Dignità, persona e rispetto nella globalizzazione
Il tragico episodio di Tiziana mi ha risvegliato alcune considerazioni. Tiziana era una bellissima ragazza di 31 anni, alta bruna con capelli lunghi e un fisico da modella. Aveva girato dei video hard e per sua leggerezza li aveva spediti a 5 persone che a sua insaputa li avevano fatti girare sul web con nome e cognome.
Le immagini erano finite anche su siti porno dando origine in rete a una seria di insulti e dileggi.
Tiziana aveva cercato di sfuggire a questa vergogna cambiando comune di residenza, lavoro e identità.
Ha anche vinto la causa contro i social e contro chi l’aveva derisa ma non l’ha vinta contro se stessa. Qualcosa dentro di lei ha ceduto, la sua mente non ha resistito all’angoscia e alla depressione e si è suicidata nella nuova residenza, nel napoletano, dove abitava con la madre.
Tutto questo mi fa riflettere sui valori della nostra società, in particolare se possiamo ancora parlare del concetto di persona e del concetto di dignità, in una società che pratica il bullismo, lo sbeffeggiamento e anche tanto peggio.
Mi vengono in mente le letture filosofiche alla luce delle quali, come medico, mi sono formata e che hanno improntato il rapporto verso me stessa e verso gli altri.
Allora mi voglio rifare alla nostra civiltà, alla culla del pensiero filosofico, che è stata qua nel nostro Occidente e che spero non possa perdersi nonostante questo strano fenomeno che si chiama “globalizzazione” dettato più dai mercati che da una vera esigenza di scambio reciproco di culture.
L’origine del termine “persona” è greco : prosopon che però indicava la maschera indossata dagli attori dell’antica Grecia per interpretare i diversi ruoli nelle commedie e tragedie. Con i Romani la persona diventa il soggetto che parla, perciò nel diritto romano persona è un soggetto giuridico.
Ma il termine cambia significato con l’avvento del Cristianesimo per spiegare la natura umana e divina di Cristo e da qui il pensiero cristiano ha applicato la parola persona all’uomo per indicare il suo carattere unico e irripetibile con una dignità incomparabile.
Boezio (487-525 circa d.C.) indicò la persona come” rationalis naturae individua substantia“, cioè la persona è:
1) sostanza, cioè esiste per se e non è un predicato di qualcosa d’altro. La sostanza si differenzia da ciò che è accidentale e non ha bisogno di qualcosa d’altro su cui poggiarsi per esistere. La persona è ciò che rende possibili tanto le capacità quanto le operazioni, quindi è necessario essere una persona per agire come persona. Per Boezio ciò che caratterizza la sostanza personale è di essere individuale e di natura razionale;
2) individuale, l’individualità implica sia l’unità interna ma anche la diversità dagli altri. Quindi unicità è una struttura unitaria e distinta rispetto a tutto il resto. La persona è perciò un essere individuale (unità interna, unicità e irripetibilità) in un senso incomparabilmente più alto rispetto a tutto ciò che non è personale;
3) di natura razionale, la razionalità esprime la capacità della persona di avere coscienza di sé e del mondo esterno. Infatti, tutte le facoltà personali presuppongono la consapevolezza che si applica non solo nella conoscenza (intelletto e ragione) ma anche nella volontà e nell’affettività (che rappresenta una risposta a qualcosa di cui siamo coscienti). È l’esperienza di sé che rende cosciente la persona della propria identità.
