Antonello Maietta, dai sommelier un forte contributo alla crescita
Ottobre e novembre è tempo di vendemmia e di raccolta. I vigneti si spogliano e le botti si riempiono. Oramai abbiamo messo il turbo al motore e siamo sulla corsia di sorpasso, occupiamo il gradino più alto per la produzione di vino e bollicine e gradatamente stiamo scalando posizione dopo posizione per la qualità dove i francesi rimangono ben saldi in cima alla vetta.
Sono stati bravi, molto bravi i nostri vignaioli i quali in tre decenni sono passati dalle stalle alle stelle. Dai nefasti giorni del metanolo, marzo 1986, alle recenti conquiste dei mercati planetari. Nessuno ci ha regalato nulla, siamo stati bravi a lavorare, a migliorare, a puntare sulla qualità. Una parte di merito, serve rammentarlo, va ascritta sul conto di una categoria che è cresciuta altrettanto bene ed ha tagliato traguardi prestigiosi ed eccellenti. La sommellerie.
Da qualche lustro i rapporti e la collaborazione tra vignaioli e sommelier si è rafforzata e i risultati si sono immediatamente notati. Nel passato remoto ognuno viveva, contento e beato, sulla propria isola convinto di essere il migliore e di poter fare a meno del coinquilino.
Più che ponti sembrava erigessero dei muri. Si sono resi conto di trovarsi sulla stessa barca per cui remare nella identica direzione e con gli stessi ritmi avrebbe avvantaggiato tutti, poiché grulli non sono hanno principiato a vogare all’unisono.
L’Associazione Italiana Sommelier viene alla luce il 7 luglio 1965 a Milano, otto anni dopo, 6 aprile 1973, il Presidente della Repubblica con Decreto n. 539 concede il riconoscimento giuridico dello Stato.
Soci fondatori furono Gianfranco Botti, Jean Valenti, Leonardo Gerra ed Ernesto Rossi. Pacche sulle spalle e spumante italiano per festeggiare Gianfranco Botti alla presidenza.
Stranamente il termine sommelier non deriva dal francese ma dal provenzale antico “saumalier” che tradotto significa conduttore di bestie da soma, da cui poi è derivato “cantiniere”.
In mezzo secolo di storia l’Ais ha saputo diffondere su tutto il territorio nazionale la cultura, la passione e la conoscenza del nettare divino.
Oggi in ogni provincia si organizzano corsi per sommelier ai quali partecipano giovani e meno giovani con il preciso intento di comprendere e apprezzare il sapore e gli aromi che si celano in ogni calice.
Il presidente dell’Ais dall’8 novembre 2010 è Antonello Maietta, subentra a Terenzio Medri.
Classe 1960 nasce a Rimini e da giovanetto si trasferisce a Porto Venere depositando nella valigia la passione per il vino tant’è che a 19 anni frequenta il corso Ais e acquisisce il diploma da Sommelier. L’amore per la vite lo trasmette a quanti lo circondano, decide di dedicare tempo e pazienza all’Ais ed assume la carica di presidente della delegazione di Spezia, nel 1983 sul Golfo dei Poeti vi sono appena tre soci che sotto la sua presidenza, durata 13 anni, diventano 250 alcuni in più della stessa Genova.
Profonde anima e corpo e viene eletto nel 1990 presidente regionale, nello stesso anno conquista il titolo di Miglior Sommelier d’Italia, nel 1992 partecipa a Rio de Janeiro al Campionato del Mondo dei Sommelier raggiunge la finale e sfiora il titolo.
Entra nella Giunta Esecutiva Nazionale e successivamente diviene vice presidente.
A novembre 2010 ci sono 27.600 soci, a giugno 2014 diventano 36.400 ed oggi sfiorano le 40.000 unità. Il costo annuale della tessera è di 80 euro.
Dato che l’Italia è la patria dei guelfi e dei ghibellini, ecco che a dicembre 2013 avviene una scissione e a Roma si costituisce la Fondazione Italiana Sommelier.
Discorrere con Antonello Maietta è gradevole, non utilizza il politichese e preferisce il linguaggio chiaro e diretto, i fronzoli li lascia agli altri.
“Siamo il primo paese al mondo per la produzione del vino e delle bollicine. Questo, ovviamente, ci carica di responsabilità perché per arrivare in cima alla montagna serve uno sforzo di pochi minuti, per restarci serve allenamento, concentrazione e preparazione. Noi come Ais ne siamo consapevoli e reciteremo la nostra parte”.
