Ludopatia, il gioco come disperazione
Giochiamo tutti, giochiamo dappertutto. Chi non ha mai tentato la fortuna al “Gratta e Vinci”, chi non ha mai fatto una puntata al casinò, o creduto, almeno una volta nel tredici milionario? Le sale da gioco nascono come funghi. Dietro il business delle slot machine spunta spesso l’ombra della criminalità organizzata.
Ma quand’è che il gioco diventa patologico, quando si può parlar di ludopatia? Come curarla?
L’Italia vanta un poco invidiabile record in Europa.
Abbiamo anche questo, tra i tristi primati del Paese: in Italia c’è una slot machine ogni 143 abitanti. Alfieri continentali. Basta pensare che in paesi come la Germania e la Spagna questa percentuale sale, rispettivamente, a 261 e 245 cittadini per ogni slot machine. Il gioco d’azzardo è un’industria, stretta nella mani di un club di aziende, che produce utili e tasse a favore delle casse pubbliche. Ma anche patologie sociali, vere e proprie epidemie.
Il giro d’affari delle società che si dividono la torta delle scommesse legali (dalla Sisal alla Snai, da Lottomatica a Intralot), grazie al meccanismo delle concessioni, è di 15 miliardi di euro l’anno, sui quali i margini di profitto sono molto alti. Quanto alle tasse, lo Stato ha incassato lo scorso anno circa 4,8 miliardi di euro. Soldi che, come scrivono su La Repubblica Federico Fubini e Andrea Greco, sono diventati preziosi per abbattere il rapporto tra deficit pubblico e prodotto lordo ed evitare così l’infrazione prevista dai patti dell’Unione europea.
Il prezzo, però, di questi giganteschi guadagni, pubblici e privati, è salatissimo. La ludopatia è ormai una malattia di massa, con 7mila italiani in cura ufficialmente, e con ambulatori che continuano ad aprire in tutta Italia (l’ultimo è stato inaugurato a Roma). Inoltre il gioco d’azzardo colpisce in particolare i giovani, coinvolgendo quasi il 50 percento degli studenti di scuola media superiore. Sono numeri che dovrebbero fare riflettere, innanzitutto il governo alle prese in questi giorni con decisioni importanti in materia di gioco d’azzardo: dalla tassazione alla eventuale riduzione del numero delle slot machine. La pressione della lobby del gioco d’azzardo è fortissima.
Una recente indagine svolta dal CNR sul gioco in Italia ha portato alla luce dati allarmanti sulla ludopatia. Il 14,6% dei giocatori a rischio dipendenza, mentre cresce a macchia d’olio la popolarità del gioco d’azzardo tra i giovani con età compresa tra i 14 e i 17 anni. Intanto, il Codacons diffida Virginia Raggi, neo sindaco di Roma per l’aumento di sale da gioco nella Capitale.
I risultati della ricerca, presentati nel corso della riunione presidiata dall’Osservatorio contro la ludopatia e il Codacons, rappresentano un campanello d’allarme per il nostro paese e dovrebbero essere considerati quale oggetto di riflessione dal Governo in primis e dalle amministrazioni locali di tutta la penisola.
17 milioni sono le persone che almeno una volta nella vita hanno tentato la fortuna al gioco. In testa alle preferenze della maggior parte di queste troviamo Lotto istantaneo e Gratta e Vinci. Diverse centinaia di migliaia sono i giocatori problematici e quelli a rischio dipendenza rappresentano il 14,6% di questo campione.
Secondo l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, la percentuale dei giocatori problematici è cresciuta negli ultimi anni. La possibilità di accedere ai giochi in rete, secondo i responsabili del team, ha contribuito in maniera determinate a questa escalation. I dati pubblicati nella giornata odierna confermano il trend positivo dell’online e la crescita cospicua della spesa nei casinò games. Nel 2015, le giocate al netto delle vincite hanno raggiunto la soglia dei 208,9 milioni di euro, un dato in crescita del 36% rispetto ai 153,6 milioni di euro del periodo gennaio-giugno 2015. Tale crescita è stato sostenuta da una spesa incrementata costantemente di oltre il 30% nei sei mesi di riferimento, con l’acme raggiunto lo scorso mese gennaio (37,4 milioni di euro, il +44%), seguito dal fatturato di giugno: nel mese appena trascorso la spesa ha sfiorato i 34 milioni di euro, il +37% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente..
