Roma e Torino sorridono, Napoli piange e Milano medita
Giornata vivida e pulsante questa ottava di Campionato.
Tanti i motivi di riflessione.
A cominciare dalla relativa difficoltà della Juventus ad amministrare gare, come dire, normali, come avrebbe dovuto essere, allo Stadium, quella che l’ha opposta all’Udinese. Non solo, infatti, gli uomini di Allegri sono passati rapidamente in svantaggio, grazie a una serie di sviste, ma hanno rimesso in sesto l’incontro soltanto su due calci piazzati griffati dal talento di Dybala.
Vero è che la Juve ha dalla sua due importanti attenuanti. La prima è che già martedì rientra in Champions, la seconda è che, visti gli avversari, può anche permettersi di non schierare sempre in Campionato le sue prime linee. Da qui l’impressione che quella Juve frizzante, tutta bollicine e gol a cascata, così come in molti la si era immaginata, manchi all’appello.
Ma la strada è ancora tanto lunga e ci sarà tempo per tutto.
Anche per vedere, ad esempio, se il Torino di Mihajlovic avrà la forza di dare continuità a quanto di bello e schietto ha fatto in questo mese, fra settembre e ottobre: superate di slancio Roma, Fiorentina e Palermo, nove gol segnati e un gioco a dir poco scintillante. Diciamo che le premesse di fare per davvero un bel torneo fino alla fine (infortuni permettendo) ci sono tutte.
I punti conquistati, le belle giocate, l’aggressività, l’autostima in continua crescita, l’esplosione di giovani come Barreca e Belotti, insomma, tanta roba, tanti bei segnali. E poi la sicurezza delle proprie capacità. A Palermo il match non poteva iniziare peggio, sotto dopo pochi minuti la squadra non si è disunita, anzi ha tratto dalla pugnalata l’energia per una reazione a tratti asfissiante per la difesa rosanero.
E poi i lampi di classe di Liajic a illuminare e finalizzare un gioco aggressivo e rapido. Bagliori di luce che hanno abbondantemente compensato l’improvviso blackout dell’impianto palermitano.
Il presidente Zamparini lancia continui sos per la sua squadra: sembra non ce la faccia più e chiede l’aiuto di chi al Palermo è affezionato. Al momento tutto tace e di certo la cosa non aiuta la squadra a stare a galla.
Con Juve e Toro anche Roma e Lazio si godono un buon momento.
La squadra di Spalletti ha tritato un Napoli a dir poco sconcertante, che sta incamerando più sconfitte del dovuto e del previsto.
Se si vuole vincere il tricolore o, almeno, tentare di farlo il registro deve essere diverso. Il Napoli ha giocato male, lontano dalle sue non trascurabili potenzialità.
Al contrario la Roma, cinica, ha saputo affondare la lama del suo gioco offensivo sfruttando al meglio le debolezze giornaliere dell’avversaria. E così, alla fine, resta arduo verificare fino a che punto la vittoria scaturisca dai meriti dei capitolini quanto piuttosto nasca dai demeriti dei partenopei. Sarri non ha avuto problemi a rendere onore ai vincitori, pur con un pizzico di rammarico, mentre Spalletti, lievemente sorridente ma non troppo, ha assicurato che se la sua squadra saprà giocare sempre come ha fatto a Napoli il discorso scudetto sarà più che aperto.
Al tricolore sembra bussare – ma fate piano, ditelo sottovoce, proclama il trainer Montella – un redivivo Milan. Le esitazioni iniziali sembrano aver lasciato i rossoneri.
La quadra dell’undici non sarà forse ancora raggiunta, ma i progressi sono evidenti e senza dubbio concreti.
L’inserimento coraggioso di qualche giovane ha dato brillantezza alla squadra e quello slancio, che solo la fierezza giovanile ha in serbo, che latitava nelle prime uscite. Ancora una volta il presidente emerito Silvio Berlusconi ha fatto centro: la squadra potrà crescere solo con l’inserimento dei giovani. I fatti sembrano dunque dargli ragione.
Al contrario, chi potrà mai dare ragione a Maurito Icardi, autore di gesti e affermazioni che non sono soltanto provocazioni belle e buone, ma esercizi di incredibile maleducazione. Questi, però, i frutti di una società malata che ai suoi idoli tutto perdona, anche atti che a qualsiasi altro mortale verrebbero stigmatizzati con ben maggiore rigore. Essere bravi a prendere a calci un pallone non deve permettere a nessuno di prendere a calci la morale, il rispetto e il la buona creanza.
L’Inter non si merita questo per la gloriosa società che è, per la sua storia e i suoi supporters. Staremo a vedere (anche se il finale già lo conosciamo tutti).
E a proposito di finale, un vero peccato – con tutto il rispetto per il Sassuolo – che il Crotone non ce l’abbia fatta a cogliere la sua prima vittoria in serie A. Forse la smania, il brivido dell’impresa ha come sconcertato i giocatori di Nicola. Le distrazioni sulle due reti subite proprio in chiusura di partita sono state fatali e segnale di un atteggiamento che deve ancora maturare per cercare di stare dignitosamente in gara.
Per il resto i pareggi conseguiti sui campi di Firenze, Genova e Pescara, rispettivamente da Atalanta, Empoli e Sampdoria rientrano nel gioco delle prevedibilità e non delle sorprese, per una classifica che già sta scolpendo in modo preoccupante qualche nome per una lotta senza quartiere nei piani bassi, anzi bassissimi, della graduatoria.
Franco Ossola
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