Per diverso tempo siete vissuti su una torre d’avorio, guardando il resto del mondo dall’alto verso il basso.
“Abbiamo le nostre colpe, ci siamo chiusi a riccio e dialogato poco con la filiera ed anche con i consumatori finali. Da alcuni anni si è invertito tendenza e ci confrontiamo con maggiore frequenza e con schiettezza. Ieri il contatto con il produttore a volte veniva giudicato come un peccato mortale, non si capiva che interagire e collaborare recava benefici a noi, a loro e agli acquirenti”.
Alle varie manifestazioni in parecchi stand sono presenti sommelier.
“Perché i nostri pareri sono ben accolti dai visitatori, instauriamo un rapporto cordiale e nel contempo diventa tecnico, suggeriamo gli accostamenti, ci preoccupiamo di diffondere una cultura che diventa indispensabile a quanti operano nella ristorazione e nell’enogastronomia. Suggerimenti disinteressati in quanto non ci piace fare marketing. Per noi i grandi produttori sono sullo stesso piano delle piccole aziende a conduzione familiare”.
La vostra presenza sul territorio nazionale è capillare, siete presenti ovunque.
“A volte scherzosamente dico che siamo come le Stazioni dei Carabinieri, in quasi tutti i comuni vi sono sommelier, nelle province e nei grossi centri abbiamo delegazioni che sono in tutto 162, nelle grandi città in quasi tutti i quartieri. La penisola è suddivisa in 22 regioni perché abbiamo l’Emilia e la Romagna, il Trentino e l’Alto Adige. Sì, la nostra è una presenza capillare. Ciò serve anche per conoscere le innovazioni e le novità che ogni singolo territorio esprime, siamo vicini ai vignaioli anche fisicamente”.
Vi state avvicinando alle 40.000 tessere e dalla quantità scaturisce la qualità.
“I nostri sommelier godono di stima e fiducia in tutto il mondo, la nostra scuola ha ottenuto riconoscimenti planetari. Luca Gardini, Paolo Basso, Luca Martini, giusto per citare qualche nome, sono personaggi che nella sommellerie hanno curriculum di altissimo valore. La scuola italiana è apprezzatissima perché insegniamo a saper valutare e gustare un vino ma contemporaneamente suggeriamo l’abbinamento con il piatto adeguato. Ovvio che siamo avvantaggiati rispetto agli altri per la ricchezza e la vastità dei piatti e dei vini. In Italia ci sono oltre 520 vini doc e docg, ogni provincia e a volte anche ogni zona possiede tradizioni e peculiarità che oggi stiamo rivalutando e proponendo con gusto moderno. È una strategia vincente che ci gratifica”.
D’altronde il Made in Italy è nato da queste fondamenta, dalla nostra storia, dalla nostra cultura, dal nostro gusto e dalla nostra creatività.
“Il nostro passato ci ha aiutato tantissimo ed in più abbiamo saputo aggiungere umiltà, entusiasmo e voglia di crescere e migliorare di continuo. Non ci siamo cullati sui risultati acquisiti e non ci siamo chiusi al nostro interno. Inoltre da lustri puntiamo sui giovani perché vogliamo trasmettere le nostre conoscenze ed il nostro amore”.
Folta al vostro interno la presenza femminile.
“Sempre più donne frequentano i nostri corsi, vi è una numerosa presenza nelle delegazioni regionali e Manuela Cornelii, di Pescara, è nel Consiglio Nazionale”.
L’export è in continua crescita.
“Da anni oramai all’estero spediamo prodotti eccellenti, hanno imparato a conoscere ed apprezzare il nostro brand. Le ambasciate e i consolati ora si occupano anche di promozione commerciale, organizzano incontri, meeting, seminari, questo ha agevolato il nostro compito perché troviamo un terreno già arato”.
Fiducioso e ottimista.
“Necessariamente il calice deve essere sempre mezzo pieno, fiducia e ottimismo sono alla base di ogni successo e conquista”.
A questo punto possiamo brindare nei lieti calici.
Bruno Galante
Scusate, ma ieri non c’è stata la presentazione della guida Vitae 2017? Non era il caso di dedicarvi poche righe
Un AIS follower
In tempi brevi torneremo sull’argomento
Grazie della risposta.
Credo che però risulti ormai più utile concentrarsi sul Congresso dell’AIS del 19/20 novembre…