Che bel respiro per il campionato!
Di sicuro rallegrarsi per la sconfitta di qualcuno non è atto né galante né tanto meno sportivo, tuttavia, questa volta, chi, come noi, lo fa può essere pienamente giustificato. A inizio torneo si immaginava tutti che non ci sarebbe stata storia, che la Juventus, già forte di suo e dei cinque scudetti infilati uno dopo l’altro, rinforzata il giusto come accaduto nella campagna estiva, non avrebbe lasciato scampo a nessuno, andando a cogliere il sesto titolo con una passeggiata. I due stop con le milanesi (Milan e Inter) intesi come incidenti di percorso sono arrivati sì inattesi e poco graditi, tuttavia inquadrati in un meccanismo di riconosciuta superiorità, visti anche i ritardi e i continui passi falsi delle inseguitrici.
Non si potrà mica vincere tutte le partite, si dicevano i supporter juventini accodandosi alle osservazioni degli addetti ai lavori. Poi, domenica, è arrivato lo schiaffone di Marassi, somministrato alla “signora” da un Genoa non solo arrembante, ma qualcosa di più, verrebbe da dire assatanato. E così la terza batosta esterna induce a riflettere in modo diverso, lasciando la strada, più che logica dell’incidente lungo la via, per abbordare quella di un’analisi un poco più attenta.
Non sono poche le cose che in questi mesi non hanno funzionato come atteso nella ammiraglia juventina. Allegri ha lasciato sovente perplessi per scelte e formazioni mandate in campo alquanto discutibili. Il superbomber Higauin sta al di sotto del suo tenore, palesando anche incrinature di tenuta fisica. Alcuni nuovi elementi sembrano ancora oggi spaesati e non del tutto integrati nell’organico. La coralità del gioco non ha potuto che risentire di tutto questo, portando la squadra a vincere ma a non convincere. Il ritorno sulla terra dei “marziani” bianconeri ci induce così a tirare un respirone di sollievo, perché il campionato non è già impacchettato, come si temeva, a dicembre, ma ha dato meravigliosi segni di essere pimpante e vivo.
L’ossigeno che occorreva è arrivato da più fonti alimentatrici. Milan, Roma, Atalanta e Torino.
I rossoneri di Montella stanno viaggiando alla grande, come rinati a nuova vita e a bel gioco. In aggiunta non sono neppure sparagnini e vanno in gol a raffica come accaduto domenica contro l’Empoli affossato con un poker.
Saliti al secondo posto a soli 4 punti dalla Juventus, i rossoneri targati Cina (oppure no, visto che Berlusconi sembra a volte essersi pentito della cessione e voler tornare sui suoi passi), sono una bella sorpresa, anche se una panchina un po’ corta e fin troppo giovane potrebbe, in caso di guai, non rivelarsi ancora pronta per sostenere ritmi e risultati così gagliardi.
Chi non manca certo di verve è l’Atalanta di Gasperini che è ha conquistato Bologna con una scioltezza di gioco e con una leggerezza di approccio che ha dello sbalorditivo. Siamo tutti stupiti davanti a questo autentico piccolo miracolo. Vedere gli atalantini in campo correre, aiutarsi a vicenda, non lamentarsi mai e giocare col sorriso sulle labbra è spettacolo autentico e unico, al di là comunque di una qualità di gioco eccellente. 28 punti di questi tempi gli orobici non li avevano mai messi in saccoccia, davvero bravi. Lo stesso loro trainer, ridendo pieno di soddisfazione, sembra essere sorpreso da quel che accade. Con un passo simile diventa facile pronosticare l’Atalanta come una delle grandi protagoniste del torneo.
E sabato prossimo scenderà al Juventus Stadium con tutte le intenzioni di non cessare di stupire.
Da parte loro Roma e Torino non sono da meno. Certo, si tratta di due realtà diverse, seppure oggi avvicinate dai frutti raccolti. I giallorossi sono partiti godendo del titolo di prima rivale juventina (al pari del naufragato Napoli), i granata si sono avviati, molto più semplicemente, con i riflettori puntati da parte degli addetti ai lavori curiosi soltanto di vedere fino a che punto le tante novità e la guida del neo trainer Mihjailovic avrebbero fatto rumore. E, ad ora, di rumore i granata già ne hanno fatto un bel po’. La Roma, malgrado qualche scivolata davvero inattesa, questa volta non ha inciampato, con tutto il rispetto, nel sassolino Pescara, come non di rado le capita di fare contro le squadre meno titolate. Ha rosicchiato 3 punti d’oro alla Juve alla quale ora, a braccetto col Milan, fa sentire, come si dice in gergo, il fiato sul collo. E poi con 33 gol attivi la squadra di Spalletti è in testa nel conto delle reti. La segue a 31 un baldo Torino che in casa sta facendo pagare dazio a tutti. Anche il pur ben organizzato Chievo Verona ci ha lasciato le penne, dopo un match molto tattico e nervoso.
Belotti non ha segnato, ci ha pensato invece lo spagnolo Iago Falque che lontano dalle sue tristezze romane ha trovato nel Torino un ambiente quanto mai gradito che gli ha ridato il sorriso.
La vittoria della Lazio a Palermo ha ribadito almeno due cose: che i capitolini sono squadra di caratura notevole e che i siciliani si sono infilati in un anno horribilis, dove va tutto storto. L’allenatore De Zerbi, che pure sembra in gamba e motivato, non sa più a chi votarsi, per di più sotto la continua minaccia del presidente, da anni autentico mangia allenatori.
Dire di un’Inter ridestata dalla cura Pioli non è il caso. Non solo la vittoria contro la Fiorentina è risultata un po’ rocambolesca, ma il gioco ha stentato. Solo la continuità dei risultati e il ritorno a praticare un gioco accettabile potranno smuovere, nella critica, qualche osservazione positiva. Tanta la strada ancora da compiere per arrivare a questo da parte dei nerazzurri chiamati venerdì a Napoli per un confronto fra grandi deluse.
Franco Ossola
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