La carbonara, piatto che tanto unisce e altrettanto divide
Dopo quasi tre anni di blog di cucina l’ho imparato bene e a mie spese: l’italiano è patriottico a tavola quanto allo stadio.
Così, dopo i colori della Nazionale, l’unica cosa che sente di difendere a spada tratta sono le tradizioni culinarie del suo paese e lo fa come se queste fossero beni personali da preservare. Tempo fa ebbe un’enorme eco una carbonara preparata in Francia seguendo un procedimento non proprio tradizionale.
Gli italiani si indignarono così tanto che la notizia della carbonara in questione finì nei principali TG nazionali.
Ora, sono anch’io del parere che le tradizioni debbano essere preservate e che l’unico modo per mantenerle vive è quello di tramandarle alle generazioni future senza apportare modifiche, tuttavia, in una società sempre più multietnica, credo sia giusto e doveroso far spazio anche al nuovo, liberandoci di tanta rigidità e integralismo che avvolgono la nostra cultura gastronomica.
Ebbene sì, noi Italiani in cucina siamo rigidi e integralisti e la ricetta della carbonara ne è un esempio.
Se tutti siamo d’accordo sull’eccellenza e la bontà di questo piatto, in pochi concordano sulla sua preparazione.
Troviamo i sostenitori della pasta lunga e quelli della pasta corta, coloro che contemplano l’utilizzo del solo tuorlo e coloro che utilizzano l’uovo intero, per non parlare della tifoseria del guanciale e di quella della pancetta, per terminare (si fa per dire) con il derby tra pecorino e parmigiano.
Ma allora, direte voi, se le scelte sono così vaste, perché parlare di rigidità?
Semplicemente perché le varie fazioni si scontrano con forza (ho assistito a discussioni accesissime sul mio blog Rita’s Kitchen) sostenendo che la loro versione della carbonara sia l’unica, vera e degna di questo nome.
Ma ho una notizia per tutti costoro: la carbonara, il piatto portabandiera della cucina tipica romana non è di origine italiana!
Da buona romana mi piaceva immaginare che la carbonara fosse nata tra i vicoli di Trastevere e invece ho scoperto che ha origini d’oltreoceano, Stati Uniti per l’esattezza.
Questa non è una mia opinione ma una certezza, provata dal fatto che in nessun ricettario storico vi è traccia di questo piatto se non a partire dal 1945 anno in cui la Seconda Guerra volgeva al termine e l’Italia, da sud a nord, iniziava ad essere liberata dalle truppe a stelle e strisce.
Quando i soldati statunitensi giunsero sugli Appennini abruzzesi, trovarono il tipico piatto dei carbonari del posto, la cacio e ova, degli spaghetti molto proteici conditi con pecorino e uovo sbattuto.
Guardandosi attorno videro che nella zona abbondavano la pancetta affumicata e il guanciale e, nostalgici dei sapori di casa loro, unirono gli ingredienti tipici della colazione statunitense (le uova e il bacon) con la tipica cacio e ova abruzzese, dando vita alla carbonara.
Come fu allora che i romani si appropriarono della paternità di questo piatto?
L’Abruzzo è sempre stato collegato alle campagne laziali da una fitta rete di tratturi attraverso i quali i pastori abruzzesi portavano a svernare le loro greggi nelle pianure del Lazio. Ed ecco che, insieme ai pastori, nella nostra regione arrivò anche la carbonara, che tanto piacque ai romani da essere subito eletta ricetta tipica.
Premesso dunque che la carbonara è un piatto “giovane” e che non esiste una sua ricetta ufficiale, proviamo a darvi la versione più vicina a quella della tradizione.
Tuttavia sentitevi liberi di modificarla secondo le esigenze del vostro palato e soprattutto non siate rigidi con chi si concede qualche libertà creativa.
Ingredienti per 4 persone:
400 g di spaghetti, 3 tuorli più 1 uovo intero, 120 g di guanciale, 80 g di pecorino romano grattato, sale, pepe nero.
Mettiamo sul fuoco una pentola con abbondante acqua salata e buttiamo gli spaghetti non appena questa giungerà a bollore.
Nel frattempo prepariamo il condimento.
Tagliamo il guanciale a listarelle e mettiamolo in una padella antiaderente senza olio e lasciamolo sul fuoco fin quando il grasso sarà diventato trasparente e croccante.
In una ciotola poggiamo le uova, aggiungiamo ad esse il pecorino e una generosa grattata di pepe nero. Mescoliamo il tutto fino ad ottenere un composto cremoso.
Una volta scolati gli spaghetti, facciamoli saltare qualche minuto nella padella con il guanciale, poi lontano dal fuoco (per evitare che l’uovo rapprenda) mantechiamo con il composto di uova e pecorino. Serviamo la nostra carbonara ben calda con altro pepe macinato all’istante.
Rita Aprile blog Rita’s Kitchen
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