È la vita che trionfa sulle catastrofi e sul dolore
Il gennaio del 2017 passerà alla storia per una serie di eventi catastrofici che si sono abbattuti nel Centro e nel Sud della penisola.
Le regioni centrali oltre che con la neve e le temperature glaciali hanno dovuto fare i conti anche con centinaia di scosse telluriche. Il registro dei morti e dei dispersi ancora non è definitivo.
Intanto il coro delle proteste è cominciato ed i primi ad alzare la voce sono i sindaci che incalzano la Protezione Civile e chiedono leggi straordinarie, ossia più poteri e più risorse finanziarie. Ma se per un terremoto ancora non si è in grado di stabilire i tempi e le località, per una nevicata, seppur abbondante e straordinaria, le previsioni meteo indicano con precisione cosa debba accadere. E dal momento in cui si sa cosa debba succedere in anticipo di una o due settimane si ha la possibilità di programmare ed organizzare la macchina degli interventi.
Se si ha voglia e costanza.
Che la penisola sarebbe stata invasa dalla neve era da settimane che veniva annunciata, e quando viene annunciato che deve nevicare per 24-36-48 ore significa che quantomeno trenta, quaranta centimetri di neve si deposita su strade e abitazioni. Se poi non si vuole dare retta alle previsioni “perché non ci azzeccano mai” o perché “quelli non capiscono nulla”, allora la faccenda è un tantino diversa.
Un esempio eclatante delle disfunzioni dell’apparato pubblico è quello degli elicotteri dell’ex Corpo Forestale dello Stato e dei quindici piloti rimasti a terra perché la burocrazia li ha lasciati negli hangar, Corpo che è stato sciolto dal 1° gennaio 2017 e in parte confluito nell’Arma dei Carabinieri. Ancora non è stato definito dove andranno a finire gli elicotteri se saranno in dotazione dell’Arma o dei Vigili del Fuoco. Burocrazia. Piloti ed elicotteri inoperosi.
La tragedia di mercoledì 18 pomeriggio dell’Hotel Rigopiano a Farindola sul Gran Sasso si sarebbe potuta evitare solo se ci fosse stata meno burocrazia, perché in quel caso lo spazzaneve sarebbe arrivato all’albergo sin dalla mattina ed avrebbe consentito a ospiti e personale dipendente, tutti con i bagagli già pronti ad attendere nella hall, di tornare a valle. Invece nonostante alcune segnalazioni e telefonate vi è stata una preziosa perdita di tempo per un passaggio di comunicazioni da un ufficio all’altro e nel frattempo la slavina è piombata sulla struttura alberghiera provocando una strage.
Quella zona del Gran Sasso nelle ore precedenti il disastro era stata colpita da forti scosse di terremoto e per questo motivo i 24 clienti volevano andare via, avevano preparato le valigie e le avevano portate nella hall. Quando la colonna dei soccorsi è partita la tragedia si era già compiuta. Pastoie burocratiche, superficialità?
Il rovescio della medaglia è lo spirito di abnegazione, il sacrificio e la costanza dei soccorritori che hanno provato, riprovato, senza mai perdere la speranza di ritrovarli vivi. Hanno utilizzato pale, cani, sonde, turbine, sino a quando il premio è arrivato e undici sopravvissuti, di cui quattro bambini, sono stati trovati nel vano cucina dell’albergo. I primi a trovarli sono stati gli agenti del Soccorso alpino della Guardia di Finanza ma determinante è stato pure il lavoro svolto dai Vigili del Fuoco e della Protezione civile i quali hanno operato con enormi autocarri e sonde particolari capaci di captare segnali di vita anche sotto metri di neve e lastroni di ghiaccio, come pure l’utilizzo delle maxi turbine e delle frese. E si prosegue a cercare.
Oltre sessanta soccorritori hanno lavorato ininterrottamente per 48 ore con temperature sotto zero e un freddo siberiano. Altrettanto importante è stato il compito degli elicotteri che hanno badato a portare i soccorritori all’Hotel Rigopiano e a riportare i sopravvissuti negli ospedali della zona.
I metri di neve e detriti rallentano le operazioni e quando i cani annusano qualcosa i soccorritori devono scavare 4, 5 metri prima di arrivare al suolo.
A parere degli esperti si può resistere anche 4 o 5 giorni e anche di più se si hanno liquidi da bere ed in assenza di traumi, una persona in buona salute e se ha la possibilità di ossigenarsi può farcela a sopravvivere per quei giorni perché si creano delle compartimentazioni di aria, spazi ristretti che garantiscono la respirazione. Un elemento fondamentale è la capacità di resistenza mentale che si rinforza notevolmente quando ci si sente supportati dalla vicinanza e dalla condivisione del momento drammatico.
Ma la ciliegina sulla torta ce la offrono ancora una volta gli imbecilli di Charlie Hebdo con una vignetta che oltraggia le vittime ed il dolore dei familiari. Forse le vendite del settimanale francese, che si autodefinisce satirico, sono in calo per cui necessitano di immagini forti, offensive e violente per incamerare qualche centesimo. E dopo lo sciacallaggio sul terremoto di Amatrice puntualmente i pavidi avvoltoi sono piombati anche sull’hotel Rigopiano. Merci.
Riccardo Dinoves
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