Migliaia di cristiani martiri però si preferisce tacere
I cristiani nel mondo, secondo le ultime stime, sarebbero due miliardi e 100 milioni. In ogni angolo del globo si consumano ogni giorno stragi dimenticate contro i seguaci delle confessioni religiose che si richiamano al Vangelo. Le persecuzioni in Cina e nei paesi islamici, riescono a superare la cortina di ferro e ad essere note all’opinione pubblica occidentale. Ma ci sono persecuzioni molto più nascoste e silenti che avvengono anche nei paesi occidentali ad opera di gruppi estremisti.
Il problema si sta ponendo anche negli Stati Uniti d’America di Donald Trump, dove si assiste, specie nelle regioni del Sud, alla rinascita del Ku Klux Klan, che perseguita le minoranze cristiane e soprattutto i cattolici impegnati attivamente nella diffusione della fede e nel proselitismo.
Le uniche fonti attendibili in questa difficile mappa delle persecuzioni anticristiane, sono i missionari, che vivono in prima persona il clima di odio e di intolleranza che si respira in alcuni paesi. Una cosa è certa, quello contro i cristiani è una sorta di olocausto dimenticato.
Nella Repubblica Popolare Cinese i cristiani che si dichiarino apertamente fedeli alla Chiesa di Roma e al Papa, sono spesso costretti alla clandestinità e devono riunirsi in incognito per celebrare l’Eucaristia. Quando non rischiano la vita.
Nei paesi islamici, specie in quelli sunniti, professare la fede cristiana, in tutte le sue confessioni, è tanto difficile da divenire quasi impossibile. Anche in Africa la situazione è drammatica secondo l’ultimo rapporto di Amnesty International che denuncia come le violenze contro le comunità cristiane nel mondo non si sono mai fermate.
Fin dalla venuta di Cristo, milioni di persone sono state martirizzate e costrette a nascondersi. Gli ultimi due millenni sono stati costellati di guerre di religione fratricide, di episodi tragici di discriminazione e violenza. Nonostante una costante storica apparentemente deterministica, oggi assistiamo a un fenomeno persecutorio più intenso, più grave, più metodico e spietatamente ideologizzato. Soprattutto a partire dall’11 settembre 2001 il numero di eccidi delle minoranze cristiane d’Oriente, dall’Egitto al Pakistan, è aumentato esponenzialmente ad opera del fondamentalismo islamico, ma i cristiani sono perseguitati in tanti altri Paesi.
Essere cristiano in Nord Africa o in Medio Oriente, agli occhi degli islamisti, non significa tanto professare una religione minoritaria e diversa da quella ufficiale (che comporta comunque ghettizzazioni, emarginazioni e violenze), bensì essere percepito come il prolungamento invadente del cristianesimo occidentale, l’incarnazione in chiave religiosa dell’America politica, di Israele, dell’Occidente ateo e peccatore.
Per questa ragione, i cristiani vengono eliminati in maniera sistematica. Soprattutto se, com’è accaduto con il ministro pakistano per le Minoranze Shahbaz Bhatti, ucciso il 2 marzo 2011, rappresentano politicamente gli ultimi baluardi di libertà religiosa e di pensiero di un intero paese.
Ogni quattro perseguitati al mondo per motivi razziali, di nazionalità o di religione, tre sono cristiani. Un eccidio di cui ci si ricorda solo quando la soglia del numero di morti supera la decina.
Massimo Introvigne, che è appena stato nominato rappresentante Osce, Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un’attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni, ha molte idee su cosa devono fare gli organismi internazionali e in particolare l’Osce per contrastare questa situazione.
Durante un convegno a Strasburgo presso il Centro Europeo per il Diritto e la Giustizia (ECLJ) Massimo Introvigne, ha proposto l’istituzione di una Giornata europea della memoria per i martiri cristiani di tutto il mondo.
Sulla scia dell’importantissimo evento ecumenico organizzato da Papa Giovanni Paolo II al Colosseo il 7 maggio 2000, proprio il 7 maggio potrebbe diventare l’occasione annuale di fermarsi a ricordare i tantissimi martiri della persecuzione e dell’intolleranza contro i cristiani.
Da duemila anni le comunità cristiane vengono martirizzate e discriminate. Ma oggi i massacri e le violenze nei loro confronti sono aumentate, tragicamente.
Fonti dell’agenzia missionaria Fides riferiscono che è stata approvata nel Consiglio dei Diritti Umani Onu una risoluzione promossa dal Pakistan che per la prima volta dopo 12 anni va in direzione contraria alla legge antiblasfemia che il Pakistan stesso aveva proposto in più risoluzioni precedenti. Il passo dei rappresentanti pakistani nell’ambito dell’organizzazione internazionale è importante, ma la legge antiblasfemia è ancora in vigore nel paese, ed è in nome di questa che Asia Bibi, cristiana pakistana, si trova in carcere ed è stata condannata a morte.
Bibi, donna coraggiosa di fede incrollabile, è stata condannata per il reato di blasfemia nel novembre 2010. In attesa della sentenza d’appello e dopo i due recenti omicidi del governatore Salman Taseer e del ministro per le Minoranze Shabaz Bhatti, due politici che si erano schierati apertamente in sua difesa, Asia Bibi è in cella d’isolamento, in una stanza senza finestre.
In Etiopia migliaia di Cristiani sono stati costretti ad abbandonare i loro villaggi dell’ovest del paese dopo che un gruppo di fondamentalisti islamici, in nome del rispetto del Corano, ha dato fuoco a 50 chiese e decine di case, provocando un morto e centinaia di feriti.
Questi episodi, tragicamente eclatanti, vengono dopo mesi di crescente tensione tra i fondamentalisti islamici – che in tutto il paese sono minoritari rispetto ai Cristiani ma che in alcune aree arrivano ad essere il 90% della popolazione – e la comunità cristiana.
Perché un’Europa campione di tolleranza e libertà religiosa è reticente sulle sofferenze delle minoranze cristiane nei vicino Oriente?
Durante un incontro, promosso a Firenze da “Scienza e Vita” e da altre associazioni (Circolo dei Liberi, Magna Carta, MCL), vi sono state risposte a questa domanda esaminando i nodi fondamentali della questione.
In Cina decine di milioni di cristiani praticano la fede di nascosto, in piccoli gruppi chiamati chiese domestiche, per evitare di essere perseguitati. Brutte notizie giungono anche dall’Iran dove, a partire dal giorno di Natale 2010, sono stati arrestati 70 fedeli, anch’essi membri di chiese domestiche, sottoposti poi a violenti interrogatori e a intimidazioni. In India, come è noto, le violenze degli estremisti indù contro i cristiani sono incessanti. E si potrebbe proseguire a lungo.
Se facciamo una veloce ricerca su internet scopriamo vari paesi dove chi recita il Padre Nostro ad alta voce è perseguitato fino alla morte: Filippine, India, Nigeria, Arabia Saudita, Egitto, Cuba, Cina, Iraq, Pakistan. Difficile, però, leggere nei vari bollettini il nome di una nazione dove i credenti in Cristo rischiano ogni ora il martirio: la Repubblica Islamica dell’Iran.
Michele Pacciano
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