Rocco Pozzulo, chef & cucina eccellenza italiana
A giugno scorso il mensile britannico Restaurant nella consueta classifica che prepara annualmente per assegnare “The Worlds 50 Best Restaurants” pone al primo posto “L’Osteria Francescana” di Massimo Bottura come miglior ristorante al mondo per il 2016. Il rinomato locale modenese l’anno precedente si era posizionato al secondo posto e nel 2013 e 14 al terzo posto, non un successo occasionale.
Ma i cugini francesi che su taluni argomenti si ritengono indiscutibili dogmatici a dicembre dell’anno passato inventano, naturalmente, un loro strumento di valutazione titolato “La Liste”. Ovvio che se il presidente è francese, lo staff diretto è francese, il consiglio scientifico è composto da dodici membri di cui tre francesi, tre cinesi, due giapponesi ed un italiano, questi autorevoli personaggi e raffinati intenditori dell’arte culinaria non possono consegnare la palma del vincitore ad un italiano ma ad un francese, il Guy Savoy di Parigi, e al secondo posto un giapponese mentre L’Osteria Francescana è al quarto a pari punteggio, 99.25, insieme ad altri quattro ristoranti.
Nel XXI secolo Massimo Bottura è un’autorità mondiale nel campo della ristorazione d’eccellenza, insieme a lui un gruppo di ottimi professionisti che esporta la nostra qualità culinaria in tutto il pianeta.
Siamo stati super bravi nel settore enologico siamo altrettanto bravi in quello dei fornelli.
Da pochi lustri in tutta la penisola prosperano scuole e corsi per divenire cuochi e sommelier, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Se ne sono accorti anche al ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e dal 21 al 27 novembre hanno organizzato la prima “Settimana della Cucina Italiana nel Mondo”, oltre 1.300 eventi in 105 Stati – Canada, Giappone, Cina, Stati Uniti, Emirati Arabi, Russia e via via tutti gli altri – dando un seguito alle numerose iniziative dell’Expo.
Coinvolte le sedi delle ambasciate e dei consolati, tutti gli istituti italiani presenti all’estero.
Ci si è mossi alla grande, in ritardo ma alla grande, come ci si sarebbe dovuto muovere qualche decennio fa. Al ministero avessero compreso che a tavola oltre al vino ci vuole un bel piatto di lasagne o di tortellini o di orecchiette, con una fumante bistecca alla fiorentina con bagna cauda, forse di là delle Alpi oltre alla “pizza” conoscerebbero anche tantissime altre peculiarità della nostra cucina.
Con l’auspicio che non sia stata la prima ed ultima settimana.
Una parte consistente del merito dei nostri alfieri stellati nel firmamento planetario della ristorazione va ascritto sul conto della F.I.C., Federazione Italiana Cuochi.
Gli iscritti alla Federazione sono circa 16.000 con un trend in crescita, la Sicilia è la regione che conta più iscritti seguono poi tutte le altre dal Nord al Sud.
La F.I.C. si costituisce in associazione con atto notarile del 16 novembre 1979 ed il 20 aprile 2015 per il triennio 2015 – 2018 viene eletto presidente Rocco Cristiano Pozzulo di Potenza che subentra a Paolo Caldana.
Siccome, per fortuna, le manifestazioni gastronomiche di rilievo nazionale sono sorte come funghi Rocco Pozzulo è costretto a circumnavigare la penisola senza fermarsi un attimo. Ha compreso perfettamente che il vino è divenuto la punta di diamante delle nostre eccellenze gastronomiche e che la cucina deve mettersi al passo del rosso nettare. Accelerare e fare sistema.
“La mia convinzione è che sia indispensabile promuovere sempre nuovi eventi di qualità per ottenere maggiore visibilità, sul territorio nazionale e all’estero. Ci stiamo incamminando in quella direzione, Expo 2015 ne è stato un esempio lampante ed il ruolo della cucina italiana è stato fondamentale. Senza tema di smentite si può affermare che i nostri cuochi sono nella primissima fascia mondiale. Oramai vi sono numerose scuole pubbliche e private, tutte di alto valore, con punte di eccellenza assoluta. Anche la Guida Michelin ce ne da atto come pure tutte le altre guide della ristorazione”.
Merito anche degli agricoltori che vi servono prodotti adeguati.
“L’Italia ha la fortuna di poter disporre di un clima meraviglioso in tutte le regioni, se a ciò si aggiunge la nostra storia, la nostra tradizione, la nostra cultura, ecco che il prodotto della terra diventa di ottima qualità e molto variegato”.
Sino a pochi anni fa eravamo famosi solo per la pizza, oggi in quasi tutte le principali città del pianeta non mancano ristoranti italiani che diventano ambasciatori della nostra cucina.
“Bisogna aggiungere che lavorano tutti e sono molto apprezzati. Questo è potuto succedere sia perché i ragazzi che hanno avuto coraggio ad aprire ristoranti possedevano le basi tecniche adeguate, sia perché in Italia ogni provincia ha delle sue specialità tipiche per cui possiamo offrire una ampia scelta di piatti e di vini.
Molti nostri chef, non solo gli stellati, sono chiamati per presenziare a convegni, stage, corsi. Ciò significa che vi è stata una crescita come singoli e come squadra. Ma quel che ci rende maggiormente ottimisti è che abbiamo formato una nutrita schiera di giovani di notevole spessore i quali in tempi brevi otterranno consensi e benefici”.
Il 2017 si presenta sotto buoni auspici.
“L’ottimismo non può mancare a tavola. Abbiamo una serie di iniziative in Italia e all’estero, potendo contare su 15 nostre associazioni sparse per il mondo. I rapporti con il Miur sono ottimi ed insieme ai vari responsabili ministeriali vogliamo rafforzare ed ampliare la nostra presenza fuori dai confini nazionali. Le premesse ci sono tutte”.
E allora buon appetito.
Bruno Galante
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