Il dato più preoccupante, sempre secondo gli specialisti del CNR, è quello riferito alla popolazione giovanile: la fascia compresa tra i 15 e i 17 anni, il 41% dei maschi e il 30% delle femmine, gioca d’azzardo. Le scommesse sportive, effettuate principalmente dai dispositivi mobile, sono le più gettonate tra i più giovani.
Carlo Rienzi, presidente di Codacons, associazione impegnata nella lotta al gioco d’azzardo patologico nella penisola, accusa di lassismo il governo e le politiche da questo adottate sulle sale da gioco, lanciando un appello affinché trovi soluzioni più idonee e efficaci per porre uno stop a questa situazione.
L’associazione si farà carico dell’invio di una diffida al neo-sindaco di Roma al fine di regolamentare le sale slot presenti sul territorio della capitale.
“Fino ad oggi si sono moltiplicate in modo selvaggio e senza alcuna regola con il solo permesso della Questura e con l’avallo dei sindaci l’hanno preceduta e che hanno sempre sostenuto di avere alcuna competenza in merito”, ha affermato Rienzi.
Intanto il contenzioso sull’argomento slot e la loro presenza nei bar e tabacchi, come misura per la lotta alla ludopatia, genera pareri contrastanti. La proposta, partita dal sottosegretario con delega ai giochi Pier Paolo Baretta, si scontra in particolare con quanto sostenuto da Pier Paolo Vargiu, presidente della Commissione Affari Sociali della Camera oggi in Difesa. “L’idea di agire logisticamente nel contenimento del fenomeno ludopatia cozza contro l’accessibilità al gioco attraverso il web e l’informatica che è oggi assolutamente delocalizzato”.
E aggiunge: “Credo che pensare che il fenomeno si possa gestire con le distanze dalle scuole o dai luoghi di culto o dagli esercizi commerciali maggiormente frequentati come i bar e i tabacchi non sia coerente con l’obiettivo di limitare il gioco d’azzardo e tutto ciò che a volte consegue, come la criminalità organizzata. Quello di cui probabilmente dovremmo preoccuparci di più è il gioco on line. L’equilibrio tra sostenibilità del gioco e rischio dell’illegalità è estremamente sottile e precario”.
Fin qui i dati di un fenomeno in allarmante crescita, ma quale sono le strategie di cura?
In prima linea ci sono le comunità terapeutiche e la Chiesa. Si agisce per gruppi organizzati sul territorio, ma già si pensa ad un coordinamento nazionale delle politiche d’intervento.
Li chiamano “giocatori problematici”, sono attorno al milione e trecentomila anche se nella relazione presentata al Parlamento ne hanno dati per certi 850 mila. Hanno tra i 15 ed i 64 anni. Si svegliano la mattina e vanno a dormire la sera con un pensiero fisso: trovare una slot machine, entrare in una sala bingo, puntare su qualcosa, dalle corse dei cavalli a chi vincerà il campionato di cricket nell’Uttar Pradesh. Ogni soldo, anche non del proprio portafoglio, viene sacrificato a questa ossessione, alle scommesse compulsive. Una vera e propria dipendenza, simile alla droga. Poi ci sono tutti gli altri, e sono 24 milioni quelli che giocano in modo saltuario: un gratta e vinci, una schedina enalotto, un biglietto della lotteria. Ci si prova, ma è saltuario e se, come è altissimamente probabile, non si vince nulla, pace. Per gli altri il gioco, soprattutto da quando è diventato a portata di mouse, sempre disponibile sul proprio cellulare o al computer, è una mania a cui non ci si può sottrarre: in cura presso i centri specializzati in ludopatia ci sono 12.376 persone ma, dice il servizio di prevenzione del Ministero della Salute, dovrebbero essere tra il mezzo milione ed i 600 mila quelli che ne avrebbero bisogno urgente eppure non ci vanno. Proprio come i tossicodipendenti, sono certi di avere in mano la propria vita, di poter smettere quando vogliono, ed invece si ritrovano a bruciare soldi, vita e rapporti in qualche scommessa. Il Ministero sta mettendo a punto nuove linee guida per il trattamento della ludopatia, che adesso prevede una psicoterapia ma anche psicofarmaci, per spezzare il “craving”, la necessità di sentire la scossa adrenalinica, la sensazione di euforia quando si punta. A disposizione ci sono 50 milioni di euro, appena sufficienti per i pochi che per adesso sono in trattamento.
Peraltro il recentissimo decreto del Governo sulla Sanità che ha ridisegnato i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), ha inserito la ludopatia nell’elenco di patologie del Sistema sanitario nazionale, elevando i livelli di spesa. È solo un primo passo.
Michele Pacciano
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