Steccano le torinesi, bene le altre
Questa volta, nella prima giornata di ritorno, sono le torinesi a tenere banco, più nel male che nel bene.
La capolista Juventus perde nella fatal Firenze, mentre il Torino in casa, in un Grande Torino congelato come un igloo, tiene in pugno il Milan con spregiudicatezza e poi entra nel tunnel della paura e dell’incertezza e si lascia raggiungere per un pareggio (2-2) funambolico.
È storica l’inimicizia che corre fra i viola e bianconeri e la vittoria degli uomini di Sousa ha dunque un doppio piacevole risvolto: confermare l’ormai antica rivalità e ridare fiato ai gigliati che, con una gara da recuperare, possono muovere benino una classifica che fino a ieri pareva un poco asfittica per le intenzioni, almeno quelle di partenza, del club. Se si aggiunge che la vittoria al Franchi è maturata con pieno merito e che anche avrebbe potuto risultare alla fine più rotonda, il quadro della soddisfazione viola si fa completo.
Certo che col senno del poi qualche rimpianto può crescere nel cuore dei tifosi: quanti punti gettati al vento, quante partite giocate forse con troppa sufficienza. La grinta e lo spessore tecnico messi in mostra contro la Juventus rivelano invece quanto il quadro tecnico e tattico della Fiorentina sia valevole e quanto possa fare questa squadra.
D’accordo, la Juventus stimola da sempre la piazza fiorentina, ma perché non giocarsela sempre, in ogni occasione, con il massimo impegno, con la tenacia e la grinta che hanno ben distinto il match di domenica? Entrasse in questa dimensione, la viola, con i talenti che ha e che stanno emergendo, darebbe del filo da torcere a tutti. Chissà che la vittoria sulla prima della classe non abbia il potere di innescare una decisiva trasformazione.
L’altra metà di Torino ha goduto, e tanto, per un tempo, il primo, gonfiando il petto di orgoglio per una prestazione notevole. Se solo l’indisponente Ljajic avesse trasformato in gol il rigore capitato ai granata alla fine della prima frazione di gioco, andare negli spogliatoi sul 3-0 avrebbe quasi certamente messo al sicuro il risultato.
E invece, come già accaduto in occasione della recentissima partita di Coppa Italia sempre contro i rossoneri, nella ripresa la squadra di Mihajlovic è andata incontro a un black out che purtroppo per i granata è ormai essere diventata una costante. Sembra incredibile lo sperperio di energie, di speranze e di punti di cui si sta dimostrando capace il Torino. Comprensibile la delusione della tifoseria e la rabbia del presidente Cairo.
Meno accettabili gli sfoghi di ira dell’allenatore granata che al termine del match si è reso protagonista di alcuni gesti di stizza che, sinceramente, almeno a nostro avviso, sono da deprecare. Sarebbe opportuno, viceversa, che tanta energia il trainer granata profondesse nel cercare di convincere i suoi giocatori che non solo le partite durano 90 minuti, ma che molte volte, se non sempre, non è sufficiente fare del “tremendismo” se non lo si accompagna con una buona dose di ragionevolezza e di intelligenza. Come a dire, la forza al servizio del cervello.
Il Torino ha tenuto bene il campo, ma ha mostrato la corda sul piano della tenuta e del carattere. Carenti questi aspetti, pare presuntuoso immaginare di collocare i granata in quella fascia di squadre che si giocano i primissimi posti della classifica. E così nel gelo di una notte polare, le speranze dei granata di fare un bel salto in classifica sono svaporate nel giro dei pochi minuti, quelli necessari a un Milan per niente irresistibile, ma concreto, per mettere a posto le cose, rimontare e acciuffare un pareggio meritato.
Lasciate le torinesi, è bene plaudere a Roma, Napoli, Lazio e Inter. Hanno vinto tutte, ripetendo una domenica di prestazioni convincenti.
Mentre sono apparse nitide le vittorie di Napoli e Inter, meno appariscenti sono risultate quelle delle due romane che, comunque, i tre punti li hanno intascati. I giallorossi stanno finalmente sfatando il tabù di trasferta, dove erano soliti palesare più di una incertezza.
Immaginare la Roma in volata fino alla fine è logico e d’obbligo, alla sola condizione che le continue assenze che stanno falcidiando la rosa dei titolari non arrivino a costituire un ostacolo insormontabile e in grado di bloccarne la corsa. La panchina “corta” non aiuta, visti gli impegni continui.
Sotto questo aspetto quella che sta meglio è il Napoli che dispone di un’alternativa valida per ogni ruolo. Sarri e il suo presidente De Laurentis hanno assemblato un organico coi fiocchi e anche le cosiddette seconde linee hanno ampiamente dimostrato nella gara di Coppa Italia contro lo Spezia di saperci fare, eccome.
La rinascita dell’Inter ha ancora necessità di conferma, ma senza dubbio la quadratura del cerchio che Pioli sta faticosamente, ma brillantemente, ricercando, sta danno frutti copiosi in termini di punti ma anche di gioco. Rivitalizzata dal nuovo allenatore la “beneamata” sta giocando se non bene per lo meno benino, incominciando a offrire ai propri sostenitori qualche raggio di sole.
Dopo le prime della classe, il campionato ha tratteggiato finora un gruppo intermedio che dovrebbe vivere serenamente, dal momento che le ultime tre della classifica (Palermo, Crotone e Pescara) parrebbero già, sin da adesso, condannate, salvo miracoli, ma grossi, da incominciare ad attuare sin dal prossimo turno.
Franco Ossola
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