Abbondanza di musei e crisi di librerie tradizionali
Lungo tutta la penisola incontriamo 4.976 musei ed istituti similari aperti al pubblico. Ossia 4.158 tra musei, gallerie o collezioni, 282 aree e parchi archeologici e ben 536 monumenti e complessi monumentali.
Numeri che nessun’altra nazione può vantare.
Ciò significa che in 100 km2 si incontra 1,7 musei, ed uno ogni 12.000 abitanti. La maggiore presenza si registra in Toscana, 548, Emilia Romagna, 477, e Piemonte con 427.
Nel Mezzogiorno, invece, è concentrato il 52,8 percento delle aree archeologiche, con la Sicilia e la Sardegna che ne dispongono del 32,6 percento.
Se abbondiamo in musei ed aree archeologiche abbiamo delle carenze preoccupanti per quel che riguarda le librerie.
Nel 2015 erano appena 1874 con una crisi progressiva che sta inghiottendo soprattutto quelle piccole e di periferia. Nel 2010 si contavano 1.115 librerie mono-negozio e nel 2015 appena 827 con un calo di quasi il 25 percento, ovvero una su quattro ha consegnato la licenza.
Quali le cause di questa emorragia? Sono diverse e preoccupanti. Una delle più insidiose naturalmente è l’e-commerce dove Amazon recita il ruolo del divoratore.
Basti pensare che nel 2010 le vendite online di libri si stazionavano al 5,1 percento e nel 2015 arrivano al 14 del mercato nazionale, quasi il 300 percento di incremento con un trend di crescita appena iniziato.
Gli editori dal canto loro da un lato si rallegrano per la crescita del colosso e-commerce mondiale poiché non registrano insoluti, ritardati pagamenti e noie similari, dall’altro canto si preoccupano perché in un futuro prossimo, qualora le piccole librerie proseguissero a chiudere con questi ritmi, si troverebbero di fronte a condizionamenti, vincoli o addirittura ricatti commerciali.
Pochi anni fa in Francia la casa editrice Hachette si è scontrata nelle aule giudiziarie con Amazon per via di scorrettezze commerciali attuate dalla società americana.
Amazon, con 230.000 dipendenti di cui 2.000 in Italia, riesce a proporre sconti che pochissime librerie possono effettuare e addirittura proporre sconti prima ancora dell’uscita dei volumi, un esempio pratico è il dizionario Garzanti 2017 che nelle librerie ancora non è pervenuto ma che Amazon sconta del 15 percento sul prezzo di copertina in caso di pre-ordine.
Ma l’obiettivo principale del gigante, che paga le tasse in Lussemburgo con un regime estremamente agevolato, è di impadronirsi del e-commerce del pianeta.
Una società che fattura 107 miliardi, ha 300 milioni di clienti e 111 centri di distribuzione qualche grattacapo lo crea.
Oggi quasi tutti i libri pubblicati nel mondo sono in catalogo negli scaffali virtuali di Amazon e, in genere, ad un costo inferiore rispetto agli altri rivenditori. Oltre un milione di titoli sono presenti nella sua mega libreria informatica per cui chi desidera un volume facilmente va a finire su un altro prodotto e quindi viene tentato ad acquistarlo.
Ecco perché la casa di Seattle si sta impegnando nella vendita dei libri, perché vi sono oltre un miliardo di parole, tra titoli, sottotitoli, nomi, chi fa una ricerca su internet prima o poi sconfina sul sito di Amazon. Una volta incappati nella trappola della tentazione non sempre si riesce a sfuggire.
La soluzione non si trova dietro l’angolo. Nell’ultimo quinquennio vi è stata una media di 60 librerie che hanno chiuso ogni anno. Per fortuna la perdita viene controbilanciata dall’apertura di librerie facenti parte di catene editoriali che sono passate da 786 del 2010 a 1.047 del 2015. Questo fa ben sperare.
Guglielmo d’Agulto
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