Toni Capuozzo, se i politici alimentano il razzismo
Come oramai da diversi anni avviene la seconda domenica di ottobre in Via Legnano a Redona, Bergamo, vi è il consueto incontro organizzato dall’Associazione Amici Monfortani presieduta da Riccardo Perico e coordinato da padre Santino Epis. Ogni anno partecipa un personaggio di levatura nazionale su uno dei temi che maggiormente si dibattono nella penisola e sui media.
Naturalmente il contendere delle ultime settimane verte sui migranti e sulle infinite tematiche e problematiche che si sviluppano. È un argomento che oramai viene vissuto giornalmente in tutto il vecchio continente dall’Atlantico a quella che un tempo veniva definita la cortina di ferro.
In Ungheria nei giorni scorsi vi è stato un referendum per rispedire a casa quei giovanottoni che con la scusa della guerra e della fame se ne vengono in Europa nel tentativo di poter partecipare ai lauti banchetti, a loro parere, che si tengono nelle nostre contrade.
Noi che alcune guerre le abbiamo combattute e perse siamo in grado di distinguere chi è affamato, ed ha voglia di ricostruirsi una vita ed una casa, e chi se ne va in giro con cellulari, almeno due, sofisticati e di ultimissima generazione, perché tanto un’attività se la inventa, poco importa se lecita o illecita, se legale o illegale.
Per il primo sostentamento prolungato si preoccupano lorsignori governanti, centrali e periferici, con una modesta elemosina di 35 euro al dì. 35 euro al dì fanno 1.000 e passa euro al mese. A sentire i dirigenti dell’Istat, dati diffusi a luglio 2016, 4.600.000 di italiani vivono in “povertà assoluta”.
Per quelle due o tre persone che sono all’oscuro del significato, tradotto sta per impossibilità a comprarsi un paio di scarpe, una magliettina, cambiare marciapiede se in lontananza si nota un’insegna “ristorante”, e altro ancora.
Commercianti, artigiani, braccianti agricoli, manovali, che per una vita hanno piegato la schiena e tirato la cinghia a malapena percepiscono 700, 800 euro al mese. Questi giovanotti palestrati e poco propensi al sacrificio esigono anche internet, una pietanza gradita e una sistemazione alberghiera quantomeno da tre stelle.
Toni Capuozzo, classe 1948, volto noto del piccolo schermo, nasce nel nord est da padre partenopeo e madre triestina, conseguita la maturità classica frequenta il bollente ateneo di Trento in quella facoltà di Sociologia che ha modellato numerosa intellighenzia della gauche. E lui non sfugge alla regola.
Si innamora della carta stampata ed entra nella redazione di Lotta Continua. Consuma inchiostro e tomaie. Il quotidiano di sinistra tira giù il bandone e Toni passa, anche ideologicamente, a sponde più moderate.
Gran parte della giornata la trascorre su qualche aereo per trasferirsi da un continente all’altro. È un fan di Oriana Fallaci e si convince di possedere pregi e meriti per rincorrere le numerose guerriglie che allietano il pianeta. Ex Jugoslavia, Medio Oriente, Afganistan, non se ne perde una.
Instaura un promettente feeling con Silvio Berlusconi ed entra in organico in pianta stabile a Mediaset. Colleziona premi, coppe e medaglie ed oggi si gode la meritata ricompensa Inps.
Leitmotiv del pomeriggio domenicale sono le decine di migliaia di giovani che hanno invaso l’Europa senza che nessuno sino ad oggi ci ha mai detto per quanto tempo devono riscuotere il lascito ma soprattutto da grandi che faranno? Quanti ne dobbiamo ancora accogliere?
“Il rischio maggiore che si corre è quello che se non si gestisce l’immigrazione con criterio e concretezza si rischia di alimentare rancore e rabbia che potrebbero peggiorare e trasformarsi in razzismo o qualcosa di simile.
Ricordo che ai giardinetti vicino casa (vive a Milano, ndr) qualche anno fa vi era una sorta di gara di solidarietà ad aiutare quei ragazzi che non possedevano neppure i fazzolettini per asciugarsi le lacrime. Il numero è lievitato a ritmo esponenziale ed oggi sono divenuti i padroni dei giardinetti e vi fanno il bello e cattivo tempo compreso i bisogni a cielo aperto. Le stesse persone che ieri si prodigavano in loro favore oggi raccolgono le firme per farli allontanare. Vi è paura, rabbia, rancore e molto altro. Se non si fa i conti con la realtà il pericolo dello scontro è concreto”.
Il passo dall’immigrazione all’Islam è breve ed in discesa.
“Si sono smarriti quei valori e quei punti di riferimento che per secoli ci hanno indicato il tracciato da seguire. Per i musulmani la religione è lo Stato, l’Islam offre sempre risposte semplici ed efficaci. Per loro non esiste un matrimonio tra persone di religione differente, entrambi devono essere musulmani, come pure per loro è inconcepibile cambiare fede, abbandonare il Corano. Per taluni aspetti il burqa è quasi una benedizione perché indossandolo consente alle donne di uscire di casa. Mi raccontava un medico che nelle famiglie più povere vi è un solo burqa che viene indossato da tutte, madre e figlie, ed in alcuni casi si sono verificate delle trasmissioni di malattie. Per i musulmani non vi è democrazia, perché il Corano non prevede democrazia”.
Spesso noi utilizziamo l’accoglienza per convenienza, vi è un proliferare di associazioni di volontariato sponsorizzate dai partiti che lucrano e si ingozzano lautamente.
“Accoglienza significa trattare il prossimo come noi stessi. Ciò si verifica quando il prossimo è bisognoso, sofferente. Se i migranti vengono in Occidente solo per ragioni economiche, convinti del guadagno facile e rapido, diventa un’offesa al vero profugo. Se questo flusso continua per decenni, dobbiamo prenderli tutti? La stragrande maggioranza di chi viene via terra o via mare ha un’età che oscilla dai 20 ai 25 anni e tutti robusti e di sana costituzione.
Ho la vaga sensazione che si continua a seminare illusioni facili e semplicistiche”.
I buonisti e i salottieri del cachemire però proseguono imperterriti a sventolare bandiere arcobaleno.
“Se il tavolo di casa è per dodici persone non posso apparecchiare per 24, chi non si siede a tavola da qualche parte deve pur mangiare. Bisogna valutare il pericolo e i danni che può procurare chi ha fame e si è illuso di pranzare con le posate d’argento. Nel 2015 centomila ragazzi italiani sono andati all’estero. Perché non aiutiamo loro? 3.000 ragazze della Nigeria l’anno scorso sono entrate in Italia, circa 2.500 sono finite sui marciapiedi a prostituirsi”.
Per queste ragioni la Gran Bretagna è uscita dall’EU, in Ungheria c’è stato un referendum, la Merkel passa da una sconfitta all’altra, la destra e l’estrema destra avanzano ovunque. Per favorire e avvantaggiare pochissimi industriali e qualche banchiere si sta alimentando l’odio e la reazione.
“L’Europa è stata un fallimento. Non esiste una politica estera, non esiste una difesa, non un esercito. Si è voluto favorire la grande industria e la grande finanza. Mi dicevano che in Romania sono spariti i ladri, si sono trasferiti tutti in Italia. Non posso sentirmi responsabile della tua situazione, tu ti rimbocchi le maniche e pedali, 14, 16 ore al giorno. Se vuoi uscire dalla crisi”.
Il guaio è che il pedalare non piace a tutti, è un po’ faticoso.
Bruno Galante
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