Auguri per queste 80 candeline Papa Francesco
Buon compleanno Jorge Mario Bergoglio. Guardate indietro per poter andare meglio avanti, è una delle tante frasi simboliche del Pontefice che la sera del 13 marzo 2013 salutando la folla che gremiva Piazza San Pietro iniziò il suo pontificato con questa frase: “Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo … ma siamo qui. Vi ringrazio”.
Auguri Santità.
Vogliamo ricordare i momenti più significativi della sua vita.
Jorge Mario Bergoglio nasce nel quartiere Flores a Buenos Aires in Via Varela 268, il padre Mario José e la madre Regina Sivori, anche lei figlia di emigranti, lo fanno battezzare nella chiesa parrocchiale di San Carlo Borromeo situata nel quartiere di Almagro il giorno di Natale del 1936.
Trascorre l’adolescenza e la gioventù in maniera spensierata, a 17 anni incontra padre Duarte, un sacerdote che non aveva mai visto prima di allora, così lo descrive: “Fu lo stupore di un incontro con qualcuno che ti sta attendendo”. Si diploma come tecnico chimico e inizia a lavorare in un laboratorio di analisi degli alimenti. Si lascia conquistare dal tango ed ascolta più che volentieri Carlos Gardel, Julio Sosa, Ada Falcòn, Azucena Maizani, come pure Astor Piazzolla e Amelia Baltar.A vent’anni i medici gli asportano la parte superiore del polmone destro, vive giornate di riflessione che, lo conducono alla vocazione. L’11 marzo 1958 entra nel noviziato della Compagnia di Gesù, è ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969, il 22 aprile 1973 emette la professione perpetua come gesuita.
Dal 1964 al 1966 è professore di letteratura e psicologia, quindi si laurea in teologia. Il 31 luglio 1973 lo eleggono provinciale dei gesuiti dell’Argentina. Dal 1980 al 1986 diviene rettore del Collegio di San Giuseppe e
parroco a San Miguel, successivamente lo inviano nel Collegio del Salvatore a Buenos Aires in qualità di confessore e direttore spirituale.
È particolarmente affezionato alla “Crocifissione bianca” di Marc Chagall dove è dipinto Gesù Crocifisso che indossa il tallit, lo scialle di preghiera ebraico, ai fianchi, tutt’intorno il mondo sprofonda nel caos e nella sofferenza, di fianco appaiono scene di persecuzione nei confronti degli ebrei.
Non nasconde il tifo per la squadra del San Lorenzo, il club del quartiere di Almagro. Il cardinale Antonio Quarracino, arcivescovo di Buenos Aires, lo sceglie come stretto collaboratore ed il 22 maggio 1992 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo ausiliare di Buenos Aires, dal 21 dicembre 1993 è vicario generale. Sceglie il motto “miserando atque eligendo (con misericordia e predilezione)”.
Agli inizi del 1998 scompare il card. Quarracino e nello stesso giorno, il 28 febbraio, gli succede come arcivescovo e primate di Argentina. Il 21 febbraio 2001 Giovanni Paolo II lo crea cardinale con il titolo di San Roberto Bellarmino.
Pur avendo raggiunto i vertici della carriera ecclesiastica non cambia le sue abitudini, continua a prendere il pullman e la metropolitana per gli spostamenti in città.
Il pomeriggio del 13 marzo 2013 diviene il 266° Vescovo di Roma. Il primo pensiero è al suo predecessore: “Prima di tutto vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca”. Il secondo gesto è quello di interrompere tradizioni secolari, sceglie di andare a vivere nell’appartamento 201 di poco più di 60 mq nella Casa Santa Marta. Un soggiorno, uno studio, una camera da letto e un bagno.
Tra le pochissime cose che si fa spedire da Buenos Aires è la statua di San Giuseppe dormiente, sotto vi infila i biglietti con le sue richieste di grazie al santo.
