2 dicembre 1766, a Stoccolma nasce la libertà di stampa
In questi giorni a Stoccolma si celebra il 250° anniversario della prima legge approvata da un organo costituzionale sulla libertà di stampa. In Svezia regna Adolf Fredrik considerato un sovrano privo del pugno di ferro, il potere è in mano al Parlamento nel quale è rappresentato oltre alla nobiltà, al clero e alla borghesia anche il proletariato.
Anders Chydenius, 1729-1803, è uno dei leader del liberalismo scandinavo ed è uno dei rappresentanti della Dieta. Durante uno dei più noti discorsi dichiara “La libertà di stampa e di scrittura sono uno dei più forti baluardi di una libera organizzazione dello Stato”. Sono concetti difficili da trasmettere e da recepire in un periodo in cui tutta l’Europa è dominata dall’assolutismo monarchico. Il parlamentare è già riuscito ad ottenere alcune libertà economiche, come quella di commercializzare il catrame evitando di sottostare alle gabelle reali, ma il suo obiettivo è far approvare dal Parlamento la legge sulla libertà di stampa. Il 2 dicembre 1766 a Stoccolma il Riksdag approva la legge sulla libertà di stampa, è il primo stato al mondo.
Nello stesso giorno in cui a Stoccolma il Parlamento scrive una pagina fondamentale per la storia della civiltà e della libertà a Roma la Congregazione dell’Indice include nell’elenco il testo di Cesare Beccaria Dei delitti e delle pene, un’attenta e coraggiosa riflessione sulla natura delle punizioni comminate dalla legge nei confronti di chi delinque.
A parere del nobile giurista milanese le leggi devono mirare al conseguimento della felicità di quanti fanno parte di una società.
Il britannico John Milton nel suo testo Areopagitica del 1644 annota “debitori e delinquenti possono camminare liberamente senza essere vigilati, dei libri inoffensivi non possono essere stampati senza un bollo-secondino ben visibile al di sotto del loro titolo”.
Il 7 agosto 1721 a Boston nelle colonie inglesi d’Oltre Oceano viene pubblicato il giornale indipendente The New England Courant a firmarlo è James Franklin, fratello minore di Benjamin uno dei Padri fondatori degli Stati Uniti d’America.
Il 5 agosto 1735 a New York la giuria assolve l’editore John Peter Zenger del New York Weekly, il governatore Cosby stanco di subire attacchi satirici da parte del settimanale denuncia l’editore per conoscere l’autore dei pezzi ironici sul suo conto. Zenger subisce otto mesi di detenzione ma non rivela il nome del collaboratore.
Nel corso del processo la difesa riesce a convincere la giuria poiché raccontando la “verità” non si commette atto di sedizione, né si intende rovesciare i poteri dello stato o provocare rivolta, sommossa.
I dodici giurati non si lasciano condizionare e intimorire dagli sguardi di Cosby e assolvono Zenger. Il 5 agosto 1735 germoglia il diritto di critica della stampa.
Il I Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America approvata il 15 settembre 1787 recita: Il Congresso non potrà fare legge alcuna che stabilisca una religione di Stato o che proibisca il libero esercizio di una religione; o che limiti la libertà di parola o di stampa; o il diritto del popolo di riunirsi pacificamente, e di rivolgere petizioni al governo per la riparazione dei torti.
Nel 1571 Pio V istituisce la S. Congregazione dell’Indice che viene successivamente modificata da Gregorio XIII e da Sisto V. Il 9 luglio 1753 Benedetto XIV con bolla indica nel dettaglio il metodo da usare per esaminare e proibire talune pubblicazioni ed inserirle nell’Indice dei Libri proibiti.
Bisogna attendere il 25 marzo 1917 con Benedetto XV l’abolizione della Congregazione dell’Indice che diviene una sezione della Congregazione del Sant’Uffizio. L’ultima edizione dell’Indice è stata pubblicata nel 1930 da Pio XI.
Giovanni Paolo II nella sua Omelia di domenica 12 marzo 2000 per la Giornata del Perdono e dell’Anno Santo si è così espresso: “Perdoniamo e chiediamo perdono! Mentre lodiamo Dio che, nel suo amore misericordioso, ha suscitato nella Chiesa una messe meravigliosa di santità, di ardore missionario, di totale dedizione a Cristo ed al prossimo, non possiamo non riconoscere le infedeltà al Vangelo in cui sono incorsi certi nostri fratelli, specialmente durante il secondo millennio. Chiediamo perdono per le divisioni che sono intervenute tra i cristiani, per l’uso della violenza che alcuni di essi hanno fatto nel servizio alla verità, e per gli atteggiamenti di diffidenza e di ostilità assunti talora nei confronti dei seguaci di altre religioni.
Confessiamo, a maggior ragione, le nostre responsabilità di cristiani per i mali di oggi. Dinanzi all’ateismo, all’indifferenza religiosa, al secolarismo, al relativismo etico, alle violazioni del diritto alla vita, al disinteresse verso la povertà di molti Paesi, non possiamo non chiederci quali sono le nostre responsabilità”.
Secondo il recente rapporto di Reporters Sens Frontières l’Italia è al 77° posto, su 180 Paesi, sulla libertà di stampa, in Europa precediamo solo la Grecia. I giornalisti italiani sono i più soggetti in Europa ad aggressioni fisiche, attacchi incendiari a case e autovetture, a subire denunce di diffamazione da parte della classe politica, azioni che stanno a significare forma di censura.
Anselmo Faidit
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