Paola Concia, il domani d’Europa sarà nuvoloso?
Forse è esagerato sostenere che nei prossimi dodici mesi potrebbe avvenire uno sconvolgimento planetario, ma forse tanto esagerato non lo è. Con la recente uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europa sinora il settore produttivo e finanziario non ha subito traumi o scossoni, sebbene tutto può ancora accadere nel termine di 24 mesi. Con la schiacciante vittoria dei repubblicani negli Stati Uniti gli uomini di Donald Trump si sono impossessati della Camera, del Senato e dell’Alta Corte. Nelle prossime settimane, quando l’organigramma del governo sarà completo e diverrà operativo, si riuscirà ad intuire in quale direzione si muoverà il 45° presidente degli Usa.
Tornando in Europa vi sono tre interrogativi che non lasciano spazio alla tranquillità e alla noia. Il primo è tutto italiano e si chiama referendum. Il secondo è dei cugini francesi e sono le elezioni presidenziali del 23 aprile prossimo. Il terzo è di natura teutonica e riguarda Angela Merkel anche lei alle prese con le consultazioni dopo gli esiti negativi delle recenti votazioni in alcun land strategici,
a settembre i tedeschi andranno alle urne.
Anna Paola Concia, anni orsono l’avevo contattata insieme ad altri parlamentari per un parere su un argomento politico. Fu l’unica a rispondere.
L’ho rivista giorni addietro alla 7ª Leopolda, un saluto veloce. Ci siamo rincontrati in questi giorni alla Fortezza da Basso e mi è venuto spontaneo ascoltare il suo pensiero sugli avvenimenti che hanno caratterizzato il recente passato ma soprattutto sul futuro.
Paola nasce e cresce politicamente nel Pci di Enrico Berlinguer che diventa prima Ds e poi Pd, si laurea all’Isef de L’Aquila e nel 1998 è tra le fondatrici di “Emily in Italia” un’associazione che “considera la presenza delle donne nella vita pubblica un valore da sostenere, incrementare e promuovere … vuole che a dirigere l’Italia ci siano sempre più donne … che nessuna si senta più sola, l’unica, l’eletta … vuole regole certe per scegliere le donne e gli uomini che si candidano a governare …”.
È uno dei tanti problemi sempre verde. Nel 2008 viene eletta deputata nella XVI Legislatura.
Il 5 agosto 2011 sposa civilmente nel Comune di Francoforte la criminologa Ricarda Trautmann. Si trasferisce a Francoforte e lavora come consulente della ItKam, la Camera di Commercio Italiana per la Germania, occupandosi di sviluppo delle imprese e promozione delle aziende italiane all’estero. Attualmente fa parte della Direzione Nazionale del Pd.
Facendo oramai la pendolare tra Francoforte e l’Italia conosce molto bene le vicende tedesche, la chiacchierata si avvia dai recenti risultati elettorali che vedono la destra avanzare a spese della Cdu di Angela Merkel.
“L’AfD, Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania, ndr), è un partito populista sul quale stanno convogliando i voti della estrema destra, parecchio più presente in quei Land che appartenevano alla ex DDR.
In quelle regioni sono maggiormente intolleranti nei confronti dei migranti per timori psicologici, per paura di perdere ciò che hanno conquistato. Avendo vissuto in condizioni disagiate per decenni temono possa ritornare l’angoscia del passato”.
La Merkel sta pagando il dazio delle frontiere aperte troppo alla svelta e senza alcun tipo di controllo.
“Anche lei si è accorta di aver sottovalutato il fenomeno e lo ha pubblicamente riconosciuto. La grande coalizione che governa in Germania nei giorni scorsi ha raggiunto l’accordo sul candidato alla Presidenza della Repubblica e dovrebbe essere il socialdemocratico Frank Walter Steinmeier, attuale ministro degli Esteri, subito dopo la Merkel ha comunicato che si candiderà per la quarta volta come premier. Non sarà agevole in caso di vittoria governare con quel genere di coalizione.
Il malcontento a Berlino può divenire preoccupante”.
Scricchiolii che si ripercuoteranno anche su Bruxelles.
“La Germania ha evidenziato un predominio consistente in Europa generando un malessere diffuso, una politica egemone che ha procurato vantaggi solo a pochissimi. Ovvio che ciò procura dissensi e malcontenti. Non sarà facilissimo per la Merkel recuperare il terreno perduto”.
Dalla Germania alla Francia il passo è breve. Marine Le Pen prosegue ad avanzare verso l’Eliseo.
“François Hollande (è di queste ore l’annuncio di non ricandidarsi, ndr) si è dimostrato una frana, ha saputo sciupare un tesoro di consensi in pochissimi anni. Il mio parere è che al ballottaggio andranno François Fillon e, appunto, Marine Le Pen.
Ed in caso di vittoria della Le Pen si prospettano nuvoloni per l’Europa, visto che la signora ha sempre dichiarato di voler abbandonare l’UE”.
Nuvoloni che potrebbero coinvolgere la penisola nel caso in cui dalle urne uscisse vincente il No.
“In Germania nutrono dei timori sull’esito referendario, un risultato negativo potrebbe modificare gli equilibri visto che tra francesi e tedeschi i rapporti non sono esaltanti. La Germania vuole essere al timone dell’Europa ma per far ciò devono avere un governo forte, anche se germanizzare l’Europa significa alla lunga creare delle falle che possono ampliarsi, meglio sarebbe se si europeizzasse maggiormente la Germania”.
Renzi sta percorrendo la penisola senza un attimo di pausa. È un segnale preoccupante?
“Questa è la battaglia della sua vita, lui ne è perfettamente consapevole. D’altronde quando Napolitano accettò il secondo incarico lo fece a condizione che si attuassero le riforme. Il tentativo di Enrico Letta si arenò in pochi mesi e successivamente il testimone è passato a Matteo Renzi.
Ovvio che in caso di responso negativo deve rassegnare le dimissioni. Ma l’aspetto peggiore della situazione è che il fronte del No non possiede progetti e programmi, l’unico collante che li regge è la voglia di eliminare politicamente Renzi. E qualora, per assurdo, ciò si verificasse qual è l’alternativa? Chi sono i politici in grado di formare un Governo? E con quale maggioranza?”.
Ma i peggiori avversari Renzi li trova sulla sponda destra o sulla propria?
“Vi è una sinistra conservatrice che rema contro e che ad ogni passo costruisce ostacoli, a partire dalla Cgil e da alcuni personaggi che sono stati esclusi dalle leve del potere (il battibecco quotidiano tra il premier e Massimo D’Alema non accenna a placarsi, ndr). Non esiste un’opposizione costruttiva, si cerca solo di demolire senza preoccuparsi di proporre nuovi progetti e nuovi programmi”.
Se i politici fanno a gara a screditarsi il mondo imprenditoriale ne subisce le conseguenze specie quelle aziende che operano con l’estero.
“Il sistema Italia funziona male. A partire dalla mentalità individualista che ci contraddistingue. A ciò occorre aggiungere che gli imprenditori che viaggiano al di fuori dei confini nazionali non sono supportati adeguatamente dalla classe politica ma anche dal mondo bancario, che socialmente è poco responsabile. Sono errori che paghiamo tutti, ed io con la mia professione lo riscontro tutti i giorni. Noi italiani, a differenza di francesi e tedeschi, non riusciamo a fare squadra, è una pecca che ancora non abbiamo imparato ad eliminare”.
Argomenti scritti e riscritti tante di quelle volte, e chissà per quanto ancora ci toccherà riprendere.
Bruno Galante
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