Pitti Bimbo 84 chiude con dubbi e dati contrastanti
Il Bimbo 84 va in archivio nelle ore in cui il Soccorso Alpino, la Protezione civile, i Vigili del Fuoco e alcuni volontari sono strenuamente impegnati a tentare di recuperare qualche altro sopravvissuto alla disgrazia dell’Hotel Rigopiano sul Gran Sasso.
I dati diffusi da Pitti Immagine, venerdì 20 gennaio, dicono che il totale dei visitatori dovrebbe aggirarsi intorno alle 10.000 unità, la stessa presenza del Bimbo 83, mentre i buyer dovrebbero essere in tutto 6.700, di cui 4.300 italiani, contro i 5.600 della edizione estiva, ossia un incremento del 21 percento. Numeri che dovrebbero riempire di soddisfazione il management di Pitti Immagine però a leggerli con un attimo di attenzione qualcosa appare anomalo poiché nella stessa nota diffusa si accenna ad un calo di compratori italiani, come già verificatosi con Pitti Uomo 91. Potrebbe trattarsi di refuso o di distrazione.
Che ci sia un attimo di riflessione da parte di espositori e compratori è confermata dalle numerose lagnanze di albergatori e ristoratori dell’area metropolitana fiorentina i quali assicurano di aver dovuto annotare un calo di presenze a doppia cifra. Che non vi sia stata granché allegria ed entusiasmo lo si è notato anche dalla mancanza quasi totale, con rarissime eccezioni, di testimonial nazionali che hanno sempre attirato media e fotografi.
La stranezza che appare evidente è che essendo tutto informatizzato i dati precisi si dovrebbero conoscere in tempo reale e con precisione millimetrica, invece si rimane sul vago. Altra stravaganza informativa è quella di comunicare le percentuali.
Si racconta che la crescita dei buyer russi è stata dell’11 percento senza spiegare quanti sono stati numericamente, perché vi è una sostanziale differenza tra 1.000 buyer russi e 50 buyer russi. Lo stesso dicasi per i compratori del Regno Unito, della Germania, del Nord Europa, Cina, Turchia, Giappone Hong Kong, Far East, Medio Oriente e Canada, regioni che hanno annotato percentuali di crescita, se si legge il comunicato diffuso. Nessun numero di presenze è stato comunicato.
Lunedì 23 pomeriggio finalmente sono comparsi alcuni dati di chiusura i quali dicono che i primi 20 Paesi hanno un totale di 1762 buyer, l’ultimo dei quali gli Emirati Arabi con 27. Giappone 43 e Usa 46. Si presuppone che i restanti 40 Paesi abbiano dei numeri irrisori di buyer e che difficilmente possano arrivare a 700. Nessun riferimento ai compratori italiani e alla percentuale di contrazione.
Ciò che si è notato stranamente nei corridoi è che alcuni in alcuni stand si è visto un bel movimento di buyer interessato concretamente a riempire i moduli delle commesse mentre altri sono rimasti a lungo inoperosi e con qualche rughetta sul viso. Affluenza, come di consueto, giovedì e venerdì mentre il sabato già a mezzogiorno diversi stand avevano riposto tutto in valigia visto il freddo e il riflusso.
Analizzare i dati diffusi il 20 gennaio, la rassegna ha chiuso i battenti sabato 21, ci è sembrato azzardato e leggermente avventuroso per cui si è preferito soprassedere al commento del comunicato. Correttezza professionale suggerisce che i dati ufficiali di chiusura vengano emessi non appena si chiude il portone o al massino entro 24 ore. Ma non tutti sono corretti. Al di là degli slogan.
Nel contempo abbiamo voluto ascoltare il parere di chi ha vissuto sulla propria pelle e sul proprio portafoglio l’84ª rassegna di moda fiorentina per bambini.
Nicola Ferraro è un veterano del settore e conosce dall’interno i meccanismi che consentono di accelerare o di frenare il mercato nazionale come pure quello estero. La sua azienda, Frank Ferry, già da diverse stagioni partecipa a manifestazioni importanti nazionali. È un brand che si rivolge agli under 16 e propone un campionario contemporaneo e versatile per un total look. Ha una distribuzione accurata ed è presente nei punti vendita qualificati e selezionati della penisola e del vecchio continente. Non trascura le vendite online che garantiscono risultati più che soddisfacenti.
“Per noi la fetta di mercato nazionale è quella che ci premia maggiormente e che abbiamo sempre curato con maggiore attenzione. La politica aziendale è quella di rafforzare e consolidare le posizioni interne e successivamente puntare sull’estero.
Diciamo che oggi il rapporto oggi è sbilanciato in quanto circa il 70 percento della produzione è destinata ai rivenditori italiani ed il resto va oltre i confini”.
Ovvio che la distribuzione interna genera meno problematiche ma nello stesso tempo apre meno porte allo sviluppo aziendale.
“La nostra è una società di piccola-media dimensione con poche decine di collaboratori per cui obbligatoriamente dobbiamo ponderare anche i piccoli spostamenti. In questo periodo il settore moda attraversa un periodo di riflessione che coinvolge anche brand prestigiosi e consolidati. A noi piace fare un gradino per volta e coprirci le spalle. Modificare il rapporto nazionale-estero significa anche modificare l’assetto aziendale organizzativo oltre che produttivo. Vi sono mercati esteri, vedi Russia, dove alcune legislazioni sulla composizione dei tessuti e delle regolamentazioni doganali sono parecchio complesse e penalizzanti e per una piccola azienda diventa troppo rischioso l’export, e inoltre con l’estero si tratta di trovare la persona di estrema fiducia che sia perfettamente inserita nel sistema e che conosca i meccanismi”.
In sostanza necessitano coperture politiche e finanziarie. Questa tre giorni fiorentina la si può considerare positiva nonostante alcuni intralci che rallentano l’entusiasmo.
“Presenziare ad una fiera rappresenta un costo non di poco conto però quando si torna a casa con delle belle commesse il sacrificio lo si dimentica facilmente. Noi possiamo ritenerci soddisfatti delle visite, delle nuove conoscenze e di futuri potenziali clienti, abbiamo lavorato bene per cui riteniamo che possa esserci un ritorno concreto che compenserà l’impegno profuso”.
Un 2017 iniziato sotto buoni auspici.
“Abbiamo lavorato sodo per preparare questa collezione che siamo sicuri troverà il consenso della nostra clientela consolidata. Al Pitti Bimbo è stata molto apprezzata anche dalla stampa specializzata. È un ottimo segnale di partenza e un incoraggiamento a proseguire su questa strada. Abbiamo sempre privilegiato la qualità e la cura dei particolari che riteniamo sia la nostra carta vincente”.
Piero Vernigo
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