Vorrei anche richiamare il concetto di corpo. L’io si manifesta all’esterno attraverso il corpo ma va oltre il corpo perché tutte le attività spirituali si manifestano all’esterno attraverso i segni corporei, perciò la corporeità indica la dignità della dimensione psico-fisica dell’uomo che deriva dal fatto che il corpo umano è espressione della soggettività. Il corpo è il modo con cui siamo nel mondo e le nostre condizioni corporee influiscono il nostro modo di essere
Tommaso d’Aquino nel XIII sec. affermava che: “la persona indica ciò che è più perfetto in tutta la natura” e che ” la persona è una sostanza la cui caratteristica specifica riguarda la sua dignità“:(Summa Theologiae)
Quattro secoli dopo Kant dice:
“ciò che supera ogni prezzo e quindi non ammette un equivalente, ha una dignità”. Ed è proprio questa dignità che caratterizza la persona e la rende un essere che per il fatto di essere qualcuno e non una cosa, non può essere usata in modo strumentale, non può essere danneggiata né mutilata. Mutilazione e danneggiamento qui sono intesi non solo dal punto di vista fisico materiale ma tutto ciò che può compromettere l’unità psico-fisica morale ed etica dell’individuo.
Kant continua:
“l’uomo e ogni essere razionale, in genere, esiste come scopo in sé stesso, e non solo come mezzo perché sia usato da questa o quella volontà; in tutte le sue azioni, dirette sia verso se stesso sia verso gli altri esseri razionali, esso deve essere sempre considerato al tempo stesso anche un fine”.
Poi spiega da dove viene il divieto di usare l’uomo solo come un mezzo:
“gli esseri razionali sono chiamati persone perché la loro natura li designa, già essa, come fini in sé, cioè come qualcosa che non può venire adoperato esclusivamente, come mezzo: e pertanto, tale natura pone un limite all’arbitrio ed è oggetto di rispetto”.
Con queste riflessioni di Kant mi riallaccio al secondo punto del mio discorso che è la dignità.
Per Kant perciò la dignità rende la persona fonte di obblighi assoluti e anche sostegno di diritti umani assoluti. Ma non è sempre stato così.
Per esempio nell’antica Grecia la dignità era da conquistare come la gloria o l’onore come ci insegnano le figure omeriche. La dignità è per essi il valore che ognuno può costruirsi per non svilire il suo essere nel mondo ma soggetto a una fine, perciò la dignità si manifesta e si conquista nell’esercizio concreto e ordinato della somma facoltà dell’uomo che è la ragione, ed è quindi esito di un’azione.
Per Cicerone la dignità dell’uomo coincide ancora con l’onorificenza politica o comunque con qualcosa da costruire con l’azione conforme al dovere.
Boezio rivedrà poi il significato di dignità ponendolo all’interno dell’uomo, nel contenuto dell’intenzione più che nella forma della sua azione perché, come spiegherà: persone indegne prive di dignità non diventano degne per la sola assunzione di un incarico, ma la virtù possiede una dignità e questa si manifesta in chi la possiede. Da questo si deduce che si è meritevoli di incarichi utili per la collettività solo se si è soggetti virtuosi e degni, mentre non è l’onorificenza politica che ti rende degno,
perciò la dignità appartiene all’ordine morale.
San Paolo parla della dignità come di un valore universale appartenente ad ogni uomo e da rispettare negli altri e da qui vediamo che il concetto si va arricchendo di significato.
L’Apostolo delle genti in una lettera al filippesi nota come la traccia di Dio sia ancora presente nell’uomo in quella benevola tendenza a “operare secondo i benevoli disegni di Dio“.
La dignità dell’uomo per San Paolo sta perciò nell’essere stato creato a immagine e somiglianza di Dio, la dignità non è più soggetta a meriti e demeriti, non è terreno di conquista o di perdita. L’uomo è ontologicamente degno di rispetto perché fatto a somiglianza di Dio e da dio posto al centro dell’universo per custodirlo.
La Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948 recita che: “Il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti”.
L’esigenza di ripensare la dignità come qualcosa che appartiene ad ogni uomo ci porta ad organizzare il nostro comportamento etico ma anche le politiche in modo da realizzare le condizioni in cui tale dignità possa essere riconosciuta e rispettata.
Leggendo la tragica vicenda di Tiziana mi sono venuti questi pensieri.
In questi tempi segnati dal degrado e dalla violazione della dignità della persona, mi è sembrato giusto recuperare questi concetti e porre basi per una riflessione critica.
Sandra Mari
Commenti
Dignità, persona e rispetto nella globalizzazione — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>