Arrivederci Roma, goodbye, au revoir …
Così cantava un bel po’ di anni fa Renato Rascel, così canta oggi il campionato di calcio.
Per l’ennesima volta la Roma perde il treno, non sa cogliere l’occasione di portarsi sotto – e sarebbe stata cosa assai minacciosa – alla capolista Juventus.
È bastato un guizzo, seppur da super campione, di Gonzalo Higuain per stoppare ogni velleità, per ricacciare i pensieri bellicosi e di rimonta dei giallorossi.
Un film già visto, un match già sperimentato e quasi sempre uguale di questi ultimi anni. Non tanto per la sconfitta – ché forse qualche vittoria la Roma l’ha pure incamerata – ma per la tempestività con cui pensa bene di perdere ogni volta in cui la partita non vale soltanto tre punti, ma qualcosa di più, sul piano dell’orgoglio e del morale.
Quasi stucchevole, vien da dire. Sono stagioni che tutti si aspettano un lampo vincente in un match che conta e immancabilmente la cosa non accade e il bello sta nel fatto che succede anche quando le carte in mano ai giallorossi sembrano essere migliori.
Qualcuno parla di sconcerto psicologico al cospetto dei bianconeri, altri parlano di Stadium come fortino inviolabile, tutto vero, ma quel che è indiscutibile è che la Juventus è forte non solo nel gioco, ma nel temperamento, nel carattere, nella consapevolezza delle sue possibilità.
E così dopo un paio di domeniche in cui pareva che un raggio di luce stesse tornando a illuminare l’ennesimo campionato di imperio juventino, si è tornati alla grigia normalità di un torneo nuovamente scontato nell’esito finale.
Juventus campione d’inverno con due giornate di anticipo e tanti saluti a chi insegue (ammesso che davvero chi sta dietro abbia almeno l’intenzione di non demordere e di tallonare con convinzione e non per solo amor di firma fino all’ultima giornata).
Una verve, questa, che sembra rinata nelle file del Napoli. Lo straripante dominio mostrato nei confronti del Torino (squadra mai da sottovalutare) per tutti i 90 minuti, ha riconsegnato alla classifica una compagine arrembante e di nuovo fiduciosa. Mertens ha dato spettacolo, ma con lui è stato tutto il complesso a far vedere tanto bel gioco. Più che legittima la soddisfazione dell’allenatore Sarri compiaciutosi per la prestazione davvero eccellente dei suoi ragazzi.
Ma anche in questo caso siamo alle solite: tutto bello, tutto pimpante, quando però era il momento di venire a vincere – o per lo meno non perdere – a Torino, anche gli azzurri hanno toppato.
La malia che sembra investire i rivali della Juventus quando le si schierano contro, lo ripetiamo, non fa capo a nulla di magico, ma soltanto a una feroce, tremenda concretezza di gioco e di intenti. Lasciando in disparte la discutibile prestazione dei granata, se il Napoli avesse la continuità di giocare, almeno un segmento delle sue partite, con la genialità con cui ha schiantato il Torino nella prima mezzora di gioco, siamo certi che non troverebbe nessuno – neppure la capolista – in grado di resistergli. Questo però non accade e i punti di distacco dalla vetta lo testimoniano.
Se mezza Roma, intesa come città, piange e si lecca le ferite, l’altra metà, quella laziale, si gode un campionato fino ad ora ricco di soddisfazioni. Il terzo posto a pari punti con il Napoli, e sotto soltanto di una lunghezza proprio rispetto ai cugini romani, è risultato che nessuno, per quanto fiducioso nelle capacità del trainer Simone Inzaghi, avrebbe ascritto ai biancocelesti.
Tuttavia, al di là della bella classifica, è il gioco spavaldo e al tempo stesso attento, fantasioso e insieme concreto, che suscita apprezzamenti lusinghieri.
Ad oggi la Lazio è la vera sorpresa di questo campionato, anche se l’Atalanta, per il bel filotto di vittorie inanellate con sana grinta può condividere la palma. Due squadre diverse, ma belle da veder giocare, capaci di stare in campo con autorità e, insieme, un pizzico di spensieratezza, che non guasta mai. A tratti imprevedibili, a tratti caute, a tratti scatenate, a tratti pacate in un telaio di gioco meditato, studiato, maturo.
Chi sta scoprendo quanto sia arduo mantenere le promesse dell’avvio sono Torino e Sassuolo. I granata di Mjhailovic, disintegrati dal Napoli, raccolgono la terza sconfitta di fila e si interrogano sul calo di tensione.
Vero è che prenderle da Juventus e Napoli ci sta, meno uscire sconfitti e proprio allo scadere dal campo sampdoriano come accaduto tre turni or sono. Per gli emiliani del Sassuolo questa è la stagione no. Il povero Di Francesco non sa più a che santo votarsi, costretto com’è a inventarsi ogni santa domenica una formazione inedita. Il buono sta nel fatto che, acclarata la permanenza in A, la Società ha avuto modo di lanciare un buon numero di giovani bravi, destinati soltanto a crescere e fare sempre meglio.
In coda, il guizzo del Palermo che viola Marassi è per lo meno sorprendente, come fanno notizia le due reti di un Empoli sempre avaro di segnature. Nebbia fitta a Pescara, la sola squadra a non aver ancora vinto neppure una partita, mala tempora.
Franco Ossola
Commenti
Arrivederci Roma, goodbye, au revoir … — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>