Il suffragio universale e le proteste anti-Trump
Una delle battaglie storiche della sinistra nella prima metà del secolo scorso è stato il suffragio universale. Diritto di voto per ogni censo (ricchi e poveri), per ogni razza (bianchi e neri), per ogni genere (uomini e donne). Una battaglia sacrosanta, un cardine delle democrazie occidentali che non è mai stata messa in discussione successivamente.
Da quando vige un vero e completo suffragio universale negli USA? Incredibilmente solo dal 1965, quando con il Voting Rights Act la più grande democrazia occidentale ha proibito l’accertamento di un grado minimo di cultura e di alfabetizzazione come prerequisito per l’accesso al voto! In pratica i neri, gli immigrati e i contadini bianchi semi-analfabeti non potevano votare! Dico, fino al 1965, in piena era “beat” e “rock”, durante la conquista dello “spazio”, con la TV a colori e un secolo dopo l’abolizione della schiavitù!!!
Ed ecco che ora la parte più agitata dell’America “democratica” scende in piazza contro Donald Trump con cartelli recanti scritte come “Not my president” e simili. Come può definirsi democratico chi afferma una cosa del genere? Trump non veniva pesantemente criticato dai “Democratici” proprio perché minacciava di “non accettare il voto” se a lui sfavorevole? L’essenza stessa della democrazia è un patto sociale che assegna il potere alla maggioranza, non ad un oligarchia dei più “istruiti“, dei più “intelligenti” o di altre categorie di autoproclamata e supposta superiorità morale. Chi vince le elezioni è di fatto il presidente di tutti: ha il dovere di comportarsi come tale, ha il diritto di essere considerato come tale.
I RACIST-CHIC
Come definire il cittadino di New York o di Los Angeles che si crede superiore ai campagnoli del Midwest o del Sud? Racist-Chic? Radical-Racist? È bizzaro che chi accusa Trump di essere etnicamente razzista si riveli a sua volta razzista culturalmente. L’idea diffusa nei benpensanti statunitensi, e non solo, che Trump non dovrebbe essere lì dov’è, rappresenta una pericolosa deriva antidemocratica.
Sarà del tutto legittimo protestare, e io sarò con loro, quando Trump, semmai, presenterà leggi antidemocratiche, razziste, sessiste, contrarie ai diritti umani garantiti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, e non semplicemente contrarie agli autoproclamati neo-diritti-umani dei racist-chic… ma questo ci porterebbe lontano…
L’IDENTIKIT DELL’ELETTORE DI TRUMP
Ma chi sono gli elettori di Trump, nel dettaglio? Bianchi, maschi e ignoranti? Non esattamente, dato che lo ha votato:
- il 53% degli uomini
- il 42% delle donne
- il 58% dei bianchi
- l’8% dei neri
- il 29% dei latino americani
- il 51% di chi non ha un diploma di scuola superiore
Quindi, a ben vedere, si può concludere che quasi la metà delle donne (a ragione o a torto) non l’ha considerato sessista, e che quasi il 30% dei latino americani (a ragione o a torto) non ha avuto paura di essere rimandato indietro nel paese di origine. La maggioranza dell’elettorato bianco non è schiacciante. L’istruzione scolastica pare del tutto ininfluente. Invece ai neri proprio non è piaciuto…
IL VOTO POPOLARE
La Clinton ha vinto il voto popolare, ha preso 219.762 voti in più di Trump, ovvero lo 0.2% in più su 120 milioni di elettori. Ma chi ha voluto i collegi uninominali, i “grandi elettori” e la regola che “chi vince lo stato si prende tutti i grandi elettori”? Prima si cambiano le regole, poi si protesterà dando preminenza al voto popolare.
Trump sarà ufficialmente presidente il 12 dicembre, quando i “grandi elettori” venuti fuori dalle elezioni presidenziali si riuniranno e formalizzeranno la nomina alla Casa Bianca. Teoricamente un certo numero di loro potrebbe cambiare idea e votare Clinton anche se eletti dai cittadini per Trump, e questo sarebbe un’ulteriore schiaffo alla democrazia cioè alla volontà popolare. Per quanto non ci piaccia Trump, è questa la direzione dove vogliamo andare? Il popolo ha sempre ragione, a meno che l’élite non creda che abbia torto?
FATTI O PAROLE? TRAVE O PAGLIUZZA?
Certo, gli atteggiamenti sessisti e aggressivi di Trump non sono attraenti, se io avessi pronunciato solo la metà delle cose che ha detto lui mi ritroverei con una causa di divorzio sul piatto.
Ma si tratta pur sempre di un processo alle intenzioni. Della Clinton invece sappiamo bene non solo come la pensa, ma cosa ha fatto o sostenuto nei decenni passati e nei suoi 4 anni come Segretario di Stato: devastazione della Libia, sostegno ai ribelli siriani, sostegno e alleanza con i sauditi che non garantiscono un singolo diritto umano né a donne, gay o cristiani, che stanno massacrando gli yemeniti e finanziando l’Isis, il disastroso disimpegno in Iraq che ha spianato la strada all’Isis, il mancato disimpegno in Afghanistan e due occhi chiusi sul prosperare della coltivazione dell’oppio, l’inutile tensione da guerra fredda con la Russia, la liberalizzazione della marijuana, il sostegno all’aborto fino all’ultimo giorno di gravidanza, il sostegno reciproco con il mondo della finanza che ci ha spinto in questa crisi decennale, il sostegno reciproco con le case farmaceutiche che imbottiscono i giovani di psicofarmaci, ecc. Ho dimenticato qualcosa?
Contano più le parole o i fatti? Preferireste un candidato dagli atteggiamenti disgustosi o una candidata dal passato di azioni e alleanze disgustose? La mia personale risposta è NESSUNO DEI DUE.
L’elezione di Donald Trump è probabilmente la più controversa dell’intera storia degli Stati Uniti, e in ogni caso l’accoppiata Trump-Clinton ha costretto moltissimi a votare turandosi il naso e tappandosi gli occhi. Il meccanismo delle primarie è assolutamente da rivedere, è incredibile che la nazione che ha fondato la moderna democrazia non sia capace di esprimere candidati più autorevoli e meno repellenti.
Ma finché vige la democrazia, l’elettore sconfitto accetta il verdetto della maggioranza, da chiunque sia essa composta.
Insomma, a Trump bisognerà stare attenti, sperare che non metta in atto tutto ciò che ha dichiarato di voler fare in campagna elettorale e che le solide istituzioni democratiche americane sappiano fargli da contrappeso. Tra 4 anni gli americani avranno la loro chance di candidare personaggi più autorevoli e referenziati e di eleggere il migliore, repubblicano o democratico che sia.
Hanno voluto la bicicletta… che pedalino!
Giovanni Trambusti