Matera, e la Basilicata, così bella e così irraggiungibile
Abbiamo tutti gioito, quando Matera è stata proclamata Capitale europea della Cultura 2019, convinti che tutto il Sud potesse giovarsi di questa straordinaria opportunità. Ma presto avviamo dovuto scontrarci con la triste realtà: Matera e la Basilicata, è veramente raggiungibile, è fruibile per tutti?
Un’inchiesta sul campo. Tra macchina e carrozzina.
Matera, i Sassi, la capitale europea della cultura, Carlo Levi e Rocco Scotellaro. La pietra che si fa ethos e storia. Tutto molto bello e affascinante. Ma quanto è accessibile la Basilicata?
Siamo veramente una regione a misura di disabile? Come siamo messi rispetto all’Italia, all’Europa e al resto del Mondo? Fino a che punto è lecito parlare di turismo senza barriere? Come rispondono alberghi, ristoranti e strutture ricettive, sono realmente fruibili? Le nostre spiagge e nostri impianti sciistici, che molti ci invidiano, sono debitamente attrezzati?
Quanto sono accessibili i nostri musei, i nostri teatri e cinema, i nostri innumerevoli giacimenti e contenitori culturali? I luoghi di culto, i bellissimi castelli e le dimore storiche, di notevole pregio storico artistico, sono raggiungibili e visitabili senza difficoltà? I luoghi di divertimento, le discoteche e i locali notturni, sono davvero pronti ad accogliere “Ballerini a quattro ruote?”.
Abbiamo percorso la Basilicata in carrozzina, “Coast to Coast”, quasi ricalcando e zizzagando le orme di Rocco Papaleo, ironico ed arguto testimonial di quel certo spirito di “Lucanesità”, che tanto ci inorgoglisce. Ne è scaturita un’inchiesta in agrodolce, con luci ed ombre, tutte da scoprire, con un’idea della Lucania, forse da rivedere e da ritrovare, al di là dei pregiudizi e dei luoghi comuni. Ma …
I Sassi di Matera sono ormai Patrimonio dell’Unesco, una meraviglia conosciuta ai quattro angoli del pianeta, ma la Basilicata è anche una splendida periferia del mondo, una piccola grotta di tesori nascosti, poco conosciuti e valorizzati, di paesi antichi affusolati sulle Dolomiti Lucane e abbracciati dai boschi, il nome Lucania, dal latino “Lucus”, significa proprio questo, Terra dei Boschi.
Ci sono borghi incantati e deserti, scavati nella pietra come Craco, a Satriano di Lucania le storie dei cafoni e dei briganti sono dipinte, iscritte sui muri delle case, stimmate di colore in un immenso murales, a ricordare una tragedia dimenticata e rimossa, che in nome dell’Unità d’Italia, tra il 1861 e il 1863 lasciò sul terreno più di 7000 vittime civili.
Per esplorare meglio il territorio siamo partiti dagli ultimi paesi, al confine ovest della Puglia, e ci siamo subito imbattuti nelle strade, che si arrampicano stanche e affannose su vecchi tratturi e sentieri di montagna. La Basentana sembra ancora una specie di deserto dei Tartari, senza una pompa di benzina per chilometri, a dispetto del petrolio della Val D’Agri e del sogno tradito di Enrico Mattei. Una domanda ci muore in gola mentre maciniamo ricordi e suggestioni d’asfalto: “Ma Cristo, si è veramente fermato a Eboli?”
Certo, la Basilicata non è più solo “La terra gialla e rapata” descritta da Giustino Fortunato, né la casa “Dell’uva Puttanella”, che, con Rocco Scotellaro ha fatto sognare generazioni di poeti in erba, compreso il sottoscritto, lucano per adozione e filiazione letteraria, per grazia, o per colpa di Raffaele Nigro e di Don Carlo Alienello, che col suo bellissimo “L’eredità della priora”, ha popolato la mia adolescenza di storie e leggende dal realismo magico, sempre alla caccia di un riscatto possibile. Tuttavia, appena entrati in Lucania, a guardarla dal finestrino di una station wagon con carrozzina al seguito si respira ancora quell’aria di immoto e sospeso Far west nostrano, quell’irruente torpore di magnifico isolamento, espanso e greve a un tempo,ammantato e ammorbato nella nostalgia di un ritorno, mai definitivamente consumato, aspettando attoniti che i briganti della banda di Carmine Crocco balzino improvvisamente fuori e ci assaltino dai dossi e dalle dune boscose.
