I misfatti di Barack Obama, ma per fortuna è finita
Venerdì 20 gennaio deve portar via l’ultimo scatolone dalla Casa Bianca, da sabato 21 torna ad essere un cittadino come tutti gli altri, si fa per dire.
L’ultima scempiaggine in politica estera l’ha concretizzata espellendo 35 diplomatici-spie russi in quanto “funzionari operanti in America che hanno agito in modo incoerente con il loro status diplomatico”. Sono quasi tutti alti ufficiali in stretto rapporto con i servizi segreti.
La convinzione di Barack Obama è che costoro abbiano manipolato le votazioni presidenziali americane dell’8 novembre. A distanza di quasi due mesi si è accorto che a invogliare milioni di operai, di impiegati e di disoccupati statunitensi sono stati i servizi segreti moscoviti. Se Camera, Senato e Alta Corte sono nelle mani dei repubblicani è per volontà di Putin per cui l’ex ufficiale del Kgb andava schiaffeggiato. Non si è accorto che gli americani Illary Clinton non la volevano.
In politica estera probabilmente non è stato il miglior presidente che Washington abbia avuto e probabilmente per noi italiani è stato il peggior presidente che gli Usa abbiano avuto. I disastri che ha combinato nel Mediterraneo li stiamo ancora subendo, ferite che non sappiamo quando si rimargineranno.
In Europa ha riversato decine di migliaia di aitanti giovanotti nullafacenti e affetti da vagabondaggio cronico, vogliosi di riversare sul vecchio continente tutto il loro rancore, insofferenza e odio contro “i bianchi”.
Ha messo in pratica il motto che l’ha accompagnato durante la campagna elettorale del 2008 “Yes, we can (sì, noi possiamo)” ed ha scartavetrato una parte del globo che da secoli vive sui carboni accesi.
Ha destituito Gheddafi, Mubarak, ha acceso una polveriera in Siria che ha raso al suolo interi villaggi e decimato una popolazione in ginocchio.
Voleva esportare la democrazia e la libertà quasi fossero prodotti da scaffalatura di supermercato. Ingenuità o ignoranza storica. Difficile stabilire cosa sia peggio per il presidente della nazione che ambisce a divenire giudice e sceriffo del pianeta. Libertà e democrazia sono entrambi sinonimi di pace, ma la pace la si conquista con le armi o con le trattative sedendosi attorno ad un tavolo a forma circolare?
Se si vuole la pace e la libertà non si fabbricano e si vendono armi ai quattro venti, non è una casualità che la prima azienda al mondo produttrice di armi letali sia a stelle e strisce, la Lockheed Martin Corporation nel 2015 ha venduto armamenti per 36.440 milioni di dollari. La seconda produttrice si chiama Boeing e ne ha venduto per 27.960 milioni;
la terza è la Bae Systems con sede a Farnborough situata ad una manciata di chilometri da Londra, e ha venduto per 25.510 milioni di dollari; la quarta è la Raytheon Co., la quinta è la Northrop Grumman Co, entrambe statunitensi con poco più di 20 milioni di dollari cadauna. Nelle prime dieci aziende al mondo che hanno venduto armi nelle varie regioni del globo ben sette sono nordamericane. E abitualmente le armi non vengono commercializzate per riempire i musei e le pinacoteche.
Nessun direttore al mondo sapendo di andare in pensione chiude un reparto o invia lettere di licenziamento o disdice contratti, logica e buon senso suggeriscono che sia il nuovo arrivato ad assumersi tali rogne. Il simpatico Barack Obama ha voluto andare controcorrente immaginando di prendere due piccioni con una fava (Donald Trump e Vladimir Putin).
Il presidente uscente non è stato in grado di gestire con oculatezza e lungimiranza la questione Ucraina e si è scontrato frontalmente con i russi che come ripicca hanno emesso l’embargo,
a subire il maggior danno dalla sanzione siamo noi italiani ed i tedeschi che con Mosca intratteniamo ottimi rapporti commerciali.
Nelle ultime ore ha combinato un pasticcio anche con gli israeliani approvando una risoluzione di condanna degli insediamenti israeliani in Cisgiordania al Consiglio di sicurezza dell’Onu, pure questo è un regalo al suo successore.
Sembra quasi che stia seminando sull’asfalto tanti di quei chiodini con l’auspicio che qualche foratura la debbano procurare. Gesti affettuosi nei confronti degli stessi americani ma soprattutto degli europei.
L’augurio è che siano state le ultime iniziative e che sino al 20 gennaio se ne stia buono e tranquillo perché di castronerie ce ne ha regalate già abbastanza.
Bruno Galante
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