partiti di destra e di estrema destra di incrementare i consensi in maniera vistosa ed inaspettata persino per loro stessi. Il suo voler insistere nel tutelare la Turchia e gli accordi con Erdogan non fa altro che gettare benzina sul fuoco del malumore. Per salvaguardare gli interessi economici e finanziari di una ristrettissima cerchia di industriali e banchieri ha messo in moto un meccanismo che porta diritto al rigetto e all’avversione nei confronti soprattutto dei musulmani.
Sta mettendo il cittadino europeo medio nella condizione di provare rancore, e forse anche disprezzo, verso chi viene in casa nostra e pretende di imporre le sue regole, le sue tradizioni, le sue abitudini, la sua cultura.
La signora Merkel, alla pari di tantissimi altri politici europei, nazionali e regionali, vive nelle torri d’avorio, in un mondo suo dove non ci si può nemmeno avvicinare. Con tutti i loro infiniti privilegi e i loro optional, mentre la gente normale è costretta a stringere la cinghia per arrivare in fondo al mese. L’Istat nei dati diffusi a luglio 2016 certifica che 4.600.000 italiani vivono in “povertà assoluta”.
Forse è opportuno tradurre il significato di povertà assoluta. Si intende miseria nera, situazioni nelle quali la carenza di risorse a disposizione di una persona è così tremenda, nei casi estremi, che la sua stessa vita è messa in pericolo o quantomeno in condizioni disperate. Gente che ha difficoltà a comprare un paio di scarpe, a pagare l’affitto, a preparare un piatto il mezzogiorno e la sera. Gente che l’insegna del ristorante neppure riesce a leggerla.
Ed in questo bailamme di miseria e di frustrazione avere la certezza che ad un immigrato, sia che sbarchi con un gommone o che arrivi all’interno di un tir, lo Stato gli assegni 35,00 euro al giorno e che debba essere lui a stabilire il menù, qualche crampo allo stomaco lo procura. 35 euro al giorno fanno 1.050 euro al mese.
Sempre la benedetta Istat a dicembre 2015 ci ha informato che su 16,3 milioni di pensionati italiani 6,6 milioni percepiscono meno di 1.000 euro al mese, oltre il 40% dei pensionati italiani riceve, dopo una vita lavorativa, meno di un ragazzone palestrato e con due cellulari venuto chissà da dove con l’intento del guadagno facile, e magari illecito.
In questi 6,6 milioni non sono compresi tanti fannulloni che per qualche mese occupano poltrone parlamentari sia nella capitale che nei capoluoghi regionali e che si assicurano pensioni e vitalizi che non sono inferiori a 3.500 euro al mese con un paio di anni di carica.
Non si tratta in alcuna maniera di odio, di razzismo, di religione. Si tratta solo e semplicemente di buon senso. Buon senso del quale spessissimo la classe politica ne ignora l’esistenza e che deposita nelle scrivanie.
Tutto quello che si poteva accogliere lo abbiamo accolto.
I nostri genitori, i nostri nonni, dal 1943 al 1953 non se ne sono scappati da un paese sconfitto e semidistrutto. Sono rimasti, hanno cacciato gli usurpatori, si sono rimboccati le maniche, hanno lavorato 20-22 ore al giorno ed hanno ricostruito una penisola che non possiede giacimenti, non possiede sottosuolo, non possiede fonti energetiche, ma ha la fortuna di avere un popolo che è un gran lavoratore che utilizza le braccia e la mente.
La nostra percentuale sulla disoccupazione giovanile è tra le più alte d’Europa e la quasi totalità di extra palestrati sono giovani, privi di mestiere e di voglia di lavorare.
Siamo un popolo civile, ospitale, con tradizioni caritatevoli, non siamo un popolo colonizzatore per cui non abbiamo banlieu esplosive né sindaci musulmani. Però abbiamo le nostre tradizioni, le nostre usanze, che non possiamo e non vogliamo cancellare o, peggio ancora, vergognarcene.
La nostra storia, la nostra cultura, la nostra civiltà è trimillenaria, ne siamo fieri. Dalla caduta di Romolo Augusto nel 476 al 1861 la nostra penisola è stata invasa e calpestata da nordici, da orientali, da extra meridionali e da occidentali. Abbiamo lottato e combattuto contro tutto e tutti.
Il Sommo Poeta sette secoli orsono lo testimoniava:
“Ahi serva Italia,
di dolore ostello,
nave senza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!”.
Da queste pagine non possiamo applaudire quegli invertebrati che a gennaio 2016 in occasione della visita del presidente iraniano Rohani hanno coperto le statue nude del Campidoglio solo perché aveva garantito 17 miliardi di investimenti per le aziende italiane. Ancor peggio si son comportate Federica Mogherini, del Pd e rappresentante della politica estera dell’Unione Europea, che a Teheran il 28 luglio 2015 incontrando il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif indossa il velo islamico. Non si comporta meglio il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia l’11 gennaio scorso quando incontra alcune figure istituzionali musulmane, anche la vice segretaria del Pd indossa il velo islamico.
Barattare la propria cultura, la propria storia, le proprie tradizioni per qualche migliaia di euro è umiliante. Rinnegare il proprio passato è rinnegare se stessi.
Allora vien da chiedersi se gli inglesi non abbiano scelto la strada migliore decidendo di uscire dall’Europa con il referendum. A distanza di pochissime settimane dal voto il governo di Londra ha stanziato 2,7 milioni di euro per erigere un muro alto quattro metri e lungo quasi due chilometri e che sarà inaugurato entro il 31 dicembre. Il muro inglese si aggiunge a quello ungherese, già costruito.
È una risposta concreta ai tanti buonisti e ai caritatevoli della porta accanto che sollecitano sempre le aperture delle residenze altrui.
Il 2017 sarà cruciale per l’Europa.
Tralasciano per un attimo l’Italia, visto che Renzi non accenna più alle dimissioni da referendum. Tra aprile e maggio prossimo i francesi tornano alle urne e lo stesso faranno i tedeschi tra settembre e ottobre. Il calendario definitivo non è ancora compilato ma il periodo è quello.
Dovesse perdurare il colabrodo delle immigrazioni potremmo ritrovarci con un gran balzo in avanti delle destre, o peggio estreme destre, e ciò significherebbe paralisi o ingovernabilità, non solo a Bruxelles.
la Redazione
Commenti
Un’Europa che scricchiola grazie a buonisti e ingordi — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>