Si sveglia alle 4.45 e recita l’Ufficio delle letture, legge e medita le letture della Messa del giorno, prepara l’omelia che pronuncerà nella cappella di S. Marta. Quando gli impegni glielo consentono il pomeriggio fa una siesta di tre quarti d’ora, alle 9 è in stanza per un’ora di lettura e non appena un occhio lacrima spegne la luce. Non guarda la tv e non usa il computer. Gli mancano le passeggiate e la possibilità di andare tranquillamente in pizzeria a gustarsi una pizza.
Ma non ha perso il contatto diretto con la gente, quando riceve biglietti, lettere, notizie, prosegue la vecchia abitudine di telefonare direttamente, ciò ha sorpreso un po’ tutti non solo in Vaticano.
“Vi chiedo di essere pastori con l’odore delle pecore, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini”, è una delle espressioni che hanno colpito maggiormente tutta la cattolicità di questo inizio secolo.
“Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto”, ed alla Misericordia ha voluto dedicare il Giubileo straordinario appena concluso. Aprendo l’Anno Santo ha definito la misericordia “l’architrave che sorregge la Chiesa”.
“Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri” è una delle altre frasi che sono passate alla storia, Bergoglio ha spesso ribadito la necessità di ascoltare il grido dei poveri, dei bisognosi, dei sofferenti, di ascoltarli e di soccorrerli, di andare loro incontro non solo con la mente.
Ha fatto sentire la sua vicinanza ai profughi e ai migranti visitando Lampedusa, l’isola greca di Lesbo, il campo profughi della Repubblica Centraficana di St Sauveur. Ha trasmesso la cultura dello “scarto”, di chi non produce più in una società relativista, e dell’incontro, fermandosi ad ascoltare chi soffre e aiutarlo concretamente.
Ha tenuto tre Concistori e creato 56 cardinali, di cui 12 non elettori per aver superato l’80° anno di età. Sta riformando la Curia e lo Stato Vaticano e ciò, ovviamente, non è stato gradito da taluni appartenenti all’alto clero. “Predicate sempre il Vangelo, e se fosse necessario anche con le parole” è il messaggio che trasmette non solo ai pastori.
Ha abbracciato i parenti e le vittime dei preti pedofili, chiedendo perdono per quello che ha definito “un culto sacrilego”, una “messa nera”.
Non ha utilizzato perifrasi mei confronti della malavita organizzata, ha scomunicato i mafiosi invitandoli alla pubblica conversione: “Ve lo chiedo in ginocchio. C’è ancora tempo per non finire all’inferno che vi aspetta se continuerete sulla strada del male”. In Calabria, nella piana di Sibari, è stato ancora più netto: “La ’ndrangheta è l’adorazione del male e disprezzo del bene comune.
Questo male va combattuto, va allontanato. Bisogna dirgli di no. Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati”.
Con un documento motu proprio, di sua iniziativa, ha deciso che sarà la Segreteria per l’Economia a vigilare sulla gestione del patrimonio vaticano, in questi decenni gli scandali dello Ior sono stati numerosi e rilevanti.
Ha messo al bando “il terrorismo delle chiacchiere”, “il chiacchierone è un terrorista che butta la bomba”, “quando una persona chiacchiera contro un’altra è crudele perché distrugge la fama della persona”, “chiacchiere da bar che rilanciate dai media rischiano di provocare conflitti”.
La borsa: eravamo abituati a vedere i papi sotto un rigido cliché esteriore, un protocollo diplomatico dal quale non dovevano spostarsi, quando è salito sull’aereo la prima volta con una borsa nera a tre scomparti in pelle sgualcita molti si sono posti una domanda.
E sull’aereo è salito con un paio di scarpe nere con la tomaia consumata in tanti si sono posti la seconda domanda.
Altra abitudine consolidata è quella di parlare a braccio specie quando di fronte si trova religiosi, vescovi, seminaristi.