Ma la strada si biforca, non siamo su una diligenza, un clacson e un telefonino ci richiamano bruscamente alla cruda realtà. Ci risistemiamo sul sedile e ci chiediamo: ma accogliere su larga scala turisti in carrozzina, sarà un buon investimento? A giudicare dai numeri, direi proprio di si.
La Basilicata è una splendida periferia, ma guarda al mondo. Arrancando tranquilli verso Potenza, ci facciamo violenza e accendiamo il tablet sull’ultimo dossier handicap, un primo dato salta subito agli occhi: il turismo accessibile, non è più in fenomeno di nicchia.
Le stime delle Nazioni Unite segnalano infatti la presenza, in tutto il globo, di circa 650 milioni di persone disabili. Circa l’80% di loro vive nei paesi in via di sviluppo, dove un terzo dei bambini in età scolare è affetto da disabilità. Con l’invecchiamento della popolazione a livello mondiale, il numero delle persone disabili è destinato ad aumentare.
Nell’Unione Europea la percentuale delle persone disabili è valutata dal Forum europeo della disabilità fra il 10 e il 15%, per un totale di almeno 50 milioni di persone.
Quanto all’Italia, e alle possibili ricadute sul turismo accessibile interno, uno studio della Commissione europea con dati raccolti principalmente tramite l’Istat riferisce che la popolazione disabile in Italia è di circa 2,6 milioni di persone, ovvero circa il 4,8% del totale della popolazione di sei anni e più che vive in famiglia.
Una cifra che si basa su una definizione “stretta” di disabilità (ovvero mancanza totale di autonomia in uno o più aspetti della vita quotidiana). Allargando il filtro, la percentuale arriva al 13% circa, ovvero in linea con quella degli altri paesi industrializzati, con un picco del 18,7% per gli over 65.
Di questi, 178mila vivono in residenze comunitarie (304 ogni 100mila abitanti), mentre circa 153mila (262 su 100mila) sono gli istituzionalizzati (secondo altre stime sono 182mila).
I disabili titolari di una rendita Inail sono poco meno di 800mila (795.831), di cui 683.915 maschi e 111.916 femmine. Considerando le quattro tipologie di disabilità risultano 363.152 persone con disabilità motoria; 156.873 con disabilità psico-sensoriale; 59.584 con disabilità cardio-respiratoria e 216.222 con altre disabilità.
Nei Paesi europei già da molto tempo la politica dei servizi sociali si è sviluppata attraverso la legislazione e i vari interventi nel campo urbanistico, dei trasporti, dell’edilizia pubblica e privata, adeguando strutture e servizi alle esigenze delle persone ‘diversamente abili’ presenti nel tessuto sociale. Questo processo ha permesso un’alta fruibilità dei servizi turistici e un conseguente sviluppo di flussi di queste categorie – sia in forma individuale che collettiva – anche attraverso specifiche iniziative a loro riservate, con un significativo vantaggio per l’economia di settore.
L’Italia rappresenta una meta privilegiata e molto richiesta all’estero, ma l’insufficiente informazione sulla fruibilità esistente, non solo in relazione al problema della disabilità motoria e sensoriale, impedisce l’afflusso di un notevole numero di turisti, rappresentato dagli stessi interessati e dai loro amici, familiari, accompagnatori.
Attualmente il flusso è caratterizzato da:persone con ‘disabilità’ e bisogni ‘speciali’ di vario genere, che viaggiano da soli o con accompagnatore, familiari ecc.
Limitatamente all’Europa, il fenomeno del ‘turismo per tutti’ è stato stimato in 50 milioni di cittadini con disabilità e problematiche di vario genere. Di questi, ben il 72%, circa 36 milioni, sono propensi a viaggiare, ma solo 6 milioni lo fanno realmente.
