I caporali sono diventati fuorilegge
Se non si ha la voglia e la capacità di spegnere le fiammelle prima o poi ci si trova di fronte a roghi difficili da domare e gestire. È successo con le immigrazioni degli anni Novanta, è successo con il caporalato negli anni Ottanta. In quel periodo tutti sapevano cosa succedeva in agricoltura e quasi tutti tacevano.
Poi ci fu un brutto incidente stradale nel quale persero la vita Pompea Argentiero, 16 anni, Lucia Altavilla, 17 anni, e Donata Lombardi di 19.
È l’alba di lunedì 19 maggio 1980.
Un pulmino Ford Transit con a bordo diciotto persone alle prime luci del giorno sulla statale jonica 106, all’epoca nota come “statale della morte”, pochissimi chilometri dopo Taranto allo svincolo per Chiatona, si impatta con un camion. Il furgone finisce fuori strada e nella violenza dello scontro le tre giovani ragazze perdono la vita.
Provenivano da Ceglie Messapico, Brindisi, e si dirigevano in agro di Metaponto. Erano partite alle quattro e alle sei dovevano già essere nei campi, sette ore di sole e di sudore per pochissime migliaia di lire. Alle 13 una rinfrescata veloce e di nuovo sul Transit stipate peggio di sardine per rientrare a casa, il pulmino era autorizzato al trasporto di nove persone compreso il conducente. Ne infilavano il doppio.
Da marzo a novembre ad ogni alba partivano diversi mezzi da Ceglie Messapico, da Villa Castelli, da Oria, per raggiungere quelle terre ricche situate al confine tra la provincia di Taranto e la Basilicata jonica. Lo Stato è assente pur conoscendo bene ciò che avviene.
Bisogna attendere che si verifichino incidenti mortali per intervenire, ma si tratta di interventi superficiali e brevi, durano pochissime settimane poi tutto torna come prima.
I terrieri preferiscono rivolgersi ad intermediari per reperire la manodopera, con l’Ufficio di Collocamento si perdono settimane di attese e poi si corre il rischio che mandino qualcuno incapace e vagabondo, rivolgendosi ai caporali tali rischi non si corrono, non esiste burocrazia.
L’accordo funziona in maniera semplice: il terriero stabilisce l’importo giornaliero ed il caporale concorda con il o la bracciante. In genere il caporale si trattiene il 50 percento dell’importo, serve per coprire le spese del trasporto e la sua parcella giornaliera. Negli anni Ottanta per una giornata in campagna si buscavano da 15 a 20mila lire, a seconda della tipologia della raccolta o del lavoro.
Contributi zero. Assistenza zero. Sicurezza zero.
Nel 1974 si era registrato un altro incidente mortale dalle parti di Monopoli, Bari, ed anche in quel caso altre tre giovani vittime del brindisino.
Dai Transit i caporali passarono ai pullman con passeggeri quasi tutti senza contratto.
I caporali si organizzano con strutture manageriali e i boss che sono ai vertici di questa piramide gestiscono centinaia e centinaia di braccianti bisognosi di mangiare e vestirsi. Intascano milioni di lire al giorno che diventano migliaia di euro, tutto rigorosamente in nero, esentasse.
I politici affrontano l’argomento in campagna elettorale e garantiscono di risolvere il problema in tempi rapidi, ma la rapidità politica sulle tematiche sociali è di una lentezza lumacosa straordinaria. Dall’incidente di Monopoli sono trascorsi oltre 40 anni e solo martedì 18 la Camera ha approvato la legge che dovrebbe contrastare lo sfruttamento del lavoro in agricoltura.
Dagli anni Ottanta il fenomeno caporalato si è diffuso in altre province della penisola ed oggi lo si trova al Sud, al Centro e al Nord. Da quando vi è abbondanza di extracomunitari, legali e illegali, ovviamente i caporali hanno ampliato il portafoglio dei bisognosi.
Non tutti hanno applaudito l’entrata in vigore del contrasto allo sfruttamento delle braccia agricole, vi è qualcuno che ha ipotizzato una pesante penalizzazione verso l’agricoltura ortofrutticola, in larga parte centromeridionale, in quanto richiede maggiore manodopera e flessibilità. Ci si dimentica che il caporale intanto lucra e sfrutta in quanto vi è il terriero che richiede manodopera ed il quale terriero ignora abbondantemente leggi e regole, scomparendo il titolare d’azienda agricola disonesto e correo automaticamente si dissolve la figura del caporale. Per nostra ventura correi e disonesti sono una sparuta minoranza.
Da decenni si parla e si discute della contorta filiera esistente in agricoltura dove un chilo di clementine o di uva o di pesche o di altro costa sulla pianta e in loco dieci, sino a quando giunge sulla tavola del cliente finale subisce dei rincari incomprensibili per qualsiasi altro settore merceologico. Rincari che a volte arrivano a 1200 o addirittura 1500 percento.
Da qui la domanda: se è scontento il produttore che a malapena a volte riesce a coprire costi e investimenti, se è scontento il cliente finale che paga un chilo di frutta o verdura a peso d’oro, ma in questa anomala situazione e di vari passaggi chi è il drago che gioisce e si arricchisce?
Con la nuova legge è stata introdotta la confisca dei beni, l’arresto in flagranza per il caporale e il terriero che sfruttano i braccianti, è previsto un piano di intervento a favore degli sfruttati, saranno presi in considerazione maggiore le violazioni delle regole per la sicurezza sul posto di lavoro, si valuterà il posto in cui sono alloggiati, la difformità di retribuzione in rapporto ai contratti di lavoro collettivi.
La legge servirà a premiare quelle aziende, la grande maggioranza, che hanno sempre rispettato e osservato regole e comportamenti corretti, servirà a stimolare il legislatore a far applicare le identiche modalità per tutta una serie di prodotti importati, vedi banane, olio di palma, cacao, caffè e tantissimi altri da nazioni ove vige una quasi regola di sfruttamento minorile con il benestare delle autorità locali.
Un fenomeno che spesso si finge di non vedere poiché avviene in regioni distanti da noi e che a volte, addirittura, viene incentivato da accordi europei per l’importazione di prodotti alimentari come è accaduto di recente per l’olio della Tunisia o il riso del Myanmar o i prodotti frutticoli del Sud America.
Il primo test parte nei prossimi giorni con la raccolta delle olive e degli agrumi.
Bruno Galante
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