Ogni qualvolta deve affrontare un viaggio apostolico si reca in preghiera alla Basilica di Santa Maria Maggiore, ed al ritorno è di nuovo nella Basilica per ringraziare la Vergine. La sua forte devozione alla Madre di Gesù è testimoniato anche da un viaggio che negli anni Ottanta fece ad Augusta, in Germania, dove nella chiesa di San Pietro in Perlach fu colpito dal dipinto della “Vergine che scioglie i nodi”, realizzato da Johann Georg Melchior Schmidtner nel Settecento, portò con sé un immagine della tela e ne diffuse la devozione.
La sua vicinanza agli ultimi è sempre stata una priorità di Papa Francesco:
“Mi domando più volte: perché lui e non io? Merito io più di lui che sta là dentro? Perché lui è caduto e io no?”. Sin da quando era sacerdote ha visitato spesso i detenuti e ha tenuto frequenti contatti telefonici con i penitenziari. Durante il Giubileo, si è saputo successivamente, ha parlato telefonicamente con condannati a morte. Non ha mai negato di sentirsi vicino a chi soffre in una cella.
“Dal primo momento ho sentito che dovevo venire da voi” ed ha abbracciato i terremotati di Umbria, Lazio e Marche il 4 ottobre. “Ho pensato bene che nei primi giorni di dolore la mia visita forse era più ingombro che un aiuto e un conforto e non volevo dare fastidio. Vicinanza e preghiera questa è la mia offerta a voi”.
La rosa bianca. “Quando ho un problema chiedo a Santa Teresa di Lisieux non di risolverlo, ma di prenderlo in mano e accettarlo, e come segnale ricevo quasi sempre una rosa bianca”, è una peculiarità della novena alla Santa patrona di Francia e delle missioni.
In occasione del Natale del 2014 nella Sala Clementina ai membri della Curia Romana elenca le 15 piaghe che affliggono la Chiesa, una malattia che corrode dall’interno: il sentirsi immortali, immuni, indispensabili; l’eccessiva operosità; l’impietrimento mentale e spirituale; eccessiva pianificazione e funzionalismo; cattivo coordinamento; il declino progressivo delle facoltà spirituali; la rivalità e la vanagloria; la schizofrenia esistenziale; le chiacchiere, le mormorazioni e i pettegolezzi; divinizzare i capi; l’indifferenza verso gli altri; la faccia funerea; l’accumulare beni materiali; i circoli chiusi; il profitto mondano e l’esibizionismo.
Quando fu eletto il cerimoniere gli disse: “Santità adesso andiamo dal sarto”. Gli rispose: “No, scusi, adesso andiamo dalla Madonna”.
È finita quasi del tutto in Vaticano la sfilata delle auto blu, gran parte dei cardinali va a piedi come vanno milioni di persone. Dopotutto se ha scelto di chiamarsi come il Poverello di Assisi una motivazione deve pur esserci.
Forse non tutti ameranno Papa Francesco, probabilmente tra le intelligenze raffinate, nei salotti dorati e negli attici del lusso, storcono il nasino nel vederlo girare a piedi e nel vederlo salire in aereo con una borsa nera sgualcita, in compenso è amato da milioni di cattolici e cristiani che vedono in questo Vescovo di Roma l’amico che si incontra per strada, il viso confortevole che siede accanto ad ascoltare il Vangelo. Di sicuro sarebbe divenuto ottimo amico di Giorgio La Pira, il sindaco fiorentino che per anni ha occupato una cella nel convento domenicano di San Marco, che devolveva gran parte del suo stipendio ai poveri.
È anche vero che non si può piacere a tutti, solo gli innocui non provocano commenti.
Due sogni vorremmo che Papa Francesco, che ha nel cuore e nella mente, realizzasse con la sua borsa nera sgualcita: visitare l’aeroporto di Mosca e l’aeroporto di Pechino. Lo auspichiamo e lo desideriamo.
Santità auguri e che il Signore la preservi ancora a lungo.
la Redazione
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