Dopo il Brexit cala l’export in maniera consistente
Tutto pareva dovesse passare in silenzio ma soprattutto in maniera indolore, invece l’effetto Brexit inizia a farsi sentire.
Al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Cernobbio il 14 e il 15 sono stati resi noti i primi dati sull’effetto dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Sono numeri che fanno riflettere e che destano preoccupazioni, e non poche.
Gli ottimi risultati conseguiti sino al 2015 per il Made in Italy hanno subito una brusca frenata ed un arretramento cospicuo. E si tratta di dati riferentesi solo a luglio, ma all’orizzonte si addensano nuvoloni che non lasciano tranquilli.
Nel 2015 c’era stato un incremento del 7 percento rispetto all’anno precedente ed il segno positivo era continuato nel primo semestre 2016. A luglio il crollo.
La mannaia si è abbattuta sui mezzi di trasporto, è la prima voce del nostro export, con un -22 percento. Ancora peggio per le auto che scendono del 31 percento, macchinari e apparecchi si abbassano del 13 percento, articoli in gomma e materie plastiche 17 percento, mobili 17 percento, apparecchi elettrici 6 per cento.
Non sfugge alla batosta l’agroalimentare che subisce un danno del 9 percento. Tra alimentari e bevande nel 2015 le esportazioni sono state di 2,9 miliardi.
Nel totale complessivo abbiamo esportato per 22,4 miliardi.
Agli inglesi piacciono i nostri prodotti alimentari e la Gran Bretagna rappresenta il quarto paese per l’esportazione con una tendenza in costante crescita.
La voce più importante del settore agroalimentare è quella del vino con 746 milioni ed una crescita annuale del 4 percento, la fetta più consistente è appannaggio dello spumante e del Prosecco con 275 milioni che nel primo semestre 2016 sono lievitati del 50 percento.
Al secondo posto tra gli agroalimentari si trova la pasta con 332 milioni e poi l’ortofrutta con 281 milioni. I sudditi della Regina sono grandi estimatori del Parmigiano Reggiano e Grana Padano con oltre 225 milioni, come pure della mozzarella di bufala. Bene anche l’olio extravergine di oliva con 57 milioni.
La svalutazione della sterlina ha generato un crollo dell’export ma ciò che preoccupa maggiormente i nostri produttori è il rischio che con l’uscita dall’Unione Europea il Parlamento inglese adotti provvedimenti penalizzanti nei confronti della nostra produzione agroalimentare.
Già da giugno 2013 in Gran Bretagna è stata introdotta l’etichetta nutrizionale con i tre colori del semaforo che viene comunemente chiamata etichetta a semaforo e che il 98 percento dei supermercati inglesi ha adottata.
Questo sistema prende in considerazione le calorie, i grassi, gli zuccheri e il sale presenti in 100 grammi di prodotto. Quando un alimento supera una certa concentrazione sull’etichetta si appone un bollino rosso, se il contenuto è basso quello verde e qualora è una concentrazione media il bollino arancione. Ovviamente il consumatore interpreta il bollino rosso come una sollecitazione a non acquistare piuttosto che consumare con moderazione.
Ed in questa semaforizzazione alcuni nostri prodotti sono penalizzati, come il Prosciutto di Parma Dop e il Parmigiano Reggiano.
È un sistema balordo che esclude alimenti sani e genuini per agevolare le bevande gassate senza zucchero, ciò distoglie l’acquirente dal comprare un bene altamente nutrizionale e nel contempo colpisce il 60 percento dei prodotti agroalimentari italiani. La dieta mediterranea ne esce malconcia.
Potrebbe essere un escamotage politico di ritorsione nei confronti dei paesi europei per ottenere in alternativa permessi e agevolazioni nell’interscambio commerciale.
Naturalmente ora attendiamo gennaio per leggere i dati del secondo semestre 2016.
la Redazione
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