Coppa della Consuma la più antica corsa d’auto d’Italia
È tempo di consuntivi per il mondo dei motori a quattro e a due ruote. Mancano pochissimi gran premi all’aggiudicazione del titolo mondiale. La Ferrari prosegue nell’anonimato. Valentino Rossi non intende rendersi conto di non esser più il numero 1. Oramai abbiamo perso la leadership da un bel po’ di anni sia con i piloti che con le scuderie e come organizzatori.
In Formula 1 da lustri leader e padrone è quel signore nato ad Ipswich il 28 ottobre 1930 e che all’anagrafe è registrato come Bernard Charles Ecclestone in tutto il pianeta conosciuto come Bennie Ecclestone il quale legifera, controlla ed incassa sui 21 Gran Premi.
Sulle due ruote i padroni sono gli spagnoli della Dorna Sports guidati da Carmelo Ezpeleta, e in tutti i 18 circuiti di MotoGP la lingua ufficiosa è lo spagnolo. Gli iberici pur non possedendo case costruttrici, o sono italiane o sono giapponesi, disputano in Spagna ben 4 Gran Premi.
Di conseguenza occupiamoci del periodo in cui i circuiti erano un sogno e le auto erano un miraggio.
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento i cavalli a vapore cominciano a sostituire i cavalli a quattro zampe e l’uomo intuisce che con i nuovi mezzi di locomozione ci si può anche divertire.
Se la prima città italiana a fondare un’associazione è Torino, il 6 dicembre del 1898 Roberto Biscaretti di Ruffia, presidente, e Giovanni Agnelli, segretario, insieme ad altri 17 amici costituiscono l’Automobile Club di Torino, poi nasce Milano, Padova, Firenze.
34 soci il 3 febbraio 1900 fondano il Club Automobilisti Fiorentini ed eleggono il principe Piero Strozzi alla presidenza. L’obiettivo di torinesi e fiorentini è quello di promuovere lo sviluppo dell’auto e siccome sono gentiluomini prontamente stabiliscono delle regole: in campagna non si devono superare i 25 km/h ed in città i 15 km/h.
Nell’anno 1899 a Torino la Fiat produce il modello “3 ½ HP” e a Firenze la Adani e C. il modello “Rondine”.
Visto che non si fatica tanto a rimanere seduti al volante, sponsor Il Corriere della Sera, il 27 aprile 1901 dal Parco del Valentino di Torino parte il 1° Giro d’Italia in Automobile con 72 iscritti il cui intento è di “far conoscere al pubblico che l’automobilismo è molto più pratico e
progredito che molti non credano, e che è assai più diffuso di quanto non si pensi”.
Da percorrere 1.604 km, con tappe a Genova, La Spezia, Firenze, Roma, Perugia, Rimini, Bologna, Padova, Verona, Brescia e l’11 maggio a Milano.
Ad Altedo, ad una ventina di chilometri fuori Bologna, tra la folla assiepata ai bordi della strada vi è Armida Montanari, una ragazzina di 11 anni, con una bimba in braccio, si stacca e finisce sotto l’auto del cavalier Tonietti. La bimba si salva miracolosamente però Armida non ce la fa. È il primo incidente mortale automobilistico italiano. Il pilota si preoccuperà di risarcire la famiglia e di lasciare una cospicua somma per i poveri di Altedo.
Il 1° ad arrivare in Piazza Duomo a Milano è Felice Nazzaro su una Fiat 8 HP.
Ad agosto il nuovo presidente fiorentino, Carlo Ginori, organizza la Piombino-Livorno. Poi ne organizza una nei pressi della capitale del Rinascimento, ma gli iscritti alla Coppa della Consuma sono pochi e allora si rimanda al 15 giugno 1902, alla partenza riscaldano i motori tredici autovetture.
La vittoria, tra contestazioni, in un secondo momento viene assegnata a Ugobaldo Tonietti alla guida di una Panhard. È la prima competizione mondiale in assoluto in salita, breve, circa 15 km, ma impegnativa.
Da allora si correrà a fasi alterne sino al 1964 poi per incomprensioni interne scompare e riappare nel 1988, dal 1990 diventa prova valida come competizione per auto storiche e Campionato Italiano della Montagna.
In sostanza la Gara della Consuma è la più antica d’Italia e molto probabilmente d’Europa e del pianeta, con 114 anni sul groppone.
Qualcosa è cambiato da quei giorni pioneristici, oggi è quasi tutto automatizzato e si sta sperimentando il pilota automatico.
Massimo Ruffilli è il presidente dell’Aci Firenze con 40.000 soci, tra città e provincia ci sono un milione di residenti il che significa in proporzione il capoluogo italiano con più iscritti all’Automobile Club.
“Firenze vanta una tradizione secolare nel settore automobilistico, siamo stati tra i primissimi a fondare un’associazione e poi a Firenze si sono costruite auto, abbiamo avuto presidenti nazionali del Club. Nel nostro territorio si sono organizzate gare e trofei sin dagli inizi del secolo scorso. A Scarperia vi è l’Autodromo del Mugello, alla Consuma sono riprese le competizioni, nel Valdarno si disputano trofei. Abbiamo contatti continui e importanti con i patentati”.
L’Aci Firenze gode buona salute.
“Non riceviamo finanziamenti pubblici ed i nostri bilanci non devono chiudere in passivo, siamo un ente pubblico non economico senza scopo di lucro a base associativa. Il presidente viene eletto dai soci e non dalla classe politica per cui deve rendere conto ai soci. È nostro interesse salvaguardare il tornaconto dell’automobilista, l’Aci Firenze ha chiuso l’ultimo bilancio in attivo di 300.000 euro”.
La benzina in Italia costa molto più che in tanti altri Stati dell’UE.
“Per fortuna che il greggio è ai minimi storici e non aumenta da anni altrimenti ci saremmo avvicinati ai due euro a litro per la benzina. Il prezzo viene stabilito dal Governo ed in Italia le accise sono tra le più alte d’Europa”.
Si parla da anni di eliminare e ridurre l’apparato elefantiaco burocratico nazionale, sovrapposizione di ruoli e di compiti, la semplificazione e la celerità delle pratiche agevola il cittadino-contribuente e genera sentimenti di benevolenza nei confronti degli enti e dei loro collaboratori. Ma è tanto difficile mettersi al passo di quei Paesi civili occidentali che hanno cancellato quasi del tutto dai loro dizionari il termine “burocrazia“?
Bruno Galante
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