In sostanza 30 milioni di persone con bisogni ‘speciali’ possono essere interessate a viaggiare, ma per diverse ragioni vengono ancora escluse dai circuiti ufficiali del turismo. Se a questo si aggiunge il fatto che insieme a ogni disabile vi possono essere una o più persone (accompagnatori o altro), si arriva alla cifra di 60/70 milioni di persone che potenzialmente possono diventare utenti turistici in Europa.
In sostanza, la popolazione con particolari esigenze di ospitalità disponibile al turismo può essere stimata in Italia a circa 6 milioni e in Europa a circa 36 milioni di persone.
Oggi possiamo trovare diffuse informazioni su strutture ricettive e servizi turistici correlati, che siano accessibili e fruibili da cittadini con bisogni ‘speciali’. Queste informazioni sono disponibili in innumerevoli siti internet, in pubblicazioni e periodici di categoria che però, data la loro frammentarietà, rendono complessa una ricerca agile e sicura da parte dei consumatori e degli stessi operatori turistici. Raramente, infatti, le varie opportunità trovano visibilità nei circuiti turistici commerciali, né vengono aggiornate in modo tale da garantire sul mercato proposte sempre più ricche e qualificate. È vero anche che i vari bisogni ‘speciali’ di particolari categorie di viaggiatori italiani e stranieri, vengono generalmente ignorati dalle proposte turistiche tradizionali, non essendo facilmente individuabili e conosciuti.
Un mercato con enormi possibilità dunque, a tratti una foresta vergine tutta da esplorare e conquistare. Ma perché un disabile, italiano, o straniero dovrebbe venire proprio in Basilicata?
Le nostre cime arrotondate, dalla Sellata, al Volturino, al Monte Sirino, e le nostre coste basse e sabbiose, o con scogli ammorbiditi a picco sul mare, da Maratea a Cersuta, sarebbero l’ideale per accogliere i turisti con esigenze particolari. Attualmente non è possibile una stima attendibile dei turisti disabili in Basilicata che su una media annua del flusso turistico, attestato attorno al milione e novecentomila presenze annue, suddivise tra italiani e stranieri, tocca ancora cifre irrisorie.
Come incentivare questo flusso? Con quali interventi e politiche di incoming?
Qualcosa si sta lentamente muovendo tra i profili arrotondati delle Dolomiti Lucane.
A rappresentare la Basilicata nel grande network italiano Planet Viaggi, per il segmento del turismo accessibile, c’è l’associazione culturale SassieMurgia, che promuove l’accoglienza e la conoscenza del territorio lucano con visite ideate in modo particolare per le persone sorde e cieche, ora aperte anche alle persone con disabilità intellettive, con l’obiettivo di creare un “sistema turistico accessibile”. Come afferma l’associazione stessa, “alla base della predisposizione di un’offerta turistica completa per disabili c’è l’idea di accessibilità, declinata sotto forma di pari opportunità ed uguale accesso alla fruizione del patrimonio culturale materiale e immateriale”.
La metodologia utilizzata per la creazione di questa nuova offerta turistica, che conserva le caratteristiche e i principi del turismo responsabile e sostenibile da cui è nata, consiste nella messa in rete di piccole realtà operanti nei diversi ambiti dell’accessibilità, dall’accoglienza del viaggiatore, alle strutture, sino a giungere alle opportunità di visite, laboratori, facilitazioni e animazione. Un perfetto mix che rende ogni proposta e ogni progetto di viaggio unico nel suo genere e un’opportunità per vivere un’esperienza in grado di rispondere quanto più possibile alle esigenze dei viaggiatori”.
Le difficoltà, tuttavia, non riguardano soltanto i disabili. Matera e Potenza, la città capoluogo della Lucania, nel 2017 non hanno ancora un aeroporto, non esiste una rete ferroviaria degna di questo nome, le bretelle autostradali, quando non sono dissestate sono lontanissime dalle grandi arterie nazionali. Devi fare la caccia al tesoro per trovare una stazione di servizio.
Riusciremo, in poco meno di un anno a superare il gap?
Michele Pacciano
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